Dopo che amici, visto che non ero presente, mi hanno raccontato quanto accaduto in finale di serata al Neverending Festival, sono andato a leggermi i vari interventi pubblicati, nonchè l'articolo di sintesi sulla serata scritto da Tatiana e che a lato della cronaca dei fatti è diventato a sua volta origine di altri ancor più gravi "fattacci".
Ciò che mi ha lasciato veramente allibito è stato il commento postato dal musicista contestato, in particolare la violenza di detto commento, su fatti che con la cronaca della serata credo non abbiano niente a che vedere e che fanno parte di una sfera personale che non si può violare in questo modo, senza se e senza ma.
Vorrei ricordare che neppure di delinquenti in flagranza di reato si può pubblicare il nome sui giornali (infatti compaiono sempre solo le iniziali) e visto che "rasarsi la figa" non è certo annoverato fra i reati perseguibili dal Codice Penale, riportare fatti uditi al bar con nomi e cognomi, oltre ad essere offensivo e lesivo della libertà personale, è sicuramente di pessimo, anzi di infimo gusto: credo che chiunque si incazzerebbe parecchio se trovasse riportate su un giornale le proprie frasi dette nel tempo libero, al bar o in qualsiasi altro luogo, estrapolate dal contesto nel quale sono state dette e senza cognizione di cosa può essere alla base di quanto detto. Ognuno di noi, per quanto detto al bar o tra amici, potrebbe essere facilmente dato in pasto al pubblico ludibrio.
Quasi non riesco a credere che si sia potuto scrivere quelle cose senza alcuna remora, con nomi e cognomi ben evidenziati.
Questa inusitata violenza non fa altro che avvalorarmi un'idea di negatività e di estrema superficialità dell'autore del commento, un tentativo di prendersi facilmente la ragione semplicemente annientando l'altra parte, facendo leva sul bieco "comune" modo di ragionare e che ha ben poco di artistico.
Questa era la prima cosa che mi stava nel gozzo, e mi sento di esprimere tutta la mia solidarietà a chi è stata, ritengo, offesa così pesantemente.
Riguardo ai fatti all'origine della contestazione al concerto, l'intervista di presentazione del CD "Basta che funzioni" visibile su YouTube (https://www.youtube.com/watch?v=-xGVAOoVpf4) fa a pugni con la millantata ironia del testo della canzone contestata e dell'esposizione delle bambole gonfiabili. Testualmente: "...storie autobiografiche di vita vera...come la pensiamo noi in certi momenti sulle donne...il cantautorato deve accendere le coscienze..." ! Se tutto ciò, unito alle frasi che sembra siano state urlate al microfono verso la contestatrice è "accendere le coscienze" lo lascio al giudizio di chi ha ascoltato ed ascolta.
L'ironia è cosa stupenda ma difficile. Per molto meno "Sotto casa" di Max Gazzé a suo tempo aveva scatenato su internet un bailamme di commenti incredibili: l'autore era stato anche tacciato di bigotto, offensivo ed omofobo (..."certi omini in abito da donna"...), quando l'intenzione era solo ironizzare su certe dinamiche stereotipate. Ma la grande correttezza aveva portato l'autore a farsi scrupolo di cambiare una frase (..."cerco dio" invece di "porto dio") per evitare che venisse erroneamente udita come bestemmia.
Dico questo perchè a suo tempo comprai "Bimbi Padani - Fatti per suonare", con tanto di testi scritti sul libretto a corredo, e sinceramente, sarò anche vecchio, stento a trovare ironie in quei testi e ... sicuramente in "Non toccare" nessuno si è fatto gli scrupoli che si è fatto Gazzè!... (evitate di pensare che sia io il bigotto perchè non sono neanche cristiano e la bestemmia scappa anche a me, ma non certo quando scrivo).
Chiunque deve essere consapevole del potere che ha quando calca un palco con un microfono in mano, sia artista o politico o quant'altro. De Andrè non ha mai risparmiato "parolacce" ma non le ho mai trovate gratuite (Tommaso che scrivi di "Bocca di rosa" forse non l'hai ascoltata bene, riascoltala e rileggiti il testo). Bobo Rondelli ha sempre sproloquiato dai palchi ma l'ironia è sempre stata più che immediatamente
percettibile. Il Vernacoliere ha fatto della parolaccia un'arte (ho sempre in mente la "civetta" del numero con il titolo a caratteri cubitali "Cambia nome anche la topa" quando cambiò nome il PCI). Vasco Rossi personalmente non mi fa impazzire, anche se in "...è andata a casa con il negro la troia", posso riconoscere uno dei tanti modi diffusi di pensare (poi se ne riparla, però Vasco ha anche scritto Sally!)...
Borghezio le parolacce le usa (o le usava) in tutt'altro modo, e anche il più erudito Sgarbi l'ho sempre sopportato poco e in cuor mio, lo confesso, plaudii a De Agostino quando gli tirò un ceffone in diretta.
Andrea usa toni diversi e molto più rilassati (sempre apprezzabilissime le scuse), ma non concordo assolutamente sul chiudere la polemica (anzi la farsa, come lui la definisce). Questa potrebbe essere l'occasione giusta per aprire un confronto su temi che troppo spesso vengono lasciati alla "spontaneità" salvo poi ritrovarci nel deserto culturale dei giorni odierni che certamente ha radici lontane e in gran parte anche proprio nell'aver lasciato perdere troppe volte.
Siamo tutti figli di una cultura che viene da lontano, con i suoi alti e bassi, ma la delusione di chi è rimasto a bocca asciutta cantata da Vasco Rossi (ma anche da Cocciante, o da Marco Ferradini nella vecchia "Teorema") non può certo servire a legittimare un modo di pensare che per quanto popolare sia, se ci pensiamo bene, non è molto edificante.
A chi più a chi meno succede a tutti di cadere in quei luoghi comuni, ma un saggio diceva "Non è forte colui che non cade mai, ma colui che cadendo si rialza". Dovremmo riflettere tutti un po' di più sulle parole che usiamo e sui comportamenti.
Il sensazionalismo e la ribalta a tutti i costi stanno avvelenando i nostri giorni, è pieno di gente che sarebbe disposta a tutto per la popolarità. Madri venderebbero se stesse e le figlie per un ingaggio da velina, si postano video su internet con qualsiasi atto vandalico su cose e animali, se non di oltraggio a disabili o a chiunque sia un "diverso" dimenticando che in realtà "diverso" da chiunque altro è ognuno di noi (e questa è una cosa bellissima, non un qualcosa da deridere).
Riflettiamoci bene: "diverso" nel sentire comune è chi non è "normale", ovvero chi è o si mette fuori dalla "Norma".
Dice Jung "la Persona è un complicato sistema di relazioni fra la coscienza individuale e la Società, una specie di maschera che serve da un lato a fare una determinata impressione sugli altri, dall'altro a nascondere la vera natura dell'individuo". La Società cerca di costringerci a costruirci una personalità artificiale consona alla "Norma" vigente nel mondo "esterno" a noi (insomma alla cultura dominante) ma diventare collettivamente "conveniente" è una grave concessione che finisce con l'innescare una deriva egoista e narcisistica: "oh, quanto sono bravo!".
Ha ragione Noemi a dire di non far finta di essere "sani". Sani troppo spesso nelle nostre teste lo traduciamo con "normali". E allora non ci si può trincerare dietro questa parvenza di normalità e poi invece cercare di fare su un palco squallide, per quanto "popolari" e "normali" allusioni pensando di essere invece alternativi, di diventare i nuovi guru del risveglio delle coscienze. O di qua o di là, suona stonato e falso essere normali quando ci fa comodo e poi pretendere di fare gli alternativi.
A meno di non essere insignificanti, se ci si espone non ci si può poi difendere dietro il paravento della normalità, o quanto meno occorre rendersi disponibili a guardare un po' più in là se qualcun'altro cerca di farci vedere che l'asticella si alza ogni volta di più.
Chi si definisce artista poi dovrebbe essere più che mai consapevole e addirittura grato di tutto ciò.
Può esser vero che, abituati volenti o no a tutto questo senzazionalismo dei giorni odierni, per risvegliare le coscienze sia necessario fare qualcosa di sempre più senzazionale, ma se questa è la vera intenzione allo stesso tempo si renderà necessario usare sempre più ponderatezza perchè questo qualcosa sia efficace e non si riduca a mero "popolare", "normale" e falsamente ironico comportamento.
E un'ultima cosa: è vero, su un palco ci sono attrezzature costose che possono essere state acquistate con sacrificio, ma questa è una ragione di più per pensare a quel che si fa e dice, una ragione di più per cercare di non scatenare la battaglia. Dopo cercare le colpe diventa senza senso. Ha sbagliato chi ha offeso la sensibilità altrui, anche ammettendo che non ne avesse intenzione? Ha sbagliato chi ha invaso il palco? L'intelligenza sta nel ponderare e prevenire. Le guerre, una volta innescate diviene difficile fermarle perche assumono immediatamente le tinte della faida. E' per questo che non devono iniziare.
Il festival della Linguella ha nel suo patrimonio genetico anche un po' di ingenuità e di superficialità, riflettiamoci e facciamo tutti un passo avanti evitando per quanto è possibile di lasciare pesanti macigni che, lasciati lì non miglioreranno di certo spontaneamente e saranno sempre più pesanti da rimuovere.
Roberto Barsaglini