Chiamo e chiedo un’“Elba Diffusa” prendendo in prestito la definizione del progetto “Uffizi Diffusi”.
Un modello culturale impossibile? In effetti non è una definizione, è una provocazione, un campanello inascoltato di disagio.
Siamo un’altra volta quasi alla fine di un’altra estate, il binomio Elba-estate-mare ha dato un’ennesima, se pure provvisoria, effimera, estenuante dimostrazione di successo.
Anche quest’anno è andata, il COVID, da emergenza e crisi, si è trasformato paradossalmente in risorsa per l’Elba. Ormai è quasi fatta. Agosto sta per finire, arriva settembre e si potrà rallentare e “riposarsi”.
Perché parlo di “Elba Diffusa” proprio adesso che in effetti sono nati, o stanno nascendo, segnali tangibili di un cambiamento culturale reale?
Perché il percorso è solo all’inizio per un’Elba ricca e articolata.
L’Elba, con l’arcipelago, è come la caverna di Aladino, a cui però mancano alcune chiavi di ingresso per ricordare collezioni dimenticate, reperti archeologici impolverati, spazi in attesa di destinazione, musei sonnolenti, risorse delle biblioteche preziose, pittori di Procchio mischiati ai gelati, pittori all’Elba, pittori dell’Elba. L’ “Elba diffusa” potrebbe rappresentare quel patrimonio artistico, di pinacoteche elbane, di percorsi culturali vari, di parchi minerari da restaurare, nei nostri stupefacenti archivi eppure condannati nell’umidità costante, che attende di trovare la coscienza di quanto abbiamo, la consapevolezza di quello che esiste, perso nelle parole al vento delle associazioni culturali, progetti infiniti, sogni titanici, proposte affascinanti, condivise.
Non servono eventi, serate culturali di intrattenimento, ma progetti per bandi o reti regionali nazionali o internazionali, oggi mancati.
Ad affiancare la GAT, a volte in modo parallelo, subentra spesso il Parco, ente proponente e finanziatore, tra comuni sopraffatti da una quotidianità e da sollecitazioni sorprendenti.
Si parla ancora, flebilmente, alla fine di agosto, di quali priorità, quale turismo culturale è auspicabile, quale vocazione reale abbia la formula “non solo mare”, quale indirizzo seguire. Manca un tassello fondamentale però, senza il quale tutto questo non ha senso: siamo, tutta l’Elba e Arcipelago Cultura, in attesa della pubblicazione del bando SMART e finalmente di professionalità adeguate e diffuse a cascata in tutto il settore dell’offerta e programmazione culturale (accoglienza, didattica, studio e cura delle collezioni) per abbandonare il peggiore dei mali, cioè l‘improvvisazione.
Cecilia Pacini
Arcipelago Cultura