FINE DEL GRANDUCATO DI TOSCANA ASBURGO LORENA
L’ALBA DELL’UNITA’ D’ITALIA ALL’ELBA (1859-1860)
INDIRIZZO A SUA MAESTA’ RE VITTORIO EMANUELE II. IL RISORGIMENTO DELLA NAZIONE
Ricasoli,ministro dell’interno nel governo della Toscana che si è insediato dopo la fuga del granduca, nella lettera scritta a mano su carta intestata del ministero dell’interno,inviata il 1 giugno 1859 al gonfaloniere di Portoferraio (Squarci), acclude un indirizzo al re Vittorio Emanuele II, pur esso manoscritto, dove afferma che la Toscana pur non ottenendo tutto quello che chiedeva ,cioè l’annessione al regno di Sardegna, ha accettato riconoscente la protezione del re sardo e ora sente di “unirsi con affetto fraterno e pieno di fiducia a quel popolo italiano che,mercè la virtù del suo Principe,volle e seppe mantenere viva la pace del risorgimento della nazione”.
Sono parole che evidenziano come in Ricasoli fosse ben chiaro che “il risorgimento della nazione” passa attraverso il binomio popolo italiano-monarchia.
E’ evidente la ricerca del consenso popolare in questo indirizzo da parte del ministro dell’interno, Bettino Ricasoli.
INDIRIZZO A SUA MAESTA’ IL RE VITTORIO EMANUELE II
Questo il testo manoscritto:
“A Sua Maestà Il Re Vittorio Emanuele II
La Toscana, desiderosa quanto ogni altro popolo italiano, di concorrere con tutte le sue forze alla guerra dell’indipendenza da Voi magnanimamente con prode e leale animo ripresa, seppe con dignitosa e unanime fermezza liberarsi dagli ostacoli che si opponevano all’adempimento di questo sacro dovere.
Sentì subito di unirsi con affetto fraterno e piena di fiducia a quel popolo italiano che, mercè la virtù del suo Principe, volle e seppe mantenere viva la pace del risorgimento della nazione e si poneva spontanea nelle vostre braccia.
Non ottenne tutto quel che chiedeva, accettò riconoscente la Vostra protezione.
Ma con l’incalzare degli avvenimenti quel bisogno è addivenuto necessità. Le nobili e generose parole dirette agl’Italiani dal cuore magnanime e dal senno profondo del grande Vostro Alleato, dell’Imperatore dei Francesi, di quel Napoleone III che ha promesso all’Europa di restaurare l’Italia, riparando così ad una grande ingiustizia, che macchiava il secolo della civiltà, fanno viè più persuasa la Toscana di quella necessità.
Quindi ha deliberato di dichiarare come dichiara solennemente all’Europa, essere suo fermo volere far parte integrale fin da ora della famiglia italiana governata da Vittorio Emanuele II liberatore e Re d’Italia.
Essa confida che sarà compresa da chiunque vuole il vero bene della patria comune sopra d’ogni altra cosa, e che Vostra Maestà esaudirà i voti del popolo Toscano, i mille suoi voti, che si riassumono tutti nel grido di VIVA VITTORIO EMANUELE II RE ITALIANO “
(Affari generali del governo dell’isola d’Elba 1859-1860.Doc. 101-260. Carta 260. Archivio storico comune Portoferraio)
Siamo nel pieno dello svolgimento della seconda guerra dell’indipendenza italiana in cui la Francia è alleata al Regno di Sardegna contro gli austriaci.La Francia è alleata non per i motivi e gli ideali di Ricasoli: “riparare ad una grande ingiustizia”. Infatti la guerra terminerà per volere della Francia che “ha promesso all’Europa di restaurare l’Italia”.
L’alleanza sardo-francese era sorta il 26 gennaio 1859. Artefici il primo ministro ,il presidente del consiglio piemontese Camillo Benso conte di Cavour e l’imperatore francese Napoleone III. Un patto militare che faceva seguito agli accordi di Plombiers del luglio del 1858.
L’alleanza stabiliva l’aiuto militare al Piemonte in caso di aggressione austriaca, cosa che avvenne perché Cavour agì in modo tale da far dichiarare guerra da parte dell’Austria al Piemonte. Cavour voleva così liberare il territorio lombardo- veneto dal dominio austriaco e l’imperatore francese rovesciare l’equilibrio creato dal congresso di Vienna del 1815, sfavorevole alla Francia.
Per Ricasoli, invece, la seconda guerra dell’indipendenza italiana è per “riparare ad una grande ingiustizia” che è quella nata con il congresso di Vienna dove l’Italia ne esce quale semplice “espressione geografica“ (parole del primo ministro austriaco Metternich , uno degli artefici del congresso viennese) .
Marcello Camici .