Quando Stefano mi ha parlato del sapore che gli aveva lasciato la lettura dell’ultimo romanzo di Houllebecq, pubblicato in incredibile concomitanza con la strage di Charlie Hebdo, non ho potuto fare a meno di chiedergli una recensione. Che ovviamente parte da questo retrogusto molto particolare. (l.m.)
Tutti i romanzi di Michel Houellebecq hanno il medesimo sapore. Un gusto difficile da descrivere perché complesso, quasi architettonicamente costruito per franare lungo il palato sempre più rovinosamente mentre ci si approssima all'ultima pagina. Partiamo dunque dalla fine, dal sapore che rimane in bocca quando si è chiuso il libro e terminata la lettura.
Bene, il sapore che resta è una miscela di due ingredienti distinti e riconoscibili: il gusto ferruginoso del sangue e l'elettricità di una (insana?) eccitazione febbrile che, a tutta prima, viene la tentazione di cancellare bevendo un bicchiere di acqua e zucchero con il preciso scopo di non pensarci più.
Vero è che di dolce - in questo romanzo francese - c'è ben poco.
La paralisi emotiva come reazione all’inatteso
François, intellettuale spento, pigro, accidioso e arido come una duna di un deserto freddo spazzato dal vento, vive dei ricordi di una passione letteraria mai goduta a pieno. Studioso di Huysmans, esperto dei personaggi e dei livori intermittenti della letteratura decadente, è affranto e decaduto egli stesso. Incapace di provare sentimenti intensi, vivacchia di rendita, parassitando la funzione pubblica del ruolo sociale di professore universitario senza slanci né interessi sinceri. La sua sessualità, onnipresente quasi come un'ossessione onirica, è un istinto immolato sull'altare della ripetitività consumistica, autentico sigillo commerciale del lavoro letterario del "bestseller writer".
François divora i suoi amori come sfogliando un calendario. Giovani donne, specialmente studentesse dei suoi corsi, si affacciano nella sua vita con la cadenza distratta dello scorrere delle stagioni. Come quelle, infatti, le donne del professore fioriscono e appassiscono nel volgere di un anno (accademico), quasi senza lasciare tracce.
Tutta la sua vita di relazione è fatta così: quasi un obbligo da onorare per soddisfare i bisogni indotti da un testosterone che più erratico non potrebbe essere. Tutto, corpi e voci, è programmaticamente ridotto a merce, nell'universo simbolico di Houellebecq, ligio e obbediente ai dettami della letteratura di consumo.
Così, quando nell'orizzonte più che contemporaneo della storia, irrompe una novità politica di rilievo epocale, la paralisi emotiva è l'unica risposta della quale François è capace. Le elezioni presidenziali francesi sono vinte dal partito islamico, che si giova dell'appoggio di socialisti e conservatori, disposti a tutto pur di non far trionfare Marine Le Pen, leader oltranzista del Front National, Giovanna D'Arco senza alcuna inclinazione mistica che resta sullo sfondo della storia come una minaccia potenziale ma mai davvero attiva.
La “rivoluzione musulmana” come compravendita della classe dirigente
La Francia immaginata dallo scrittore nell'anno 2022 si piega immediatamente alla proposta politica e culturale del leader islamico Muhammad Ben Abbes, vero genio della rivoluzione culturale in salsa musulmana. Una rivoluzione che, a ben guardare, altro non è che una compravendita: ai conquistatori pieni di denaro - un denaro profuso generosamente a tutti i membri della classe dirigente che saltano il fosso - quasi nessuno sa dire di no. Tutto rimarrà come prima, anche lo squilibrio, i privilegi, la ricchezza di chi già ha molto. E che teme di perdere la propria primazia.
Qui, nel rapporto dialettico (e consolatorio) tra antica e nuova tradizione, si rivela il disegno politologico di Houellebecq, che si può riassumere, nonostante tante parole, in poche frasi.
L'Occidente è estenuato: il professore astenico, François, ne è l'incarnazione.
Il Cristianesimo è troppo debole e dialettico: una religione per donne.
L'Islam - nella sua rude semplicità teologico-normativa - è una religione per (veri) uomini. Per soli maschi, si direbbe.
La proposta politica del nuovo leader francese musulmano è di una chiarezza mirabile: l'Islam vuole conquistare il futuro, per questo pretende di occupare manu militari il sistema della formazione, dell'istruzione. A tale scopo, vuole "solo" governare la scuola repubblicana. La società francese - che è quella di Houellebecq, di Hollande, di Strauss-Khan, degli operai della Renault e delle sgangherate idrofobie lepeniane; ma anche di Charlie Hebdo, di Liberation, di Yourcenar, di De Gaulle (ancora), di Perec e di Roland Barthes - si piega, si diceva, senza opporre resistenza.
Anche i nemici giurati dell'Islam (religioso e politico), gli uomini e le donne della destra estrema e integralista, seppur armati di mitra e organizzati militarmente sotto il crocefisso, improvvisamente scompaiono; come per magia, dopo essersi timidamente affacciati sulla scena politica e aver sparato qualche colpo, non dicono più nemmeno una parola. Persino i loro leader si convertono in massa: la "nuova religione" di Maometto è la medicina che serve all'Occidente per guarire dai propri mali. Tutti indotti, sembra di capire, dalla cieca fede nella Ragione, che ha avuto per conseguenza la secolarizzazione delle prassi e la più pruriginosa delle libertà di coscienza.
Le donne, le femmine, sono ridotte a uteri e mammelle. Espulse dal mondo del lavoro, coperte finalmente da abiti sempre più casti e dissimulatori, smettono di esasperare il desiderio maschile lungo i boulevard scoprendo le cosce. Possono essere mogli - dedite alla riproduzione come conseguenza del piacere sessuale - ma anche esperte mezzane. Nient'altro; anche se - orgogliosamente velate - continuano a studiare all'università.
Tutto qui, "Sottomissione". Condito da una bieca misoginia masturbatoria, da un feroce, livoroso e cieco sentimento anticristiano e dalla relegazione della tradizione giudaica, di nuovo, nella periferia della storia.
Se serve per vendere libri, evviva Houellebecq e il suo capiente portafogli!
Michel Houellebecq, Sottomissione, traduzione di Vincenzo Vega, Bompiani 2014, pp. 252, euro 17,50
Stefano Lamorgese http://www.elbadipaul.it/