“Incontro” è il titolo della nuova offerta teatrale nella Casa di reclusione di Porto Azzurro. Incontro fra diversi, che imparano ad integrarsi a vicenda, a capovolgere stereotipi che pare impossibile rimuovere.
Questa molto in breve la sintesi dello spettacolo teatrale che venerdì 20 aprile il Laboratorio teatrale “Il Carro di Tespi”, da 25 anni attivo nel carcere elbano, ha presentato agli spettatori.
Tratto dal racconto “Il paese dei ciechi” di Wells e liberamente rielaborato, il drammatico copione è stato letto dalla brava attrice livornese Loretta Ronsichi e animato da alcuni validi interpreti, detenuti e no.
In un paese lontano, in una valle remota delle Ande, vivono abitanti tutti privi della vista. Giunge casualmente in questo mondo sconosciuto Nuñes, che è invece vedente e che si rende conto con stupore della realtà in cui è capitato. E vi si confronta e comprende.
In quel buio i ciechi hanno acutizzato gli altri sensi, in particolare il senso dell'udito e l'amore per la musica. Nuñes si innamora di una ragazza del paese e questo incontro lo costringe – così decidono gli anziani – a scegliere: se vuole sposare la bella Medina deve rinunciare alla vista e divenire anche lui cieco.
Che farà Nuñes?
Il finale, con felice invenzione, si apre a ventaglio e offre varie soluzioni, presentate da diversi attori che le hanno escogitate ed elaborate personalmente. La conclusione così non è unica, ma varie e fantasiose sono le possibilità di scelta che i validi interpreti hanno rappresentato per Nuñes, così come varia e imprevedibile è la vita.
Davvero interessante e commovente il dialogo e soprattutto l'impegno degli attori, sia tra gli ospiti del carcere, come tra i soci della cooperativa Altamarea, e in particolare tra gli studenti dell’Istituto superiore “Volta” di Piombino.
Brava e coraggiosa la regista Manola Scali, che non esita a mettere in scena tematiche non certo facili. Coinvolgente come sempre Bruno Pistocchi, che con Manola collabora e che ha introdotto lo spettacolo con una poesia che celebra l'arte e la fede, cioè la bellezza e la speranza, che salvano il mondo. Il tutto reso ancor più vivido e suggestivo dalla musica e dal canto di Daniele Pistocchi, che hanno arricchito di incantevole armonia l’intero spettacolo.
Prima di presentare questa nuova "performance", è stato riproposto un recital di poesie e prose in memoria della seconda guerra mondiale e della Resistenza italiana, riduzione del lavoro già offerto al pubblico nel mese di gennaio.
Presenti un gruppo di studenti piombinesi con i loro insegnanti, alcuni volontari, qualche detenuto, pochi in verità – e questo inconveniente si spera possa essere superato –, così come si è notata l'assenza di alcuni portoferraiesi, di solito presenti in altre occasioni.
Il teatro, grande palestra culturale e sociale, veicolo di pensieri e di emozioni, è da secoli scuola e occasione di crescita per tutti. In particolare il teatro in carcere, che ha un valore formativo, un significato pregnante di humanitas, che acquista senso quanto più si offre e interagisce con il mondo esterno, specie con quello giovanile.
Agli operatori penitenziari, in particolare all'Area educativa e agli agenti della Polizia penitenziaria, un grazie sentito per il contributo alla realizzazione di questo e di altri simili eventi da parte dell’Associazione di volontariato penitenziario “Dialogo”, che si onora di sostenere, fra gli altri, il Progetto del Teatro in carcere a Porto Azzurro, progetto che fa parte del più vasto importante Progetto Teatro in carcere, finanziato dalla Regione Toscana.
A fine estate, appuntamento per la replica.
Licia Baldi