A fine Seicento arriva all'Elba un frate cappuccino per portare la parola di dio anche in questa sperduta parte del granducato. Il percorso che Fra' Giuseppe da Fiorenza compie per raggiungere le chiese dei Castelli e Terre elbane si svolge quasi tutto a piedi, tranne alcuni tratti per mare. I piedi erano il suo abituale mezzo di trasporto: quando era andato a studiare alla Sorbona, era sbarcato a Marsiglia e da lì aveva raggiunto Parigi quasi esclusivamente camminando, in pieno spirito francescano. Una concezione del tempo e dello spazio che sfugge alla mentalità contemporanea.
Il giorno 28 novembre del 1698, proveniente dalla Santissima Vergine del Carmine di Lungone, aveva raggiunto la caletta della Madonna Santissima delle Grazie dove lo aspettava una barca che lo avrebbe portato a Campo (Marina di Campo). Il viaggio per mare gli fa forse rimpiangere di non esserci andato a piedi poiché “accaddero più disgrazie, perché cadde il timone in mare e bisognò tornare indietro a ripigliarlo, e riuscì bene, e due altre volte si ruppe il che non fu senza qualche poco di pericolo, non di meno dopo tre ore e poco più di viaggio per il mare molto grosso si sbarcò a Campo sbattuti dal freddo“. Da qui, dopo “due miglia quasi tutta salita”, arrivò a San Piero. Il nostro frate, pensando di far cosa gradita al granduca, a cui il suo dettagliatissimo resoconto era rivolto, qui annota: “A San Piero in Campo è stata fatta quella bella tazza di granito tutta d'un pezzo, ch'è in Boboli nell'Isola, di quella grandezza prodigiosa che si vede, e ci è il luogo dove è stata con gran spesa cavata”.
Qualcuno penserà che l'informazione non è nuova e che non aggiunge nulla a quanto già sappiamo, e cioè che Niccolò Pericoli, detto il Tribolo, fu mandato da Cosimo I all'Elba nel 1550 per estrarre un blocco di granito e lavorarlo a forma di “tazza” per la fontana di Boboli, un oggetto dal diametro di 7 metri circa e del peso stimato di 8 tonnellate. Ma gli studiosi che hanno per varie ragioni citato questo fatto, hanno preso come riferimento pressoché unico (per quanto ne so) il passo delle Vite de' più eccellenti scultori, pittori, e architettori in cui il Vasari dice che “Fu mandato il Tribolo da sua eccellenza nell'isola dell'Elba, non solo perché vedesse la città e porto che vi aveva fatta fare, ma ancora perché desse ordine di condurre un pezzo di granito tondo di 12 braccia per diametro, del quale si aveva a fare una tazza per lo prato grande de' Pitti, la quale ricevesse l'acqua della fonte principale. Andato dunque colà il Tribolo e fatta fare una scafa apposta per condurre questa tazza, e ordinato agli scarpellini il modo di condurla, se ne tornò a Fiorenza”. Il fatto che il Vasari fosse contemporaneo del Tribolo, sicuramente depone a suo favore in merito alla veridicità delle sue affermazioni, che però andrebbero corroborate da altra documentazione.
Il viaggio del blocco di granito ha dato la stura a affermazioni le più fantasiose: per qualcuno imbarcato a Marciana Marina, per altri lavorato in loco dalle maestranze di Pietro Tacca (ma qualcosa non torna nella cronologia...). Altri ancora sostengono che un blocco ancor più grande fu abbandonato in loco perché si spaccò nell'estrarlo dalla roccia e ancor oggi si può vedere. Il racconto un po' rocambolesco e fantasioso di questo blocco di granito continua con lo sbarco a Livorno, col viaggio lungo l'Arno, coll'arrivo a Porto di Mezzo e col trasbordo su un carro trainato da venticinque paia di buoi che, percorrendo la via pisana, doveva condurlo a Firenze. Il carro era così grande che dovette essere allargata a forza di scalpelli la Porta al Prato, porta po' lontana, fra l'altro, dall'itinerario della tazza. Qualcuno, contraddicendo il Diario fiorentino del contemporaneo Lapini, indica nel Castello di Lastra a Signa quell'intervento alle porte, che da qual giorno mai più potettero esser chiuse (c'è da chiedersi se fosse stato indispensabile passare proprio dall'interno del castello...). Il blocco pare che arrivasse a Firenze nel 1567, anno in cui il Giambologna mise mano alla realizzazione della fontana: un viaggio durato 17 anni. Di sicuro la fontana, di cui la tazza in granito faceva parte, fu collocata al centro dell'”Isola”, dove ora si trova, nel 1637.
Una memoria dell'Archivio di Stato di Firenze (Guardaroba medicea, 551, c. 83v), menziona una lettera che il Tribolo avrebbe scritto da Pisa a Pierfrancesco Ricci, maggiordomo del duca, prima di imbarcarsi per l'Elba: “Adì 21 di marzo 1671 – Ricordo come fino dell'anno 1550 del mese di aprile il Tribolo scultore così chiamato, scrisse di Pisa al Signor Pierfrancesco de' Ricci all'ora maiordomo del Serenissimo Granduca Cosimo primo, come li era stato ordinato di partire per l'Isola del'Elba perché egli cercassi di far cavare del granito per fare i vasi della fonte di piazza, e per quella de' Pitti, asserendo che solo nella detta Isola del'Elba, si trovano detti graniti, e di quivi si cavavano dalli Antichi per le colonne della Rotonda di Roma; come per lettera del sopraddetto Tribolo dataci dall'Illustrissimo Signor Marchese Cerbone del Monte, in filza di negozi a n. 29”. Anche se l'originale della lettera se ne sta ancora nascosto da qualche parte dell'archivio fiorentino, questo documento rafforzerebbe il racconto del Vasari (per inciso: il Tribolo si ammalò appena tornato dall'Elba e morì pochi giorni dopo, e questo è ben documentato).
Ecco che, in questo contesto, anche il racconto di Fra' Giuseppe appare di grande interesse. Una ulteriore conferma delle affermazioni del Vasari basata su una fonte non meno attendibile, quella della memoria popolare, che, per via del fatto reputato straordinario, si era conservata a distanza di un secolo e mezzo dall'arrivo del Tribolo a San Piero. Poco però ci dice sulla località specifica da cui il blocco fu estratto, poiché nel territorio di San Piero dovevano rientrare anche le cave storiche di Seccheto e Cavoli. Se qualcuno conosce il luogo dell'estrazione me lo faccia sapere...
di Fabrizio Fiaschi
Ricordiamo che nel pomeriggio di domani, mercoledi 20 dicembre, alle ore 18,00 presso la sala Luigi Nervi a Portoferraio, si terrà la presentazione del libro "Giuseppe da Fiorenza, Relazione delle Missioni e dell'Isola dell'Elba con le vedute de' luoghi più singolari e di molte particolarità della medesima", a cura di Fabrizio Fiaschi, (Persephone Edizioni) da cui è tratto lo scritto che pubblichiamo.
Didascalia dell'immagine: La fontana di Boboli con la tazza di granito dell'Elba. Da: Museo di famiglia. Rivista illustrata, Anno V, volume V, anno 1865.