AVETE MAI PENSATO DI FARE UN CAMPO REGOLARE ?
" Si , infatti, il nonno di Rodrigo del bar vendeva tutto il terreno alle Vaccarelle per tremila franchi io andai subito dal solito commissario a proporgli l'affare e lui mi rispose :" Che …che… che... soldi per il pallone io non ne spendo!" Pensate un po' che affare avrebbe fatto per il comune se l'avesse preso. Molti anni dopo, infatti, è stato comprato per farci il campo ed è stato pagato fior di milioni.
HAI DEI RIMPIANTI PER QUEI TEMPI ?
" Nonostante tutto quello che si dice, io bene come oggi non sono mai stato. Tempo fa venne un compagno che forse lo pensavo più furbo, più avvantaggiato e più giovane di me, mi disse : " Ciao Cafiè, lo sai che c'è, bisogna fa la rivoluzione. Risposi : "Che voi fa tu ? Ma sei matto ? Stai calmo eh ! Io la rivoluzione l'ho conosciuta a Piombino nel 26, ero piccolo, ma capivo quello che era. Lo sai quello che ci vuole per fa' la rivoluzione in piazza ? Gli operai e i figli degli operai, in piazza i signori non ci vengono, ma poi perché vuoi fa' la rivoluzione ? Lui mi dice :"Lo sai che per comprà un paio di scarpe ci vogliono 50.000 lire? Risposi : " Lo sai che quando costavano 5 franchi il paio non ce ne avevo nemmeno uno, ora ce n'ho sei o sette paia e la mattina non so quali mettermi, finisce che mi metto le ciabatte perché ci sto meglio". La mia vita è stata travagliata però la fame non l'ho mai sofferta nemmeno in tempo di guerra. Partivo con una barca carica di vino, andavo in bocca all'Ombrone, oltre 40 miglia marine, a remi e a vela per barattarlo con i contadini che ci davano il grano. Per questo ci avevano chiamati " mercatisti neri". Ma una sera al bar da Marina il povero maestro Figaia, sindaco di Capoliveri, ci difese e disse : "Cambiamogli nome a questi ragazzi, mettiamogli il nome di mercatisti azzurri, perché ci hanno levato la fame, se non portavano il grano dall'Ombrone…." A Capoliveri avevamo tanto vino da buttar via ma non avevamo grano.
Cafiero ci ha detto molte altre cose che per motivi di spazio siamo costretti a tralasciare. E' inutile dire altro, questa intervista ci ha affascinati e ci ha fatto capire qual era la realtà passata e lo spirito con il quale questi personaggi umili ma nello stesso tempo famosi hanno affrontato la vita.
A microfono spento Cafiero finì di raccontare l'episodio del mercato nero. "Mentre in Naregno caricavamo la barca di vino per barattarlo col grano, ci accorgemmo della presenza di un finanziere, il figlio della postina, che dall'alto ci osservava minaccioso, Sarchione che era il capo barca mi disse di andare a sentire che voleva; io che ero il più giovane, quasi un bamboletto, con grande difficoltà andai a riferire, ma non ebbi risposta. Lo dissi a Sarchione, che senza batter ciglio mi rimandò dal militare a dirgli:" che se 'un si levava dai coglioni avrebbero fatto una buca e l'avrebbero sotterrato." Riferii impacciato al militare che io non c'entravo nulla, che mi era stato comandato…lui, facendo finta di nulla, mi disse che non voleva nulla, che passava di lì per caso e così se ne andò.
Finito con Cafiero incontrammo, seduto al bar di Flora, Sarchione, venne spontaneo raccontagli dell'intervista appena avvenuta e dell'episodio che lo coinvolgeva, con lo sguardo birbo confermò che quelli erano tempi duri che bisognava arrangiarsi per non patire la fame, pensate un po' disse : " Una volta dalla fame che avevo mi mangiai una coffa di ficolindi, voi lo sapete che li ficolindi intagneno, così dopo due o tre giorni avevo 'na pena di corpo che un ne potevo più, sdraiato sul tavolino di sala mugliavo dal dolore e la mi moglie, povera donna, mi dovette cavà la (omissis) di (omissis) co' lo sticciolino.
(NDR sugli omissis: perfino la nostra redazione, adusa a dei linguaggi talvolta poco oxfordiani, una volta tanto piegata dalla incommenbsurabile grezzura del fiero popolo capoliverese, alza bandiera bianca ed appone due pavidi "beep")
Fortuna volle che i ragazzi si erano allontanati per fare una partita a calcio-balilla gratis perché Alessandro toccando per caso la levetta del biliardino aveva fatto scendere 6 palline.
Fatti e personaggi veri, reali e non come si dice oggi di pura fantasia, questo è il bello della nostra storia. Che tempi!!!
Luciano Geri "il maestro".