Lo scrittore, traduttore, oltre che direttore-editore delle Edizioni Il Foglio, Gordiano Lupi, ha fiuto da vendere: pubblica solo roba buona, di chi scrive bene.
L' endorsement per la casa editrice indipendente piombinese, va detto, sorge spontanea appena girata pagina 164 di “ ULTIMO BANCO” .
Storia autobiografica, verosimile anche quando la fantasia si prende libertà d'esistere, di una ragazzina e di un giovane insegnante di lettere che percorrono un tratto in comune delle loro orbite individuali; la ragazzina, più alta della media, è, appunto obbligata controvoglia all' ultimo banco, una punizione inaudita che, col tempo, superato a fatica il trauma, diviene però scuola di vita, obbliga ad affinare l'udito, consente di vedere, e soprattutto capire meglio, tutti gli altri 'davanti'.
L'ambientazione è sull'isola, anch'essa un po' metafora del banco più lontano, con il suo lavoro stagionale, le difficoltà e i costi del muoversi, il suo carcere, ma con le bellezze naturali che il prof usa a piene mani facendone sfondo delle proprie lezioni, a cominciare dal binomio Ghiaie/Argonauti. E' una storia di crescita, con le amiche che trovano poi il loro lavoro, Melissa che riesce, già grande, ad elaborare compitamente un lutto, il prof agit-prop che sbatte il muso per l'eccessiva velocità di traduzione pratica delle proprie idee salvamondo, salvato a sua volta dall'ostinazione di un amore.
E' una bella storia, non scontata, suggestiva anche perchè si percepisce come universale, un poco propria. Un piccolo classico nel quale la scrittura è immaginifica, poetica, le parole utilizzate non sono mai banali o ripetitive. Una proprietà di linguaggio che svela la formazione (giornalista e docente) dell'autrice.
Quello che resta al lettore, arrivato in fondo, è un apprendimento leggero di parole conosciute ma desuete, atte a meglio descrivere un mondo di emozioni che non è mai in bianco e nero; resta anche la sensazione di essere stato in uno di quei banchi, magari a fianco della protagonista, come - a fine libro - l'ultimo dei personaggi ad entrare in scena. Per innamorarsi, naturalmente.
CR