L’ALBA DELL’UNITA’ D’ITALIA ALL’EBA (1859-1860)
Il 12 luglio 1859 il governatore di Livorno si rivolge a quello dell’Elba chiedendo di inviare con sollecitudine atti e documenti riguardanti il voto delle comunità dell’isola d’Elba per l’unione della Toscana al regno costituzionale di re Vittorio Emanuele II:
“Governo Civile e militare
Di Livorno
N°1239
Ill.mo Signore
Molte delle Comunità hanno già pronunziato il voto per l’unione della Toscana agli Stati d’Italia sotto il Governo Costituzionale di Re Vittorio Emanuele Secondo. Interessando ora al Governo della Toscana di conoscere le deliberazioni su questo argomento dei rimanenti Municipi, tanto se sieno in senso affermativo quanto se negativo mi rivolgo a VS Ill.ma perché voglia procurare dai Gonfalonieri delle Comunità di Portoferraio, Marciana e Rio la sollecita trasmissione delle accennate deliberazioni insieme con gli indirizzi privati che potessero trovarsi presso di loro.
Ed ho l’onore di confermarmi con distinta considerazione
Lì 12 luglio 1859
Per il Governatore
A. Bertini“
(Affari generali del governo dell’Elba 1859-1860 .Doc 101-260. Carta 260, Archivio storico comune Portoferraio)
Il governatore di Livorno non sa che l’Elba si è già dichiarata a favore rispondendo ai solleciti arrivati da parte del ministro dell’interno Ricasoli.
Questi si era rivolto al gonfaloniere di Portoferraio, dr Fabio Squarci, il 1 giugno 1859 con circolare riservata manoscritta dove esprime che il governo della Toscana è “per una Italia unita e forte capace di difendere da sè il conquistato diritto all’Indipendenza e all’Autonomia Nazionale “e che preme al governo che il popolo toscano mostri il proprio sentimento per una Italia unita e forte auspicando che ciò avvenga con “la forma degli indirizzi”.
E ciò accade con una “nomina di una deputazione per raccogliere le firme di coloro che aspirano l’unione della Toscana al Piemonte” da parte del comune di Portoferraio e degli altri dell’Elba (Portolongone e Rio) seguita poi da delibere comunali sulla “adesione per la unione della Toscana al regno di Vittorio Emanuele II”.
Il documento di poche righe,sopra integralmente riportato, che apparentemente sembra privo di importanza -una semplice nota amministrativa- è al contrario di rilievo storico perché mostra quanto al Governo della Toscana prema la conoscenza sul voto espresso “per l’unione della Toscana agli Stati d’Italia sotto il Governo Costituzionale (1) di Re Vittorio Emanuele Secondo “ da parte dei municipi insieme con indirizzi di privati cittadini depositati presso i comuni.
Ciò indica come il risorgimento nazionale italiano fu pensato e costruito facendo partecipare le istituzioni locali e il popolo.
Marcello Camici
1) Il governo di re Vittorio Emanuele II è costituzionale perché il potere del monarca non è più assoluto ma è affiancato da quello di un parlamento eletto democraticamente il quale promuove e decide leggi.La monarchia costituzionale rappresenta pertanto il passaggio da uno stato assoluto ad uno liberale.