Quattro passi nel 100 a.C. per gli escursionisti di “Andar per sentieri” che per tutto l'anno gestiscono escursioni gratuite, ogni sabato, come segnala il loro spazio facebook. Hanno raggiunto nel week end località San Giovanni, dove Franco Cambi, archeologo portoferraiese dell'Università di Siena e della Associazione Aithale, sta facendo compiere gli scavi a studenti e dottorandi. Quindici persone provenienti da vari atenei e c'è anche un canadese. E il prof ha regalato ai 40 intervenuti un'ampia lezione di storia, con nuove rivelazioni: poco rame elbano nel passato, il ferro elbano conteneva anche stagno e tungsteno e Porto Argoo vedeva forse già l'esistenza delle saline. “Cercavamo tracce della riduzione del ferro compiuta 2000 anni fa, ma abbiamo trovato una fattoria - ha detto il docente - una cantina che poi s'incendiò. Fu realizzata dalla famiglia dei Valeri e lo scavo prosegue, seppure in difficoltà economiche, perché l'Elba aiuta il progetto iniziato nel 2007, quando la provincia impegnò 12 mila euro tramite il Comune di Portoferraio". Con il progetto Aithale anche l'Università di Firenze, la Scuola Normale Superiore di Pisa, il Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa, i Musei Archeologici di Portoferraio e di Rio Elba e la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana. “Abbiamo recuperato molto materiale- ha specificato il docente - in questa cantina romana che aveva sei dolia di terracotta, materiale conservato nella chiesa della famiglia Gasparri, proprietaria del terreno dove ci sono gli scavi: un giorno faremo una mostra e d'inverno studieremo i reperti all'università”. I dolia contenevano circa 1500 litri ciascuno di vino e grazie ad Antonio Arrighi, che sostiene Cambi e & con la sua tenuta agricola, è favorito lo studio chimico dei reperti, per capire l'origine dei vitigni usati per produrre il vino antico. E l'imprenditore agricolo portazzurrino ha realizzato orci in terracotta per ripetere l'esperienza romana.
“Oltre Arrighi ci sostengono molti imprenditori locali, - ha evidenziato Cambi -l'associazione “Italia Nostra” e altre. L'Elba ha a cuore il recupero della sua storia. Abbiamo fatto richiesta di sostegno anche ai Comuni e speriamo di avere risposte positive. In questa zona agivano uomini della famiglia romana dei Valeri che abbandonarono la lavorazione del ferro, visto che veniva prodotto altrove, per favorire una prima forma di "turismo" costruendo ville come quella delle Grotte”. Poi Cambi ha rivelato che il ferro elbano è facilmente tracciabile perché contiene tungsteno e stagno. Non solo, nell'eneolitico, o età del rame, tale minerale che circolava sullo Scoglio veniva soprattutto da Spagna o Sardegna, sull'isola era poco il rame. E gli Argonauti? “Porto Argoo significa “luogo riflettente” - ha spiegato l'archeologo- perché fatto di pietra bianca, rocce che viste dal mare luccicano. Erano chiamati, tali punti geografici, Capo Bianco e facevano da riferimento per i navigatori. Ce ne sono diversi all'Elba e altrove. Uno doveva essere all'interno del golfo di Portoferraio, nella zona del Lazzeretto e poteva esserci anche una salina, ma occorrono approfondimenti. Riferimenti storici parlano degli Argonauti che dopo aver svolto qui gare sportive, avrebbero fondato un santuario dedicato a Ercole, divinità connessa con la produzione del sale e ciò potrebbe voler dire che tale produzione esistesse anche allora”. E l'archeologo ha chiuso con una lode per Gino Brambilla: “Uno dei più grandi archeometallurghi del mondo che ha prodotto una massa di ferro riproducendo i forni etruschi”. Poi, mentre finiva il dialogo con gli escursionisti, uno studente ha presentato un pezzo di terracotta romana di 2000 anni fa, trovato in quel momento, che reca una firma; un marchio di fabbrica, fatto di lettere a rilievo sovrapposte, che dicono che il produttore di tale materiale, proveniente da Follonica, era Valerio Voluso. Messaggi dei romani che ci hanno lasciato nel 100 avanti Cristo. E chissà cosa altro ci diranno: la ricerca continua.