Leggo con piacere, che finalmente la salma di Vincenzo Marino, troverà una degna sepoltura.
Riguardo la vicenda, sento il dovere di ringraziare pubblicamente Sergio Rossi, che utilizzando sua testata giornalistica ha denunciato l’abbandono del cadavere nelle celle frigorifere dell’obitorio ospedaliero, notizia ripresa da molti altri giornali anche a tiratura nazionale e che ha attivato slancio le innumerevoli iniziative di solidarietà che conosciamo.
Un plauso, va sicuramente a tutti coloro che si sono attivati affinché questo corpo potesse ottenere un suo funerale, resta il fatto che la Comunità Portoferrajese, ne esce con una pessima figura. Le vicende burocratiche non hanno giustificazione, per prima cosa si tumula la salma a spese della collettività, il recupero dei costi, se dovuti, può avvenire in un secondo tempo, anche perché in Italia abbiamo mezzi come Equitalia.
Gli oltre 300 giorni d’esilio di Napoleone sull’Elba, hanno diffuso onore e notorietà per l’Isola
Quegli oltre 100 giorni di esilio di Vincenzo Marino in una cella frigorifera dell’ospedale, seminano solo deplorevole vergogna, per molte istituzioni di questa Città.
Dante Leonardi
Caro Dante
Ti ringrazio per l'apprezzamento, che non è però più di tanto meritato. Chi fa il giornalista e si trova di fronte ad una notizia di rilevanza sociale (nel bene o nel male o ancora nel pessimo come nel caso di che trattasi) la deve dare, facendo niente altro che il suo mestiere ed il suo dovere.
Caso mai dobbiamo essere grati a chi - non posso purtroppo citarlo - ci ha avvertito dell'incresciosa situazione creatasi e ci ha sollecitato ad intervenire, così innescando il giusto interesse degli altri organi di informazione e della intera comunità elbana che, indipendentemente dalla fonte da cui ha saputo come le cose stavano, si è dispiaciuta ed indignata per quanto è accaduto.
Ciò premesso aggiungo a quanto hai scritto una breve considerazione che è la seguente: questa Isola, ogni volta che ci si trova davanti ad un fenomeno "acuto", "sentito", riesce a dare contemporaneamente il peggio ed il meglio di sé. Ma se, da una parte, il caso ci fa affondare ancora una volta il dito nella piaga della inefficienza amministrativa che ci tocca "ciucciarci", in conseguenza del fatto di non aver saputo creare una vera e diligente "classe dirigente", d'altro canto si deve registrare che è stata veramente incredibile la partecipazione alla vicenda dei normali cittadini. Ed è stata una partecipazione di qualità.
Provo a spiegarmi: mentre scrivevo quel pezzo - difficile per la sua delicatezza - mi era presa la paura di scivolare (era facile) nel macabro, di finire per toccare involontariamente le basse corde dell'immaginario morboso collettivo. E guarda Dante che quando ho visto che il pezzo lo leggevano in migliaia e migliaia di persone la paura mi si è acuita. Però poi ho iniziato a leggere i commenti, giunti anche essi in numero abnorme, le decine di dichiarazioni di disponibilità "a fare qualcosa", oltre quelle di chi poi la vicenda l'ha concretamente risolta. Allora ho tirato il fiato e capito che la componente motivazionale principale a leggere quegli articoli (pubblicati da noi ed altri) non era la pura voyeuristica curiosità, ma erano il civismo, la pietà, la dignità delle persone che, appunto, si dispiacevano indignandosi.
Caro Dante ho sempre pensato (e pure scritto) che, in democrazia, un popolo, una comunità si ritrovano i governanti ed i maggiorenti che si meritano.
In positivo, storie come questa, mi istillano il dubbio che ciò non sia sempre vero.
sergio rossi