Leggere alcune lettere di condannati a morte della Resistenza italiana durante la videolezione. Così ieri, 24 aprile, un esercizio di "memoria narrativa" con due classi.
Dopo un rapido richiamo storico, l'attenzione si è centrata sui temi dell'impegno per la libertà e del rifiuto della violenza.
Le lettere scelte:
1) la mamma che scrive alla sua bambina (Paola, 28 anni, pettinatrice, della provincia di Cuneo);
2) la donna che scrive alla sorella (Irma, 33 anni, casalinga, fiorentina);
3) un uomo che scrive alla moglie (Sabato, 47 anni, generale di Brigata Aerea, ucciso alle Fosse Ardeatine, come l'elbano Ilario Zambelli);
4) un giovane cristiano (Giancarlo, 20 anni, che scrive di perdonare i suoi assassini: alcuni testimoni riferirono che, prima di essere fucilato, abbia abbracciato uno ad uno i membri del plotone e che il suo ultimo grido sia stato 'Viva l'Italia').
Le lettere si trovano alle pagine indicate nell'edizione in immagine (Einaudi, 2002).
Paola Garelli, lettera alla figlia (p.131):
Mimma cara,
la tua mamma se ne va pensandoti ed amandoti, mia creatura adorata, sii buona, studia e ubbidisci sempre gli zii che t’allevano, amali come fossi io. Io sono tranquilla. Tu devi dire a tutti i nostri cari parenti, nonna e gli altri, che mi perdonino, il dolore che do loro. Non devi piangere né vergognarti di me. Quando sarai grande capirai meglio.
Ti chiedo solo una cosa: studia, io ti proteggerò dal cielo.
Ti abbraccio col pensiero te e tutti, ricordandovi.
La tua infelice mamma.
Irma Marchiani, alla sorella (p.181):
Mia adorata Pally,
sono gli ultimi istanti della mia vita. Pally adorata ti dico a te saluta e bacia tutti quelli che mi ricorderanno. Credimi non ho mai fatto nessuna cosa che potesse offendere il nostro nome. Ho sentito il richiamo della Patria per la quale ho combattuto, ora sono qui...fra poco non sarò più, muoio sicura di aver fatto quanto mi era possibile perché la libertà trionfasse.
Baci e baci dal tuo e vostro
Paggetto
Vorrei essere seppellita a Sestola
Sabato Martelli Castaldi, lettera alla moglie (pp.187-188):
Luisa carissima,
(...) La mia camera è di m. 1,30 per 3,60 del tutto uguale cioè alla nostra ex dispensa. Siamo in due, non vi è altra luce che quella riflessa da una lampadina elettrica del corridoio antistante, accesa tutto il giorno. Manca dunque aria e luce. Non posso perciò leggere, e scrivo senza vedere i caratteri che segno sulla carta. Il fisico comincia ad andare veramente giù... e questa settimana di denutrizione ha dato il colpo di grazia. (...) Il trattamento fattomi, non è stato davvero da gentleman! Definito "delinquente" sono stato minacciato di fucilazione e percosso, come del resto è abitudine di questa casa: botte a volontà! (...)
Speriamo finisca tutto presto.
Bacioni a tutti.
Peppe
Ultimo messaggio, scritto sul muro della cella di Via Tasso
Quando il tuo corpo
non sarà più, il tuo
spirito sarà ancora più
vivo nel ricordo di
chi resta - Fa che
possa essere sempre
di esempio.
Giancarlo Puecher Passavalli, lettera alla famiglia (p.270):
Muoio per la mia Patria. Ho sempre fatto il mio dovere di cittadino e di soldato. Spero che il mio esempio serva ai miei fratelli e compagni. Iddio mi ha voluto... Accetto con rassegnazione il suo volere.
Non piangetemi, ma ricordatemi a coloro che mi vollero bene e mi stimarono. Viva l'Italia. Raggiungo con cristiana rassegnazione la mia mamma che santamente mi educò e mi protesse per i vent'anni della mia vita.
L'amavo troppo la mia Patria; non la tradite, e voi tutti giovani d'Italia seguite la mia via e avrete il compenso della vostra lotta ardua nel ricostruire una nuova unità nazionale.
Perdono a coloro che mi giustiziano perché non sanno quello che fanno e non sanno che l'uccidersi tra fratelli non produrrà mai la concordia.
A te Papà l'imperituro grazie per ciò che sempre mi permettesti di fare e mi concedesti.
Gino e Gianni siano degni continuatori delle gesta eroiche della nostra famiglia e non si sgomentino di fronte alla mia perdita. I martiri convalidano la fede in una Idea. Ho sempre creduto in Dio e perciò accetto la Sua volontà. Baci a tutti.
Giancarlo
"Nel nome di questa nostra compagna sino ad oggi stranamente ignorata; nel nome di tutti i caduti nella guerra di liberazione, voi dovete continuare la lotta che non è terminata il 25 aprile 1945. Dovete continuare questa lotta, perché diventino realtà le finalità della Resistenza. Noi non ci battemmo, allora, solo per cacciare i tedeschi e spazzare via i resti del fascismo; ma anche e soprattutto perché divenissero realtà la libertà, la giustizia sociale, la pace."
(Pertini, discorso a Roma il 14.5.1954 al IV Convegno Nazionale delle donne socialiste).
Sandro Pertini, partigiano, politico, Presidente della Repubblica fu arrestato dai fascisti, recluso a Pianosa per quattro anni e processato a Portoferraio.