Si alzava alle cinque del mattino e trascorreva tre ore nello studio; poi andava in clinica dai "suoi" pazienti. Andava a letto all'una di notte, dopo aver risposto alla corrispondenza e aver letto un classico di lettere o di filosofia.
Fu il re dei medici del suo tempo e il medico dei re (curò re Fuad d'Egitto, Alfonso XIII, Mussolini, Togliatti e tanti altri).
Fu uomo di grandissima cultura.
Quando Togliatti si riprese, dopo l'attentato del '48, e gli disse: "Le azioni umane vanno comprese", Frugoni, con garbo, lo apostrofò dicendogli: "La citazione non è completa. Spinoza disse: "Humanas actiones non ridere, nec lugere, neque detestari, sed intelligere".
Successivamente, allorché Togliatti gli scrisse di non aver trovato la citazione di Spinoza, Frugoni lo invitò a leggere il paragrafo IV del primo volume del "Tractatus Theologico-Politicus" e si disse stupito che lui non avesse letto l'opera del grande filosofo! E quando Togliatti, in altra occasione, gli disse: "Se vivrò ne sarò contento, perché ho ancora tanto da fare".
Frugoni gli rispose: "Veda di non fare concorrenza ad un dittatore! Fu Cesare, infatti, che disse: - Nihil actum putans, dum aliquid superesset agendum -".
Adesso, in questi nostri tempi tristi e bui, materialistici fino al cinismo, scomparsi i grandi clinici (sostituiti da mezze figure), scomparsi i politici (sostituiti da farabutti ignoranti e arroganti, dediti unicamente al ladrocinio), un rapporto come quello tra Frugoni e Togliatti è puro rimpianto.