Quel tardo pomeriggio di qualche anno fa avevo con me in macchina lo stato maggiore della Federazione Italiana Canottaggio: il presidente, il vicepresidente e il segretario, vestiti di tutto punto e venuti all’Elba da Genova per non mi ricordo bene quale circostanza.
Da Porto Azzurro precedevamo verso Portoferraio ed all’altezza del semaforo (ex Bussola) c’era Fonzie sul ciglio della strada.
Era quello il segnale per chiedere un passaggio, alzare il pollice davvero non serviva.
E così lo caricai a bordo spontaneamente, come già fatto altre volte in passato, ma senza mettere in guardia i miei ospiti.
Misi su gli U2, alzai un tantino il volume ed attaccai bottone: un invito a nozze.
Se c’era una cosa che Fonzie amava davvero, quella era la musica.
E se c’era una cosa in cui Fonzie era maestro davvero, quella era di parlare “sopra” la musica.
Un linguaggio inconfondibile, un miscuglio di parole farfugliate, monosillabi ed ululati, integrato spesso e volentieri da un gesticolare unico nel suo genere.
Quel linguaggio, parte integrante del personaggio, era ormai di facile lettura ed interpretazione per noi elbani.
Già, per noi elbani…..poveri genovesi!
Ignari di chi avevo caricato a bordo ben presto commisero il più fatale degli errori: non annuivano mai e, peggio ancora, osavano contraddirlo.
Fu uno show, un rincaro di dose dietro l’altro, vi lascio immaginare, che risate che mi ha fatto fare...
Grazie Gabriele.
E se per caso mi azzardavo ad abbassare il volume dell’autoradio (almeno quello) ce n’era anche per me, mi batteva sulla spalla esortando “alza, alza, alza….” .
Quando Fonzie scese di macchina i genovesi erano stravolti: li aveva massacrati, letteralmente.
Con un filo di voce il presidente, seduto davanti, mi domandò “ué belin, ma sto qua lo conosci?”
“Lo conosco sì. E qui chi è che non lo conosce?” gli replicai, “è Fonzie”.
E non aggiunsi altro, davvero non serviva.
Michele Melis
Caro Michelino, il tuo buffo e tenero racconto mi ha fatto ricordare una storia che non c'entra niente con Fonzie ma con la bizzarra fauna umana locale e col "come ti spettino il contintentale" sì ...
Dunque all'epoca gli amministratori dell'Ente per il quale lavoravo mi affidavano spesso il compito di fare compagnia-aiutare, in loro vece, ospiti dell'Isola che venivano qui per compiti istituzionali.
E quella mattina "le clienti" erano due signore più mature di me (che all'epoca avevo un quarantina d'anni) che facevano un sopralluogo per l'organizzazione di una manifestazione per il contrasto dell'uso di stupefacenti tra i giovani. Le raccomandazioni erano quelle di essere particolarmente collaborativo.
Tanto che mi presentai al porto in una inusuale mise, in giacca e cravatta e con l'auto che dopo tempo immemore aveva rivisto l'autolavaggio.
Come mi era stato ordinato dovevo portarle a pranzo, ma intanto che si aspettava che si facesse l'ora, condussi le mie serissime ed eleganti ospiti, al Bar Roma (lato Calata ai tavoli esterni, non c'era l'attuale gabbione-similacquario di plexiglass) per iniziare a discutere i loro problemi logistici e intanto prendere un aperitivo.
Le signore, due donne un po' abbottonate e "sul susino" (diciamo per gli italiani formali e pure un po' altezzose) mostrarono di iniziare ad apprezzare il trattamento e si era appunto cominciato a ragionare della loro manifestazione contro la droga, quando non ti passa a bordo di una scassatissima auto una mia amica, a essere buoni, diciamo un po' particolare..e naif!
Terrorizzato perché capivo come sta andando a finire, la vidi "puntarmi", ormeggiare il suo catorcio a bordo sdrada (ma più in mezzo che di lato), balzare giù e raggiungermi al tavolo, sedersi senza minimamente considerare le mie ospiti e sparare:
"O comunistaccio - mi chiamava così - ma come ti sei conciato? Con la gravatta! Sembri il cane di un signore! Ma come stai?"
Forse mi uscì un "bene e te?" molto strozzato, perche avevo notato anche una vistosa scucitura dei suoi jeans proprio in un punto che a chiamarlo "topico" non si sbagliava comunque, e che rivelava un a me del tutto sconosciuto nuovo aspetto della mia terza interlocutrice: il fatto che considerasse le mutande come optional.
Non bastasse partì dicendo:
"Guarda ora sto proprio bene ... vengo dal SERT sto in "scalare" di metadone, lavoro e - ahahaha ho anche trovato uno che mi da un bel po' di fava!"
Sgomento volsi gli occhi alle mie ospiti, e come temevo vidi che l'alterigia si era trasformata in disappunto e disprezzo.
"Proprio bene .. - ripeté - proprio bene"
"A parte - dissi puntando il dito verso il basso e guardando in alto - che hai le tonsille un po' infiammate"
"Eh? Come? Nooo... Uh ... ma guarda qui .. che figura! Ahahah .. ora mi tocca tornà a casa!"
"Meglio sì! - dissi ormai scoraggiato mentre si allontanava e tentavo penosamente di riavviare la conversazione con le due signore - dicevamo?"
Seguì solo un imbarazzato (mio) e quasi sepolcrale spietato (loro) silenzio, quell'incursione aveva completamente distrutto la mia credibilità!
Mi alzai, farfugliai facendo intendere che andavo alla toilette, in realtà appena fuori dagli sguardi schifati delle due, mi attaccai al telefono chiedendo al Presidente che mandasse immediatamente qualcuno che mi sostituisse ...
"Perché?" chiese lui
"Perché mi sento male - e non mentivo - e se resto faccio danni!"
Sostituito prontamente nel mio ruolo di cavalier servente disarcionato, dopo aver formulato scuse che caddero nel totale gelo mi allontanai.
Partii da là che ero incazzato per la involontaria figuretta che avevo fatto, ma alla fine (può accadere) pensando alla faccia delle due "combattenti contro la droga" opportunamente "spettinate", fui colto, mentre guidavo, da un incontenibile attacco di risate... allentai il nodo scappino della cravatta e la frullai dietro ... c'era ancora quando, tempo dopo, portai (faticosamente, a tre cilindri) a demolire quell'auto da Bastiano, defunsero insieme.