Ci sono periodi, storici e personali, in cui la più grande aspirazione è di capire, di vederci chiaro. Il nostro tempo è sicuramente uno di questo. Al netto della volontà di controllo (presente in ognuno, a cominciare dal genitore), va detto che la comprensione è orientata al dare un significato e un senso alla nostra esistenza.
Il vangelo di oggi presenta la vicenda di un uomo senza nome e in cui, per questo, ognuno può identificarsi (Bartimeo significa “figlio” di Timeo).
Conosco una persona, di età avanzata, la quale mi ha raccontato di aver attraversato qualche decennio fa un periodo molto confuso della sua vita. Ciò che aveva dato significato e senso alla sua vita, non aveva più valore, non gli dava più grande voglia di vivere e di gioire. Giorno dopo giorno, diminuiva la sua capacità di vedere, di pensare e di agire. Questo buio lo ha portato a mendicare luce. E, “casualmente”, ha ripreso in mano il vangelo. Leggendo proprio di Bartimeo, si è sentito come lui: l'invocazione lo ha portato a guardare oltre se stesso, le sue paure e incertezze. Sentitosi incoraggiato e, liberandosi dalla protezione (mantello) delle sue sicurezze e insicurezze, si è alzato per un nuovo cammino. Ha affrontato con decisione il rischio di un'avventura basata solo sulla promessa che vale la pena percorrere la strada del dare la vita, come il Maestro, prendendosi cura di sé attraverso gli altri e il mondo, riscoprendo il suo essere figlio amato e fratello di tutti. Proprio come Bartimeo che segue Gesù sulla strada che è quella della croce, cioè dell'amore gratuito e fedele.
In questo vangelo, Cristo appare come la luce che illumina. Questa luce è l'amore, che abita in ogni essere umano, che ha il compito di scoprirla e di lasciarsi trasformare in essa.
Sempre nella Bibbia, il profeta Isaia (42,16) afferma: “Farò camminare i ciechi per vie che non conoscono, li guiderò per sentieri sconosciuti; trasformerò davanti a loro le tenebre in luce, i luoghi aspri in pianura.”.
Questa luce-amore cambia la vita. Sentirsi amati, accolti, perdonati, curati, è un'esperienza che non può lasciare indifferente o, almeno, non per lungo tempo.
Paramahansa Yogananda, yogi indiano morto settanta anni fa, raccontava una storia vera. Nella sua scuola un ragazzo doveva essere punito per un'azione sbagliata. Decise di perdonarlo, invitandolo a non sbagliare più. Dopo diversi anni lo rivide. Così racconta: “Ora aveva una carriera di successo, era molto spirituale e aveva una famiglia meravigliosa. Venne da me in lacrime e disse: 'Ti ricordi di me?' Lo salutai con affetto. Disse: 'Quel giorno che mi hai perdonato mi ha reso quello che sono oggi. Tutto è dovuto alla tua fiducia in me'. Mi ha abbracciato e ha pianto come un bambino. Se avessi mandato quel ragazzo lontano dalla mia scuola, non sarebbe diventato l'uomo straordinario che è. Non sarebbe stato niente oggi. Quindi ricorda, l'amore cambia le persone; la loro parte è pentirsi delle loro malefatte e coltivare la capacità e il potere di dire 'No' per guidare il loro comportamento futuro.”
(24 ottobre 2021 – domenica 30 ordinario)
Nunzio Marotti
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