Mi fa piacere pubblicare questi versi, scritti nel ricordo delle passate vacanze.
L'idea mi è venuta leggendo la notizia di questi giorni, il mare che ha invaso la spiaggia delle Ghiaie, che mi ha ricordato quanto sia delicato l'equilibrio e la conservazione del prezioso territorio dell'Isola.
Livio Lambarelli
Sabbie e sassi dell’Isola
Ci ritorniamo spesso a ponente,
sulla riva dei sassi tondi,
a cercare uova sode di pietra
da conservare in un finto nido
nell’attesa di vederle schiudere.
Poi alla nostra baia tropicale,
buon riparo con ogni vento.
Gettare briciole alle occhiate
mentre riemerge il cormorano solitario.
Per la siesta tra palme e bambù
si prende terra camminando
sul litorale di limo farinoso
che gorgoglia acqua dolce.
Appena dietro il capo, ecco le ghiaie,
bianchi torroni alle mandorle,
sassi appiattiti e lisci, tempestati di scuro,
che immersi nell’acqua abbagliano
come faretti accesi nel mare.
Qualche miglio più avanti,
sotto l’occhio severo dei gabbiani.
accostarsi alla scogliera grigia.
Tuffarsi da rocce ruvide e porose
che mettono radice sul fondale erboso,
dove l’ancora sparisce nel verde.
Qualche altro miglio
per rotolarsi nella rena finissima,
infarinati e fritti al sole,
e cercar di frenare la schiuma
che scioglie castelli di sabbia,
che non vedranno il tramonto.
Sull’opposto versante, di levante,
a fare impronte nella polvere
lucida di ferro nero e pesante
che ti incolla addosso brillantini
per la veglia di ferragosto.
Oltre, ruvide spiagge di miniera,
di grezzo minerale macinato.
Lì giacciono, tra false pepite,
pietre spigolose verdi e rosse,
che non hanno ancora conosciuto il mare.
Livio Lambarelli, estate 2015
tratta dal volume "Quella notte di Aprile all'Elba"
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