In chi credo? Non è facile rispondere. L'immagine di Dio a cui si crede condiziona l'esistenza. C'è una concezione di Dio che spaventa l'uomo, facendogli sperimentare sensi di colpa e bisogno di nascondersi. E' l'immagine diffusa delle religioni, dove dio è il padrone e il fedele è il suo servo. Gesù capovolge questa immagine, come si legge anche nel vangelo di oggi. Mostra il Dio che è a favore dell'uomo, che per lui si sacrifica senza nulla chiedere, che non giudica ma salva. Il Dio crocifisso mette in discussione ogni immagine idolatrica di Dio, ogni proiezione umana su Dio. Il Dio crocifisso narra l'essenza divina, l'amore, donato agli uomini rendendoli figli, amati e capaci di amare.
In questo sta il messaggio centrale (kerygma) a cui tutte le altre verità devono rapportarsi: “Gesù Cristo ti ama, ha dato la sua vita per salvarti, e adesso è vivo al tuo fianco ogni giorno, per illuminarti, per rafforzarti, per liberarti” (Francesco, EG 164). “Per salvarti”? Per salvare dal non senso, dalla rassegnazione, dal dimezzamento dell'esistenza e delle sue domande: aprirsi al Dio crocifisso e vivente è salvarsi, cioè ritrovare la propria identità (figlio-fratello, amato-amante).
Come ricorda papa Francesco, i cristiani devono sempre tener presente questo messaggio centrale: approfondirlo, viverlo e comunicare questa “bellezza dell'amore salvifico di Dio manifestato in Gesù Cristo morto e risorto” (EG 36).
La storia insegna che troppe volte, gli uomini si sono fatti un dio a propria immagine e somiglianza, spesso frutto della volontà di potenza. Dal “Got mit uns” nazista all'uccidere nel suo nome santo (“Deus vult”), Dio viene svilito e denigrato nell'asservimento dell'uomo e nell'esaltazione di qualcuno.
Dio è il Bene che desidera il bene dell'uomo, la sua felicità (“vita eterna”, cioè autenticamente umana nel presente e nel futuro). L'uomo si dibatte tra l'amore per il bene e l'amore per il male. Quest'ultimo caso probabilmente è raro. Diffusa è l'incoerenza a cui si è portati dalla propria debolezza, pur conoscendo e avendo di mira il bene. Però, mai deve abbandonare la certezza fondata sulla fedeltà di Dio: il mondo è chiamato alla salvezza, all'umanizzazione-divinizzazione. E' questo il grande desiderio del Padre per i suoi figli: vuole che la salvezza raggiunga tutti perché tutti siano nella gioia.
Qui c'è lo spazio dell'impegno concreto: l'irrompere del regno di Dio è chiamata alla condivisione e alla liberazione. Impegno che si traduce in una pluralità di forme: non provocare dolore agli altri, togliere la sofferenza ai fratelli, ridurre il peso dando un senso alle inevitabili sofferenze altrui e proprie.
(14 marzo 2021 – quarta domenica di Quaresima)
PS – Qualche giorno fa, in Iraq, nella piazza “delle quattro chiese” di Mosul, papa Francesco ha pregato: “Se Dio è il Dio della vita – e lo è –, a noi non è lecito uccidere i fratelli nel suo nome. Se Dio è il Dio della pace – e lo è –, a noi non è lecito fare la guerra nel suo nome. Se Dio è il Dio dell’amore – e lo è –, a noi non è lecito odiare i fratelli”.
Nunzio Marotti
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