13 dicembre 1973, ore 11 di un mattino freddo, davanti al Comune di Portoferraio c'era una manifestazione: eravamo indignati, perché dopo quattro anni restava impunita una strage di Stato (che impunita è ancora): ci presentarono:
- tu eri già una prof., appassionata di archeologia e storia dell'arte, sottratta alle frequentazioni degli intellettuali della sinistra capitolina, prima spedita ad insegnare greco e latino in Ciociaria ed ai Lumbard bresciani, e poi a spiegare Dante ed Ariosto, Leopardi e Quasimodo ai più duri selvaggi elbanesi di un istituto professionale;
- io lavoravo in Provincia, ma avevo già scritto i miei primi articoli sull'Unità, ed ero il segretario di una sezione del P.C.I. che contava 740 (settecentoquaranta) iscritti.
Insieme superavamo a fatica il mezzo secolo, ma all'epoca si diventava "grandi", nel senso di adulti, autonomi, politicamente orientati, molto in anticipo rispetto ad oggi. I giovani in politica lo erano pure anagraficamente.
Le nostre necessità del momento, si incrociavano e sovrapponevano: io volevo tornare ad occuparmi di cultura all'Arci, tu volevi rompere la noia dei pomeriggi isolani, coinvolgere i tuoi ragazzi in attività che aprissero le loro menti a nuovi interessi.
Due giorni dopo eravamo già al lavoro, scoprendo di essere "complementari" in maniera perfetta, una coppia di ferro, capace di macinare, come accadde, per mesi ed anni, una mole di lavoro culturale/politico impressionante, producendo ricerche, animazioni, spettacoli, quaderni etnografici, partecipando a battaglie civili come quella referendaria del 74, quando la oscurantista DC di Fanfani (quello che la attuale Ministra Boschi ha dichiarato suo modello ed ispiratore) voleva abrogare l'appena conquistato divorzio. Ma vincemmo e fu una grande festa.
Certo quella politico-culturale non era l'unica passione che ci saldava (non saremmo diventati genitori delle stesse figlie e nonni degli stessi nipoti) ma il comune sociale sentire, la vivace dialettica familiare sono stati un formidabile collante, una componente decisiva del nostro stare insieme per circa 13.000 giorni.
25 Maggio 2010, ore 21 di una sera profumata di una primavera: te ne andavi con la stessa lieve dolcezza con cui eri passata sulla Terra.
Non starò, oggi che ricorre il quinto anniversario, a ricordare chi sei stata, quanto di buono hai seminato, non ricorderò la tua intelligenza, la tua ironia ed il tuo altruismo ad una comunità che in grandissima parte ti ha conosciuta. Sarebbe inutile e non saresti d'accordo.
Racconto, in poche righe, un episodio minimo e poco noto di quegli ultimi giorni di cinque anni fa: anche allora c'erano le elezioni, anche allora Maria Grazia era candidata, la nostra candidata. Tu stavi lontana da casa, in ospedale a Livorno, mi telefonasti per dirmi: "E ricordati di portarmi su il certificato elettorale che voglio votare ..." e quando sbottai dicendoti: "Ho capito è la terza volta che me lo dici..." rispondesti: "... 'un si sa' mai col capo che hai!" Sono convinto che stavi ridendo. E ci andammo vicini a cogliere il risultato, anche con il tuo ultimo voto, il tuo ultimo manifestarti ragazza graniticamente di sinistra.
Ci riproviamo Patrizia, vedremo di vincere pure per te. Ciao
Sergio
PS
Ora mi ricompongo e ritorno a fare il direttore del giornale che garantisce a tutti i contendenti pari visibilità