L’ALBA DELL’UNITA’ D’ITALIA ALL’ELBA (1859-1860)
Il 10 luglio 1859 al Governatore dell’Elba arriva lettera dal governatore di Livorno con allegato un dispaccio del ministro dell’Interno,Bettino Ricasoli,datato 6 luglio 1859, “onde voglia circolarlo alle autorità politiche ed amministrative di codesto circondario e procurarne la debita osservanza”
Il dispaccio è manoscritto ed è indirizzato al governatore dell’Elba
“Ministero dell’Interno
Al Sig. Cav Colonnello
Governatore
Portoferraio
Ill.mo Signore
Iddio benedice alle armi alleate; la Vittoria accompagna ogni passo di Vittorio Emanuele e di Napoleone Terzo. Questi prosperi e rapidi successi dovrebbero destare ammirazione e contento, non le gioie immoderate e pericolose. Appena viene un Bollettino d’un fatto d’arme glorioso in molti luoghi si attruppano che pare abbiano in vista più il disordine che un onesto rallegramento. Essi vanno attorno con bandiere con banda militare e tamburi. Si esplodono fucili e pistole e si cantano inni, e si fa strepito anco nell’alta notte. In qualche luogo sul baccano è trasceso più oltre, ai canti e agli strepiti è stata unita la gozzoviglia e questa l’invereconda audacia di forzare il Parroco a cantare il Te Deum. Il Governo non può tollerare questi disordini che sono riprovevoli e dannosi in sé stessi disturbando il pubblico riposo e denaturando la gioia nazionale, poiché i tristi tentano di afferrare tutte le occasioni di convertire ai loro privati interessi questo generoso slancio del sentimento nazionale.
Il decreto di S.E. il Commissario Straordinario ha per fine appunto di prevenire le riproduzioni di altri mali e di allontanare quei pericoli. VS Ill.ma non solo procurerà l’immediata esecuzione di questo Decreto ma eziandio la precisa applicazione delle Leggi e Regolamenti di polizia che si riferiscono agli abusi di sopra notati. Ed Ella voglia avere sempre presente che l’Autorità Governativa perde la sua intrinseca ragione di essere se non procura alle Leggi la loro piena applicazione.
Ella procurerà che i Gonfalonieri spieghino bene ai loro amministrati le ragioni del Decreto. Esso ammette la lecita manifestazione della gioia per quei fatti che assicurano la Indipendenza Nazionale; dobbiamo esultare per essere liberati dagli Austriaci, ma non già per essere soverchiati dai loro amici, cioè da settori d’ogni colore, e dagli agitatori senza onestà. Noi dobbiano ringraziare Iddio ma non profanare le Chiese e ingiuriare ai sacerdoti forzandoli ad atti cui essi non possono né debbono consentire. Noi dobbiamo mostrare di essere degni della Indipendenza col serbare la dignità delle sorti prospere, che sapremmo sostenere le avverse, e che siamo preparati virilmente ad allontanarle.
La prego a non stancarsi mai a far sentire che il Governo veglierà sempre perché sotto il pretesto di pubbliche feste non ricomincino le mene delle sette o stolte o perfide. Il Governo vuole cooperare col Paese a far l’Italia indipendente e forte e saprà fermamente reprimere chiunque, per stoltezza o perfidia osasse anco con tentativi dì interrompere il corso ai grandi destini della Nazionalità Italiana.
Ho l’onore di segnarmi con distinto ossequio.
Di VS Ill.ma
Lì 6 luglio 1859
Dev.mo Servitore
Ricasoli“
(Affari generali del governo dell’isola d’Elba 1859-1860.Filza 2.Doc 15-100. Circolari da 1 a 42.Circolare 24. Archivio storico comune Portoferraio)
Marcello Camici