E’ stato di recente stipulato un accordo triennale tra il Parco Nazionale Arcipelago Toscano e Dipartimento di Storia Disegno e Restauro dell’Architettura (DSDRA) della Sapienza Università di Roma con il reciproco interesse a collaborare per effettuare ricerche nell’ambito delle preesistenze naturalistiche, storiche e archeologiche presenti nella Riserva della Biosfera Isole di Toscana.
Il Dipartimento di Storia, Disegno e Restauro dell’Architettura con il Prof. Tommaso Empler e il Prof. Fabio Quici, in questo primo anno hanno condotto una ricerca sull’Isola d’Elba finalizzata a mappare, rilevare, ricostruire virtualmente e divulgare le emergenze archeologiche ed architettoniche presenti nell’area del granito, andando ad interessare il versante occidentale dell’Isola, con particolare riguardo ai territori dei Comuni di Campo nell’Elba e di Marciana.
Grazie anche alla collaborazione del Gruppo Storico Culturale “La Torre” di Campo nell’Elba sono stati individuati alcuni filoni:
– le aree archeologiche del granito, come l’area fortificata nei pressi della Pieve di San Giovanni;
– le pievi romaniche di San Giovanni in Campo, San Lorenzo a Marciana, la chiesa San Bartolomeo a Pomonte;
– le fortificazioni dei Pisani e degli Appiani con alcune chiese trasformate in fortificazioni come San Niccolò a San Piero, la chiesa di Sant’Ilario, la chiesa di San Niccolò al Poggio;
– la torre di avvistamento di San Giovanni a Campo, la Fortezza del Giove a Rio nell’Elba.
La collaborazione ha prodotto dei piccoli video, (si possono vedere cliccando sui link indicati di seguito), che si focalizzano sul versante occidentale dell’Isola d’Elba. La divulgazione delle immagini di questo lavoro di recupero contribuisce a fa conoscere presidi architettonici meno conosciuti ma non meno importanti e a comunicare e rafforzare i caratteri identitari e fondanti della Riserva di Biosfera Isole di Toscana segnalando le peculiarità culturali del territorio e stimolando residenti e visitatori a dare valore al rispetto e alla conservazione delle emergenze storico culturali.
Le Riserve di Biosfera, riconosciute dall’UNESCO nell’ambito del programma Man and Biosphere MAB, sono luoghi di sperimentazione, di ricerca, di studio per tornare ad un modello di crescita in cui l’uomo vive in equilibrio con il proprio ambiente, per questo devono incoraggiare le attività di ricerca, educazione, formazione e monitoraggio .
Questo accordo triennale è significativo anche per la attinenza alle azioni auspicate dal dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile 2030 (GOAL 4) “Garantire un’istruzione di qualità inclusiva ed equa e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti”, infatti intende promuovere la divulgazione di contenuti ambientali e storico-culturali presenti, valorizzare il patrimonio scientifico e umanistico del territorio per renderlo fruibile attraverso dei video anche in questa fase di emergenza sanitaria.
Chiesa di San Bartolomeo, Pomonte
La Chiesa di San Bartolomeo è la più piccola tra quelle in stile romanico presenti all’Isola d’Elba (XII secolo). Presenta uno sviluppo longitudinale di 9 metri e rimangono tracce della parete con la porta d’accesso esposta ad ovest, la parete nord, l’abside posto ad est, mentre è ben conservata la tessitura della parete meridionale, che presenta anche numerose buche pontaie. Tutto intorno sono presenti delle lastre di ardesia che costituivano parte della copertura. L’edificio sorge su un pianoro posto a ridosso del Monte San Bartolomeo (circa 400 m s.l.m.) dominando visivamente il versante occidentale dell’isola, con visione sul lembo di mare a sud, dove sono collocate l’isola di Montecristo e l’isola di Pianosa, visione verso ovest, dove è presente la parte settentrionale della Corsica, con ben visibile la città di Bastia, e l’isola di Capraia a nord. I ruderi della chiesa si trovano in località Oppito (dal latino oppidum) ed intorno sono presenti tracce di insediamenti dell’Età del bronzo.
Cave antiche delle Grottarelle
Le “cave antiche” di colonne di granito sono situate in località Grottarelle del Comune di Campo dell’Elba, a poca distanza dalla spiaggia di Cavoli. Hanno un’estensione di circa 2000 mq, e sono collocate a 250 m s.l.m. L’estrazione del granito elbano viene iniziata intorno al I° secolo d.C. dagli antichi romani e cessa nel II secolo d.C. per l’apertura delle cave in Egitto. Riprende dal 1005 quando la Repubblica Pisana acquista giurisdizione sull’Isola d’Elba. Nelle “cave antiche”, le meglio conservate tra quelle elbane, sono ben visibili le diverse fasi di estrazione e lavorazione del granito, testimoniate dalle colonne ancora presenti. Lo stato di “congelamento” in cui versa l’area è probabilmente dovuto alla peste, che, in maniera imprevista ed improvvisa, ha decimato la popolazione elbana nel 1348, rendendo l’area abbandonata ed inutilizzata fino ai giorni nostri.
Fortezza del Giove, Rio nell’Elba
La Fortezza del Giove o del Giogo, collocata su un importante punto d’avvistamento della costa orientale dell’Isola d’Elba, a 352 m s.l.m., sembra derivare il suo nome dal latino iugum, e presenta due diverse ipotesi: la conformazione geografica “a sella” dell’altura dove sorge il forte; la leggendaria presenza del tempio di Giove sulla sommità della collina.
La fortezza è stata edificata nel 1459 da Jacopo III Appiano per controllare il canale di Piombino e l’entroterra minerario. È stata anche punto di rifugio per gli abitanti di Rio e di Grassera in occasione dei numerosi attacchi dei pirati turchi guidati da Barbarossa e Dragut, rispettivamente nel 1534 e 1553. La fortezza è stata successivamente assediata, nel XVII secolo, dai francesi e dagli austriaci che la portarono allo stato di rovina. La struttura si presenta come un torrione quadrangolare, con una sottostante cortina merlata a scarpa e un fossato a secco. L’ingresso è collocato sul versante sud-orientale, protetto da una torre con portone e un ponte levatoio.
Il paese di Sant’Ilario, situato a 207 m s.l.m., fu presumibilmente fondato in età longobarda (VII secolo). In epoca successiva il nucleo abitativo, che nei documenti medievali era chiamato Sancto Hilario ad Campum e insieme a Sancto Petro ad Campum formava il Commune de Campo, iniziò a prender forma a ridosso della “torre di guardia” oggi inglobata nel campanile pentagonale della chiesa parrocchiale, il cui corpo centrale, originariamente in stile romanico, fu edificato sotto il dominio pisano (XII secolo). La chiesa, intitolata a Sant’llario di Poitiers, durante il XIV secolo ospitava un priore e costituiva il Prioratus Sancti Ylarii, una località posta a valle del paese, di proprietà della chiesa, nel Trecento era infatti chiamata Campo de Prioratico.
Oggi la chiesa si presenta con uno stile barocco locale; agli inizi del Novecento fu decorata per volere del parroco don Teodoro Mannucci. Al fine di difendere il piccolo borgo dalle invasioni dei pirati ottomani, nel XV secolo fu costruita una struttura fortificata, ancora ben visibile, collegata al primo perimetro murario protetto da porte di accesso. Nei secoli successivi, l’incremento delle abitazioni portò ad un secondo perimetro murario, anch’esso protetto da nuove porte di accesso. Ancora oggi, l’ingresso alla parte più antica del paese viene chiamata Via delle Mura. (Fonte Silvestre Ferruzzi).
La chiesa (227 m s.l.m.), realizzata tra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo sui resti di un ipotetico tempio del Dio Glauco, presenta una rarissima particolarità che la rende un unicum in tutto l’Arcipelago Toscano: la presenza di due absidi.
La sua presenza ha dato il nome al paese di San Piero, che in documenti del XIV secolo è detto Sancto Petro de Campo.
La Chiesa dei Santi Pietro e Paolo è testimoniata per iscritto dal 1302, anno in cui pagò la tassa ecclesiastica (decima) di 1 libbra d’argento e 12 soldi; nel 1364 il notaio pisano Luca di Jacobo firmò un atto “in claustro Ecclesie Sancti Petri de Campo sub porticu domus dicte Ecclesie” (“nel chiostro della Chiesa di San Pietro in Campo, sotto il portico del fabbricato di detta Chiesa”).
Al Quattrocento è riconducibile la serie di affreschi parietali di scuola verosimilmente catalana, che consistono in una Crocifissione, in una Trinità e in una raffigurazione di Santi tra cui San Michele, San Nicolò e San Sebastiano.
Verso il 1555, a seguito degli assalti dei Turchi alleati con la Francia, la Chiesa fu trasformata in una fortezza; questo provocò la distruzione delle due absidi e l’arretramento della facciata con la conseguente ricostruzione di gran parte delle fiancate, in origine scandite da strette lesene e realizzate con la tipica muratura a sacco, ossia in conglomerato cementizio interno e filare granitico esterno.
Nel 1738 il governatore Antonio Ferri riportava che questa chiesa era “intitolata a San Niccolajo (…) la quale chiesa è tenuta più a foggia di stalla che di chiesa, col pavimento tutto rotto et una colonna in minente stato di cadere, di modo che in oggi la detta chiesa non viene offiziata, abbenché siavi l’altar maggiore tutto intiero col quadro del Santo”.
Giovanvincenzo Coresi Del Bruno scrisse nel 1739 che “la chiamano La Pieve Vecchia, né l’uffiziano, né vi si celebra che 3 volte il mese, ma si servono di qualche sepoltura che vi è restata e del pavimento per interrare i morti”. (Fonte Silvestre Ferruzzi).
Pieve di San Lorenzo a Marciana
La Pieve di San Lorenzo, sita a circa 150 m s.l.m., fu edificata intorno al 1150, durante la dominazione pisana.
L’edificio è citato nelle Rationes decimarum del 1298; nel 1511 ottenne il titolo di abbazia e nell’agosto 1553 fu incendiato dai Turchi alleati dei Francesi contro gli Asburgo.
La planimetria rispecchia perfettamente i precetti del Primo Concilio di Nicea (325): presenta una navata unica con abside semicircolare rivolta ad Est (verso Gerusalemme) in modo che il 21 giugno (solstizio estivo) il sole nascente illumini l’interno.
Una rara particolarità di questa Pieve è la leggera convergenza delle pareti laterali, che serviva a concentrare lo sguardo del visitatore verso l’altare. L’interno della Pieve, anticamente affrescato e coperto da capriate di legno, era illuminato da tre strette monòfore e da due aperture a forma di croce collocate sotto il poderoso campanile a vela e sopra il catino absidale. (Fonte Marciana Aurea).
Pieve di San Giovanni Battista in Campo
La Pieve di San Giovanni Battista, collocata a circa 350 m s.l.m., fu edificata intorno al 1150, durante il dominio pisano.
L’edificio è citato nelle Rationes decimarum del 1298; nel 1553 fu incendiato dai Turchi alleati dei Francesi contro gli Asburgo e la copertura venne parzialmente ricostruita in corrispondenza del presbiterio. La Pieve fu officiata fino al 1837. Addossato al fianco meridionale esisteva un romitorio documentato dal Settecento.
La planimetria rispecchia i precetti del Primo Concilio di Nicea (325): presenta una navata unica con abside semicircolare rivolta ad Est (verso Gerusalemme) in modo che il 21 giugno (solstizio estivo) il sole nascente illumini l’interno.
L’interno della Pieve, anticamente affrescato e coperto da capriate di legno, era illuminato da strette monòfore e da due aperture a forma di croce collocate sotto il campanile a vela e sopra il catino absidale.
Nel 1343 è documentato un vigneto appartenente alla Pieve: “inea plebis Sancti Iohannis de”. (Fonte Gruppo Storico Culturale “La Torre”).