Desta più di una perplessità la recente scelta della giunta e del sindaco di Portoferraio di modificare la toponomastica cittadina andando ad incidere su uno dei luoghi simbolicamente più forti del proprio Comune. Non tanto per la decisione di dedicare la piazza nei pressi del municipio a una persona scomparsa nel 2005, con una motivazione che pare peraltro sin troppo legata a polemiche divisive tipiche dell'agenda politica della cosiddetta seconda Repubblica, quanto perché a far posto all’ex sindaco Giovanni Ageno, indicato come una vittima di malagiustizia, sarà un personaggio certamente non meno legato all'Isola d'Elba.
Il libertario Pietro Gori, morto molto tempo prima (l'8 gennaio 1911) e salutato da uno dei più imponenti funerali mai visti all'epoca, vanta inoltre nel medesimo luogo una lapide scultorea realizzata nel 1913 da un artista non certo sconosciuto come il carrarese Arturo Dazzi.
Questa opera, con la sua travagliata storia, certifica la valenza simbolica antifascista della figura di Pietro Gori, malgrado la sua scomparsa ben prima dell’avvento del duce. Al pari di altri busti e lapidi goriane rimossi dal regime o vandalizzate dalle camice nere, essa fu infatti rimessa al proprio posto con pubblica cerimonia a fine guerra. La decisione presa in queste settimane si inserisce dunque in una storia di intitolazioni e rimozioni che, a prescindere dalle intenzioni dell'amministrazione, si sperava definitivamente chiusa in una repubblica ancora costituzionalmente fondata sull’antifascismo.
Ma se già questo sarebbe un motivo di merito sufficiente a difesa di Gori, molte altre sono le ragioni a suo favore che potrebbero essere ricordate a chi cerca nei fatti di ridimensionarne la memoria. Pietro Gori, oltre che emblema di un antifascismo popolare, è stato infatti molte altre cose. Simbolo di un fenomeno tipicamente italiano come quello delle grandi migrazioni transoceaniche italiane nel mondo, fu non a caso ribattezzato il “cavaliere errante dell'anarchia” e fu interprete di una poetica dell'emigrazione e dell'esilio che ha influenzato molti letterati e che andò ben oltre i confini del proprio campo politico divenendo un patrimonio comune della cultura italiana.
Brillante e giovane avvocato, in accordo con repubblicani, socialisti e radicali, si batté nelle aule giudiziarie contro provvedimenti autoritari, come il domicilio coatto, animando forse più di ogni altro un blocco democratico a difesa delle libertà statuarie che mirava a contrastare proprio i casi di malagiustizia nell'Italia umbertina di fine Ottocento. La dimensione transnazionale e nazionale, si sposò in lui con un attaccamento fortissimo alle proprie radici. Simbolo della cultura popolare toscana che ha omaggiato e popolarizzato con un'opera letteraria fatta di canzoni e poesie che nasceva da una conoscenza approfondita di canti e liriche di matrice folclorica. In questo contesto, particolarmente forti furono i suoi legami sentimentali con la Toscana tirrenica e soprattutto con l'amata Isola d'Elba, luogo d'origine della famiglia, le cui atmosfere e risonanze attraversano in maniera struggente molti suoi componimenti. La sua vicenda e la sua poetica sono profondamente intrise di omaggi a un luogo che divenne rifugio e conforto degli ultimi suoi anni di malattia, omaggiato in una sorta di pellegrinaggio laico da umili militanti e da variegati personaggi della cultura nazionale.
E, ugualmente, il profondo legame della sua figura con la memoria popolare elbana è testimoniato nel tempo da alcuni validi studi demoantropologici, coordinati anche da importanti studiosi, suffragati da numerosissime testimonianze dirette raccolte nel tempo fra le persone del suo territorio di origine. Ma soprattutto, grazie a tutte queste mille sfaccettature che ne fecero un personaggio versatile e inquieto, poliedrico e comunicativamente modernissimo per la sua epoca, come anche qualificate ricerche scientifiche hanno di recente ben messo in luce, Gori è stato e rimane con tutta questa sua multiforme ricchezza un simbolo universale di Libertà. Cancellarne o adombrarne la memoria significa in un certo senso ledere questo irrinunciabile valore, e fare allo stesso tempo un torto a un riferimento fra i più rilevanti del passato elbano, un passato che gli amministratori dell'isola dovrebbero promuovere e sostenere, evitando di omaggiare un caso di malagiustizia per farne uno di malapolitica e di cattivo servizio reso alla Storia.
ANPI - ANPPIA - ISTORECO