Alla luce delle più o meno recenti performances degli “Archimedi” elbani, che riescono a smuovere con “idee originali” il mercato dei prodotti indigeni, ora con i dolcetti, ora con infusi o altro, ma che con l'isola hanno ben poco a che vedere (non me ne vogliano gli originali inventori, ma di caffè all'Isola non se ne produce neanche un chicco e le caramelle, se ben ricordo, sono commissionate in continente !) non sarebbe l'ora di concentrarsi di più su effettivi “prodotti locali”? Non vorrei, in mezzo a tutta questa originalità, tra qualche tempo, ritrovarmi al punto che a qualcuno venga in mente... che so!... di far trovare sugli scaffali “La Pasta dell'Elba” o il “Baccalà di S.Piero” o il “Pasticcio di Volpe di Poggio (evitate facili battute...!).
Così, prendendo spunto da un recente “A sciambere” su Scoiattoli di Mare e Aragostelle Nane (similitudine non del tutto campata in aria, come potete verificare a questo link: http://www.moebiusonline.eu/fuorionda/MangiareInsetti.shtml ) , fauna esotica (ma nemmeno tanto) del centro storico ferajese, e in considerazione di programmi TV di cucina estrema, nei quali il conduttore si aggira - anzi ne va alla ricerca! - tra scorpioni e ragni grigliati o fritture di insetti di vario genere, ho fatto due più due (uguale cinque!!!) e sono pronto a lanciare un'altra idea originale.
Considerando che il rapido depauperamento delle riserve alimentari (ad esso, anche all'Elba diamo il nostro contributo originale con le ricorrenti stragi dei germani - qui “depaperamenti”: l'originalità è che manca la “u” - che ormai abbondano su tutto il territorio elbano - rif. sia le papere che le stragi).... ho perso il filo... dicevo, … la scarsità di cibo e il fatto che gli insetti, per il loro alto contenuto proteico, saranno il cibo del futuro, non potremmo lanciare una originale tornata di ricette di “nouvElbe cuisine”, battendo tutto l'occidente sul tempo ?
Mi ricordo, un po' d'anni fa, uno “sghignazzo” del Mago Afono, sul Vernacoliere, che proponeva una suggestiva ricetta di “Pappardelle sul Cane Lupo”.
Cosa ci vieta allora di sfruttare quello che la Natura, che sempre sa essere coerente, ci fornisce a man bassa?
Quindi,... perchè non produrre dei bei barattolini, o meglio “latte” (che meglio si sposano con il nome dell'ingrediente principale) di blatte, infuse in latte speziato (si intona con la base), grigliate (anzi “grigliatte”...) e messe poi sott'olio... Il prodotto potrebbe essere commercializzato con il brand “BlattElba” e potrebbe aspirare addirittura alla D.O.P. (vista la peculiarità del territorio, la specie che lo abita ha ormai quasi certamente sviluppato delle caratteristiche che lo rendono una varietà fortemente localizzata).
(Se poi il prodotto non dovesse piacere in loco, i tanti elbani che nella bassa stagione migrano in Thailandia, potrebbero lanciare una redditizia esportazione verso i mercati orientali...)
Si tratta solo di “abbattere la barricata” e la fantasia non avrebbe più limiti: es. Catarulli al Moscato, Catelluchi all'Acquapazza, Impepata di Tarantole (pensa la ricchezza di un posto che per un solo ingediente, a seconda del paese, ti fornisce nomi diversi!).
E non abbiate preoccupazioni, non correremmo il rischio di estinguere le fonti di approvvigionamento: basta vedere la storia dei cinghiali...
Si aspettano proposte, intanto vado a farmi un aveggino di spezzatino di mardola coi tranapecori, per mantenere la creatività... e poi - si sa - i prodotti cucinati freschi sono sempre meglio di quelli conservati....
Il Punteruolo Rosso