Professore emerito di Scienze economiche all'Università di Parigi XI e all'Institut d'études du developpement économique et social (IEDES), ora in pensione, il filosofo-ecologista francese (classe 1940) gira il mondo per raccontare la sua idea di crisi, analizzando il rapporto tra ecologia, economia e filosofia.
Alcune conferenze in Toscana hanno favorito questa sua prima volta all'Elba (ritenuta dal Professore parigino interessante contesto nel quale sperimentare sostenibilità e qualità) ed è davvero piacevole ascoltarlo spiegare – in un italiano perfetto- che quello che sta accadendo in campo ambientale, economico e sociale, è il risultato di una concezione di progresso che non tiene conto dei limiti naturali e temporali e che alla cooperazione sostituisce la competizione ed il conflitto. Secondo Latouche, è urgente invertire la rotta poiché i disastri sono già in atto: sul piano sociale (Grecia, migranti, guerre nel mondo) e su quello ecologico (riscaldamento globale, inquinamento), fenomeni cui potrebbero corrispondere svolte autoritarie.
Cambiamento culturale ed una presa di coscienza urgente e di portata globale sono per il filosofo francese la risposta necessaria, per un'altra economia, un altro modo (il solo, se si pensa a tutti) per vivere in armonia e liberi dai bisogni.
"La vera utopia – chiosa Latouche- non è questa, ma il neoliberismo, poiché il suo fallimento etico sociale economico ambientale è sotto gli occhi di tutti; siamo passati dal capitalismo manageriale a quello finanziario, dalla produzione alla speculazione e oggi la rivoluzione necessaria per uscire dalla crisi di civiltà in cui siamo piombati è quella delle tre R: Rilocalizzare, Riconvertire e Ridurre.
A crescere oggi sono solo le disuguaglianze e la distanza fra chi detiene – e continua ad accrescere- il potere economico e chi ne viene escluso".
Ecco perché, secondo Latouche, la decrescita (dagli eccessi di una crescita distorta e speculativa per pochi) o 'abbondanza frugale' sarebbe garanzia di una qualità della vita più alta, fatta di riscoperta di valori più autentici da poter estendere a tutti. Non è ovviamente la teorizzazione del ritorno alle candele (come veniva ignorantemente travisato o banalizzato in passato) ma del fatto che-per stare al tema- ci conviene un'energia pulita e che non va sprecata, anche perchè quello spreco ci ritorna sotto forma di scioglimento dei ghiacciai. L'eco-socialismo come risposta traspare anche dall'ultimo libro del professore, “La decrescita prima della decrescita”, in uscita da Boringhieri, un excursus sul pensiero delle persone che in passato si sono avvicinate a questo tema, tra le quali Pasolini, Berlinguer, Langer, fino a Lao-Tse ed Epicuro.
Non siamo nati consumisti, insomma e potremmo tornare a non esserlo.
CR