Il 15 giugno 2009, in un mattino di madreperla, andai a trovare Giuseppe (Beppe) Testa, il macellaio ottantaquattrenne appassionato di storia «pomontinca».
Avevo con me un piccolo computer portatile, munito di prodigiose vedute satellitari. Beppe osservava lo schermo come fosse un miracolo a parlare. Volava con lo sguardo su quei monti amati ma ormai inaccessibili, riconosceva il Caprile di Tramontana, il Poio, il Cafaio, le rocce, gli strapiombi, le pietraie. D'un tratto, il suo dito si fermò sullo schermo: «La chiesa è in questo punto qui!» Beppe era il solo «pomontinco» che ancora ricordava dove fossero i ruderi di un piccolo edificio medievale, la Chiesa di San Benedetto che veniva citata nel 1815 dallo storico Giuseppe Ninci come «chiesa parrocchiale della terra di Pomonte».
Quel termine «terra» che un tempo significava «paese» e che tuttora, con il toponimo «La Terra», indica proprio quel luogo sperduto a 460 metri di altitudine nella vallata di Pomonte. E la chiesetta faceva parte del villaggio montano di Pedemonte, il più elevato dell'isola, attestato nei documenti pisani dal Duecento.
Beppe era emozionato. Mi raccontava anche di tutto quello che in passato, durante la coltivazione del grano montanino, venne rinvenuto lassù: «C'è stato trovato soldi, c'è stato trovato di tutto...ci fu trovato una testa d'una persona.» Decriptando il tutto, capii che si trattava di monete pisane e di una sepoltura a lastra.
La missione di Beppe era terminata. Cominciava la mia; avevo ormai tutti gli elementi. Il 21 novembre 2009, con un gruppo di amici elbani, intrapresi la spedizione che portò alla scoperta dei ruderi della Chiesa di San Benedetto e dell'attiguo paese medievale di Pedemonte.
Poi seguirono molti miei sopralluoghi, tra la macchia e le rocce; il tutto confluì nel libro «Pedemonte e Montemarsale», che dedicai a Beppe. Pubblicato nel giugno 2013, feci in tempo a dargliene una copia; ormai molto malato, non so se l'abbia mai letto. Giuseppe Testa, nato a Marciana il 15 agosto 1925, morì a Rosignano il 1 novembre 2013. Quelle vallate continuerà a vederle per sempre.