Gentile Direttore,
il suo ‘corsivo’ odierno in “A sciambere” ha suscitato in me una contrastante reazione: da un lato il compiacimento per una cultura musicale profonda e puntuale, capace di recuperare ad attualità non solo la ‘lettera’ ma anche lo ‘spirito’ delle testimonianze; dall’altro, il rammarico per un giudizio ‘tranchant’ e ingeneroso sui dibattiti culturali che –pur ponendola in linea con il ‘trend’ attuale della polemica coi “professori”, ora ripreso dopo i fasti gelminiani dal nostro Presidente del Consiglio-, rischia di associarla alle varie ondate anticasta, individuando nell’attività intellettuale una fastidiosa pratica parassitaria.
In realtà il fatto che siano stati mobilitati “due studiosi giunti per destinazione dalla Soprintendenza” dice che il sito marcianese, da lei un po’ bistrattato, poneva delle domande degne di essere indagate dalla Scienza, e non erano esattamente quisquilie. Newton poté descrivere la legge di gravità perché vide cadere una mela –cosa in sé un po’ banale-; e Archimede scoprì la legge del galleggiamento facendo il bagno in vasca: voglio dire che il progresso della scienza non dipende tanto dall’oggetto quanto dalla capacità dello scienziato di ragionarci sopra e formulare delle ipotesi. Naturalmente la norma è che le ipotesi formulate non trovino conferma, e solo assai raramente esse hanno la rilevanza della gravitazione universale: ma guai se si smettesse di indagare solo per non passarci male. E poi, anche i risultati delle verifiche scientifiche non possono considerarsi definitivi: quante scoperte sono state condannate perché difformi dallo scolastico “Ipse dixit”, per trovare riabilitazione decenni o secoli dopo. E lo sviluppo tecnologico continuo lascia sperare in luminose prospettive di scoperte e di sorprese.
Voglio dire che la conclusione del chimico o dello scienziato archeologo –“non è un capello ma un crine di cavallo”- può anche essere provvisoria, e lascia spazio alla possibilità che il compagno della vetusta signora gelosa praticasse una certa intimità con una bella cavalla (o un bel cavallo), o che nell’ipogeo di Marciana qualcuno ci sia stato seppellito davvero…
Insomma, non si tratta di smettere di indagare su tutto ciò che ci incuriosisce, ma piuttosto di farlo con prudenza, umiltà, rispetto per chi si incontra sulla nostra strada intellettuale. Per il resto, è difficile che si facciano gran danni.
Il che, mi permetta, è diverso da quanto ella fa nel suo ‘corsivo’, apostrofando anche con qualche espressione irriverente e insofferente la passione indagatrice o la professionalità di chi si dedica alla conoscenza (nel caso presente, della propria terra e della storia).
Io, per esempio, fedele alla teoria del “riuso” nella storia delle comunità, vorrei verificare se l’obelisco posto alla fine di Cala Giovanna a Pianosa non sia da ricondursi al tesoro di reperti confiscati da Caio Giulio Cesare in Egitto e, attraverso Ottaviano e quindi Agrippa Postumo, trasferito alla nostra bella Isola a decorare la discoteca dello sfortunato principe. La forma è quella… Il dibattito è aperto.
Quindi la sua speranza “che con questa pallosissima tiritera –io direi più correttamente “con questa forse esoterica discettazione”- la facciano smessa” non può che essere un appuntamento a una nuova prossima fertile occasione.
Saluti e baci pianosini.
Luigi Totaro
Chiarissimo Professore
Mi perdoni, ma il suo intervento mi ricorda un po' l'agire del concittadino Mario Preziosi da adolescente; il successivamente serissimo e tranquillo alto ufficiale della Marina Militare Italiana, nella sua più verde età era piuttosto battagliero e incline - mi scusi per la caduta ferajese - a zupparsi, tanto che se perdeva un'occasione ci restava male.
Una volta che io litigai in maniera piuttosto violenta con un coetaneo, che pure a lui stava antipaticissimo, mi rimproverò di non aver fatto finta di soccombere o almeno di non aver tenuto le sorti del conflitto in stallo "Così - disse - io intervenivo per dividervi, e lo gonfiavo di cazzotti"
Se io ho tirato una sassata lei ha lanciato una cote, contro il movimento pippogeista, peraltro maramaldeggiando chi già la Soprintendenza cinica e bara crudelmente ferì .
Per sicurezza quindi la diffido formalmente da difendermi nel caso mi trovassi a questionare, come avrebbo detto Totò, con Chicche e Sia
Saluti e baci ferajesi