Vi siete mai immaginati di ritrovarvi a vivere in un mondo di nuvole? È ciò che capitò al giovane Francesco, i cui genitori litigavano troppo spesso, finirono per odiarsi e per divorziare. Un giorno come tutti gli altri sua madre Sofia svegliò Francesco alle sette per andare a scuola. Lui si alzò, fece colazione, prese l’autobus e andò a scuola. Tornato da scuola si sorprese di trovare tutto chiuso: il cancello, la porta. Dentro di sé disse:
“Mamma starà riposando!”.
così scavalcò il cancello, entrò e vide tutta la casa a soqquadro, orribili strisciate di sangue sulle pareti. In camera da letto ritrovò il cadavere della mamma e il letto pieno di sangue. Accanto alla mamma trovò una pistola e un bigliettino con scritto:
“Mi dispiace, ma dovevo farlo”.
Era firmato: D. M. Francesco trovò la forza di chiamare la polizia solo dopo diverse ore. Pianse a lungo sul corpo della madre, disperatamente. Ma cose terribili sarebbero accadute ancora. Il padre fece sapere di essere negli Stati Uniti per lavoro, non tornò a prendersi cura di lui. Così Francesco fu affidato ad una benestante famiglia del paese, con una enorme villa, enorme e spaventosa. Era arrabbiatissimo col padre, impazziva di dolore per la morte della madre. Ogni sera si metteva a letto e pen-sava ad un modo per vendicarla. Una mattina Francesco si svegliò, accese la televisione e al telegiornale sentì un servizio di cronaca nera che diceva:
“Dopo l’omicidio della signora Sofia, un altro efferato omicidio è stato compiuto in via Napoleone e gli investigatori presumono si tratti dello stesso assassino”.
Francesco rimase di stucco. Dopo la morte della madre Francesco non aveva avuto più voglia di uscire. Ma fu di nuovo domenica e la domenica Francesco era abitu-ato ad andare a messa con sua madre Sofia. La famiglia affidataria decise di accompagnarlo. Iniziò la cerimonia senza Don Marco però, il parroco del paese. Al suo posto c’era un sostituto. Finita la messa, Francesco tornò a casa continuando, stranamente, a pensare ai motivi per cui Don Marco non c’era. Si recò a messa ogni domenica, ma Don Marco non tornava, né nessuno nella comunità sapeva nulla di lui. Una sera Francesco andò a dormire e verso le tre del mattino sentì lo scricchiolio della porta della sua camera che si apriva. Gli venne il cuore in gola, era il padre. Passarono tutta la notte a parlare, soprattutto di Sofia. Il padre Paolo era riuscito finalmente a tornare e a re-carsi dagli inquirenti per rispondere alle loro domande. Quando fu giorno, il padre se ne andò e Francesco si mise finalmente a dormire, era molto stanco. Francesco non sapeva quanto aveva dormito, quando fu svegliato da urla strazianti provenienti dalla casa accanto. Poi un colpo di pistola. Francesco sfuggì alla sorveglianza dei suoi tutori e vi si recò. Entrò di soppiatto, la casa era tutta in disordine, scaffali per terra, le casseforti aperte e vuote. Fu mentre osservava quel disastro che lo raggiunse una voce molto familiare: era la voce del padre. Francesco si voltò: il padre aveva una pistola in mano e schizzi di sangue sulla camicia. Il giovane non poteva credere ai suoi occhi. Credette davvero di sognare. Con un filo di voce gli chiese:
“Hai ucciso tu mamma?”.
“Sì, e non solo”.
rispose il padre con gli occhi indemoniati. Fu allora che Francesco fu colpito da un proiettile e cadde morto a terra. Si risvegliò in un altro mondo, un mondo di nuvole. Sentì la voce familiare della madre. Corse subito ad abbracciarla. La mamma, addolorata, volle sapere chi lo aveva ucciso. Quando seppe che era stato Paolo, si infuriò e si disperò.
Passarono molti anni, Sofia e Francesco ebbero modo di riflettere, di capire e di prepararsi all’arrivo di Paolo. Paolo morì di vecchiaia. Era molto cambiato quando arrivò nel mondo di nuvole. Raccontò a Francesco tutta la verità. Era lui Don Marco, si vestiva da prete per coprire la sua doppia identità da killer. Perdonare era impossibile, ma almeno, nel mondo delle nuvole, ogni dolore e ogni verità apparivano più leggeri.
Stefano Retico