Innanzi tutto debbo ringraziarti, Giovanni, per la comprensione del mio articolo “La stupidità e il piedistallo”.
Molti si sono compiaciuti, hanno compreso la mia pazienza che rappresenta l'altra faccia dell'Art Center nel suo cinquantesimo anno di vita e mi hanno scritto, ringrazio anche loro.
Ma lasciamo perdere questa storia, anche perché non c'é niente da fare.
Chiedendomi con curiosità della mia arte mi fa piacere che qualcuno abbia voluto approfondire che cosa sta dietro ad un quadro e allora ne approfitto per fare una “lezione” sull'arte moderna e in particolare sulle mie opere.
Occorre sfatare l'espressione:” Sembra vero!”.
L'arte non è mai stata la realtà e non sarebbe nemmeno possibile imitarla, anche se oggi ci sono tecniche fotografiche bellissime. L'arte ha una sua vita, che supera la realtà o ogni forma accademica di essa.
Anche al tempo delle caverne gli “artisti” non volevano rifare ciò che vedevano ma creare dei simboli magici e propiziatori che permettessero di cacciare meglio gli animali stessi.
(vedi “Storia sociale dell'arte” di Arnold Hauser).
Curioso è il caso proprio di Hauser che, mostrato un album con disegni di animali ai cacciatori di una tribù africana essi esclamarono: “E ora? Non li possiamo prendere più”.
Comunque sia, venivano rappresentati in maniera simbolica e sintetica.
Caro Muti, l'arte ancora oggi è una forma di magia, cerca attraverso l'animo umano di rendere il mistero delle cose.
Si potrebbe dire che rende visibile l'invisibile, essendo l'interpretazione soggettiva, ognuno la vede a modo proprio.
L'arte è stata libera anche quando veniva commissionata dalla Chiesa e solo il soggetto è un pretesto per l'artista.
Ricordo che, quando ero studente dopo una illustrazione del nostro insegnante basata soprattutto sul Francescanesimo ad Assisi, dovetti rientrare nella Basilica per ammirare la forza e la sintesi anatomica di Giotto il quale intuiva una sua prospettiva compositiva e una sua anatomia: gli alberi sono geometrici come le parti del corpo: le mani sono dei segni che non seguono la struttura delle dita.
L'opera mi appariva nell'insieme più coinvolgente e misteriosa.
Ogni artista trasmette qualcosa del suo “io” che può essere detto “soffio della vita”.
Se guardiamo la Gioconda, molto conosciuta per il suo sorriso, forse anche troppo, ci accorgiamo che il mistero vigila in ogni arte del quadro, nella faccia e nel paesaggio di fondo. Il mistero! Anche una donna, per essere bella, cerca di trasmettere mistero. L'emozione è una cosa dell'anima.
Quanti pittori “grandi di mano” volevano imitare Michelangelo o Caravaggio! Essi sono bravi nelle loro forme, talvolta eccessive da fare come la rana e il bove, ma non danno vita nel al marmo né alla tela perché in loro non vi è la forza o il vigore di Michelangelo o di Caravaggio. Essi infatti si nominano come “pittori manieristi”.
Quando ero giovane volendo sfidarmi quando mi si accusava di non saper fare la realtà feci un ritratto di una collega, Laudomia, che “sembra vera” ma non è un'opera d'arte.
Neppure i soggetti aiutano a creare arte. Una vecchia brutta e storpia può diventare un capolavoro e una bella Venere “una scorza”, come si dice nel gergo dei pittori.
Cerchiamo di capirci qualcosa. L'arte è un viaggio difficile e rischioso, perché cerca una nuova vita, “una vita della vita”.
Io cerco di dipingere qualcosa che è nell'animo, invisibile, cerco un mio linguaggio interiore.
Kandisnky, quando inventò l'astrattismo nel 1910, (vedi “lo spirituale nell'arte) diceva di dipingere “l'essenza sensazionale delle cose”.
Raffaello diceva “si dipinge una certa idea”.
Leonardo diceva “la pittura è cosa mentale”.
Georges Braque “L'arte comincia quando non si sa più spiegare cos'è”. Frase bella e molto difficile.
Lavorando con l'inconscio e la ragione scopro me stesso nel quadro.
Certo che l'inconscio va educato con la ragione, come i sentimenti, prima di abbandonarsi alla creazione.
E' così che ognuno trova la sua originalità e personalità. L'artista è colui che fa ciò che non è stato fatto prima, altrimenti... anche la scimmia potrebbe fare un quadro.
Quando l'opera d'arte è compiuta non si può più né togliere né aggiungere qualcosa, è matematicamente a posto.
Leopardi in “A Silvia” dice .” … negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi”.
Se dicessimo:” … negli occhi tuoi fuggitivi e ridenti”... addio verso.
Mi rendo conto che questo tipo di lezione investe il perché delle cose ma, secondo me, è meglio capire il perché delle cose che non la sola storia. E' ciò che mi permettevo di fare al Liceo, contrariamente al volere di certi Presidi, ma il prof. Alfonso Preziosi visti i risultati dei miei allievi che alla maturità andavano ad una commissione a Livorno, preferiva nominare me che non addirittura colleghi con più punti, che venivano poi sistemati altrove.
Vi siete mai chiesti nell'arte moderna perché molte opere si intitolano “senza titolo”? E' perché alle volte è difficile dare un titolo ad una situazione d'animo.
Io sono un pittore istintivo, gestuale e appartengo alla corrente americana detta “Action painting”.
Naturalmente in questo tipo di quadri valgono sempre, oltre l'emozione, le regole di vibrazione della materia o il rapporto dei segni.
Per questo tipo di pittura vale la massima concentrazione per ricevere come un medium l'energia pura, universale.
Per me la ricerca di qualcosa dentro di me è cominciata alla scuola media quando il prof. Cocchia – che ormai ci ha lasciato – mi diceva:” Italo, non inventare la radio”.
Caro Muti, ritornando al tuo disegno della copertina del libro dello Sgarallino ti sei accorto che, con alcune rapide pennellate hai ottenuto un dramma maggiore della semplice descrizione e voglio portarti un altro esempio del mio prof. Preziosi il quale parlando di una tragedia greca e in particolare della faccia di un personaggio, mi faceva notare che, per ottenere maggior senso di tragedia, l'attore si presentava con le mani tese sulla faccia anziché descrivere il dolore con la sola tensione dei muscoli.
Importante è raggiungere uno scopo emozionale ma all'Elba il prof. Preziosi era come me, era stufo di mangiare la solita minestra che veniva offerta dal Gruppo Artisti Elbani; infatti ebbe uno scontro con il Presidente dello stesso Gruppo, dal quale detti le dimissioni circa a 18 anni, diventando la “pecora nera”.
Italo Bolano
Nelle foto:
- “Segni mediterranei” - olio su tela cm 60 x 150, 2015
- Campagna elbana – olio su tela cm 60 x 60, 1957
- Ritratto di Laudomia – olio su tela cm 70 x 50, 1959