E' giunta alla 46ma edizione il Premio Letterario Internazionale Isola d’Elba - Raffaello Brignetti, nato nel 1962 e sospeso nel 1973 per undici anni a causa di motivi finanziari.
Il Premio si è distinto per l'importanza dei premiati, fra cui Boll e Montale, per citarne due. Grande animatore e presidente è stato Geno Pampaloni che disse: "Si distingue, il Brignetti, per una netta autonomia rispetto al panorama nazionale e internazionale e non sta ai giochi di sapore politico", aggiungendo: "Non è banale come non lo è l’Elba".
Un altro giurato, lo scrittore Rodolfo Doni scrisse: "Il premio fin dalla sua fondazione fu ispirato all'intento di indicare al pubblico dei lettori che già cominciava ad orientarsi, spinto dal consumismo, a letture pure di consumo, libri per contenuto e stile di elevata, anche se non di accademica, cultura: libri possibilmente ancorati all'attualità, che di questa però riflettessero valori assoluti con stile pur letterariamente elevato". "L’altra caratteristica – continuava - fu quella di un premio libero che portava qui, come partecipanti e vincitori, scrittori europei, alcuni poi addirittura insigniti col premio Nobel, come ad esempio Heinrich Böll col suo 'Opinioni di un clown' o Eugenio Montale, che saliva claudicante, ricordo, al braccio del presidente di turno della giuria sul palco nella piazza di Porto Azzurro, e poi ascoltava imperterrito le musiche assordanti del complesso musicale".
Negli anni Novanta, alla giuria letteraria viene affiancata una giuria popolare che esprime il voto sulla terna finalista.
L'edizione 2018
Quest'anno i finalisti sono: Edoardo Albinati, "Un adulterio" (Rizzoli), Marco Balzano, "Resto qui" (Einaudi), Sandra Petrignani, "La corsara. Ritratto di Natalia Ginzburg"" (Neri Pozza).
Il Presidente della giuria, Alberto Brandani, così ha presentato la terna: "Una pagina drammatica e poco nota della nostra storia recente; una sottile indagine sui misteriosi moventi di un adulterio, spesso ignoti agli stessi protagonisti; una coinvolgente biografia di una grande scrittrice, che per tanti lettori è diventato una persona di famiglia, una voce amica di cui potersi fidare. I tre finalisti del Premio Elba Brignetti 2018 esemplificano bene lo spettro di potenzialità che la letteratura ci offre, la sua capacità di scavare nel profondo della grande e piccola storia, nelle zone d’ombra dell’io". Brandani si è poi soffermata su ognuna delle opere.
"Resto qui" di Marco Balzano racconta con asciuttezza d’accenti una vicenda poco nota, la doppia violenza che si accanisce su una piccola comunità dellAlto Adige: prima l’italianizzazione forzata per mano del fascismo, dubito dopo la Grande Guerra, che vuole cancellare secoli di tradizioni e di cultura; poi l’esproprio di un paese, che finisce sotto l’acqua di una diga costruita per alimentare una centrale elettrica.
Con "Un adulterio", il Premio Strega Edoardo Albinati ci consegna un romanzo breve con due soli personaggi, due trentenni in fuga d’amore su un’isola in un week end di fine estate. Un breve incontro che dà avvio ad uno scandaglio psicologico di notevole finezza.
"La corsara" di Sandra Petrignani traccia un ritratto affettuoso di una scrittrice, Natalia Ginzburg, che ha saputo raccontare la famiglia e le sue difficoltà con una pietas che continua a toccarci. La sua vita difficile, il suo coraggio, la sua strenua ricerca della verità diventano un romanzo in cui ritroviamo anche l’Italia del dopoguerra e le sue passioni.
La cerimonia di premiazione si svolgerà sabato 21 luglio a Portoferraio.
Riservandoci di ritornare successivamente su ciascuna delle opere, notiamo che, fra i finalisti di quest'anno, ci sono due insegnanti (Albinati e Balzano) e due memorie o storie civili (Balzano e Petrignani). Come protagonisti troviamo una coppia (Albinati) e una donna (Balzano e Petrignani). Inoltre, nel libro di Albinati abbiamo un'isola, e in quello di Balzano emerge il valore della parola come resistenza alla disumanità.
Il Premio e il sacro
Una rapida ricerca fra i libri premiati nella consolidata storia del Premio letterario ci offre spunti per individuare la presenza del sacro e dei temi religiosi.
Propria la prima edizione, nel 1962, ha visto premiato lo scrittore salernitano Alfonso Gatto per il libro "Carlo Magno nella Grotta". Un'opera voce di una civiltà umana e cristiana, quella meridionale, che con amore e speranza giudica la storia e vi partecipa.
L'anno dopo vince " Introduzione a Teilhard de Chardin" di Norbert M. Wildiers. Una scelta legata all'interesse crescente per l'opera del gesuita e alla necessità quindi di contribuire alla diffusione del suo pensiero.
Questioni religiose emergono in "Opinioni di un clown" di Heinrich Böll (1965). Qui il protagonista, un clown, sceglie il rischio della libertà che si snoda attraverso la povertà e l'autenticità del rapporto con Dio.
Nel 1969, a quattro anni dalla fine del Concilio (ma il testo è del 1962), esce la traduzione italiana del "Catechismo olandese" e la giuria del Premio lo considera degno di riconoscimento.
Nel 1971 è la volta di "Teologia della speranza" di Jürgen Moltmann. Secondo la giuria, "ben oltre le analisi e le denunzie, propone orizzonti essenziali per l'uomo d'oggi, condizionato da strutture sociali che mettono in questione la sua vera umanità. E' una delle opere che meglio riescono ad esprimere l'attuale fase problematica attraversata dal pensiero cristiano, alla ricerca di una risposta non elusiva al drammatico interrogativo: il Vangelo ha ancora qualcosa da dire agli uomini della società secolarizzata?".
Nel 1984, viene premiato "Nozze in cielo" di Mircea Eliade, uno dei maggiori studiosi del sacro e della religione.
L'anno dopo, è Michel Tournier a ritirare il premio per "Gaspare, Melchiorre e Baldassarre" un'opera che poggia soprattutto sui vangeli apocrifi.
Nel 1989, il premio speciale è assegnato a "Il diavolo sul pinnacolo" di Padre David Maria Turoldo. Nel corso della cerimonia, il poeta frate servita legge alcune sue poesie, fra cui una ispirata dalla sua malattia.
A "La religione dei romani" di Renato Del Ponte viene assegnata l'edizione del 1992. Il libro mostra come, nel mondo romano, ogni espressione dell'esistenza umana sia sacralizzata e collegata al divino. Quell'anno viene anche attribuito un premio speciale all'intellettuale francese Jean Guitton per "Dio e la scienza".
E arriviamo al 1994, quando ritira il premio il poeta fiorentino Mario Luzi per l'opera "Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini". Un viaggio immaginario dell'artista verso la sua città, Siena, che principia all'insegna della frase di Agostino di Ippona: "Ascolta tu pure, il Verbo stesso che ti grida di tornare" e diventa un pellegrinaggio verso il mistero.
Otto anni dopo, è la volta del libro "Dal giardino murato" di Luca Desiato, incentrato sul tema del male attraverso il dialogo epistolare tra una suora di clausura ed un suo cugino.
Nunzio Marotti