Ma che ce frega ma che ...
Anch'io vorrei trincerarmi dietro ad un “ ma che ce frega” ma è troppo intrigante quanto ho letto sulla rubrica “a sciambere” comparsa il 27 u.s. Che non posso esimermi dal rispondere.
Solo oggi 10 maggio ho potuto leggerne il contenuto poiché casualmente mi venivano riferite notizie sul caso in oggetto solo ieri.
Ebbene cosa è successo il 25 aprile posso riferirlo con estrema precisione perchè ero là in piazza della Repubblica con altra gente altri amici ed anche qualche familiare, ed ero in buona compagnia perchè c'erano pure una ventina di musicanti componenti della banda cittadina, tra i quali anch'io col mio trombone, quello che se soffi fa po po po ! Tanto per capirsi !
Si sono un componente della banda e posso dire a quanti abbiano la pazienza di leggere fino in fondo che dall'anno della sua costituzione questa banda ha sempre suonato in occasione del 25 aprile.
Abbiamo visto passare sindaci,assessori rappresentanti di partigiani e combattenti e reduci e tutte le volte la cerimonia è stata caratterizzata da due momenti e più precisamente : prima dell'inizio ufficiale quando la gente comincia ad arrivare la banda intrattiene il pubblico suonando marcette o pot-pourri di musiche popolari, poi quando dall'angolo della posta si affacciano i primi labari la banda smette di suonare e si allinea alla ufficialità dell'evento.
Ebbene anche quest'anno è accaduta la solita cosa abbiamo suonato due raccolte di musichette tra le quali qualcuno ha individuato la società dei magnaccion , scivolone imperdonabile tant'è si legge che subito si è costituito un comitato di antifascisti che attribuiva al sindaco Ferrari in combutta con Marini la responsabilità di aver stilato il programma musicale della manifestazione.
Ma lo scivolone è quello della signora Rossella Bottai che non l'ha fatta passare liscia ed ha sputtanato tutti on line rimproverando ,malgrado la sua attenta partecipazione di non aver captato le note di “bella ciao”:
Ma dov'era la signora Rossella ,forse si era assentata o forse assopita su una panchina ed allora per sua sfortuna non ha ascoltato le note del “silenzio”, sa signora a cosa mi riferisco, no a quello di Nini Rosso ma a quello che ti fa inumidire gli occhi ed accapponare la pelle e poi non si è accorta dell'Inno di Mameli e poi signora Rossella ci confidi che fine aveva fatto e qui si regga bene magari agguantandosi al direttore Rossi, perchè mentre la manifestazione stava terminando è partito quel pezzo che dice:” una mattina mi son svegliato..... parappappa rappappa rappappa pa pa pa “ e mentre il trombone spingeva a colpi di po po po, la grancassa in controtempo scandiva umpa umpa ed sassofoni tiravano come gregari in fuga (questa l'ho rubata a Paolo Conte) , lei signora Rossella non si è accorta che la banda suonava, a coronamento della manifestazione, proprio “Bella ciao”.
E tu Sergio alla prima c.....a che leggi in mondo visione dai credito senza accertarne la veridicità e poiché non eri presente avresti dovuto scovare qualcuno della banda per confrontare le notizie.
Comunque lungi da me la presunzione d'insegnarti alcunchè ma lasciami almeno dire che talvolta anche i più ganzi incrociano il loro destino con la classica buccia di banana.
Con immutata stima ma sopratutto immutato affetto
il primo trombone della banda
luciano paolini
Caro Luciano
"Tantoque bonus dormitat Homerus", permetti anche a me una citazione furtiva (a proposito, la tua di Conte - in una delle canzoni che amo di più - è sbagliata, i gregari non sono in fuga e neanche citati).
"Ogni tanto si addormenta anche il buon Omero" dunque, e se si addormenta lui figuriamoci se non ci possiamo addormentare (e si può sbagliare) io, la signora Bottai e pure tu.
Quindi "Bella Ciao" è stata suonata almeno a conclusione - bene - chiedo scusa per l'errore, anche se, non essendo presente, avevo scritto "stando a quanto scrive la signora Rossella non si è suonata Bella Ciao". Lieve attenuante però perché, hai ragione, dovevo verificare.
Aggiungo però che penso che agli amici Ferrari e Marini (che mi paiono un po' come una coppia di vecchi coniugi che non si sopportano, ma che non si lasciano, anzi stanno appiccicati come culo e camicia, per continuare a farsi dispetti) non occorra ordire complotti per riuscire a non apparire antifascisti, neppure il 25 Aprile, ci riescono già benissimo al naturale.
Il primo cittadino ed il secondo (per non parlare del resto del plotone) sono assimilabili ad un antifascista come io e te insieme somigliamo alle gemelle Kessler nei loro più verdi anni.
E proprio di quello volevo parlare (con l'escamotage giocoso della "società dei magnaccion", della decontestualizzata "rificolona" e della supposta mancanza - o marginalità - di "Bella Ciao")
Il punto è che, non la sola signora Bottai, non i soli "antifascisti" presenti, hanno parlato di un intervento del Sindaco assai poco "resistenziale", una prolusione che sembrava scritta per il 4 Novembre, Festa delle (peraltro rispettabilissime) Forze Armate, non per celebrare la festa della Liberazione del popolo italiano dal giogo nazi-fascista.
E terminavo, nell'anno del non celebrato 150° della nascita di Pietro Gori, suggerendo, a chi quando pronuncia le parole "Resistenza" e "Partigiani" viene colto da un attacco di orticaria (per cui di solito evita), di non celebrarlo proprio (così come altri, anche all'Elba, hanno fatto) il 71° della Liberazione prossimo venturo.
Nel caso noi antifascisti senza se e senza ma, ce lo celebreremo da soli. E se la banda volesse essere presente sarebbe certo un valore aggiunto, magari suonando anche l'Inno al Maggio (che poi è una parodia goriana del Coro del Nabucco verdiano) e L'Inno dei Lavoratori del Mare (Gori-Benci) a parziale risarcimento delle sgarbate dimenticanze assessorili della memoria di un grande concittadino.
Ricambio stima, affetto rilanciando di un abbraccio e ringraziandoti per la divertente e garbata critica
sergio
PS - I tromboni: nel senso degli ottoni li amo assai, nel senso dei bipedi retorici un po' meno.
(ogni riferimento a personaggi reali e locali non è casuale ma da noi fortemente voluto)
In foto - quasi d'epoca - Luciano Paolini col suo strumento