Mi sento soddisfatto e gratificato per aver acquistato il mio nuovo Smart tv multimediale da sessantotto pollici in definizione 4K. È super accessoriato, con l’hard disk incorporato per vedere anche il “video on dement”. Proprio un bel regalo di Natale e anche se mi è costato un po’ di soldi, ammirare l’apertura del Giubileo con Papa Francesco in Ultra HD è stato davvero emozionante. Mentre girello i canali col telecomando touch, mi soffermo su un’immagine che attira la mia attenzione.
C’è un artista di fama internazionale che rivolgendosi al pubblico ripete:
I love you, i love you, i love you e poi sempre in inglese con le braccia rivolte al cielo dice: “life is wonderful”, la vita è meravigliosa.
Ma chi è costui che ha la presunzione di dirci che ci ama, questo falso profeta che vuole darci la sua benedizione? I suoi fan lo acclamano e vanno in delirio per le sue parole, ma per me è un tronfio che riesce ad amare e ingigantire solamente il suo ego.
E la vita, è davvero meravigliosa?
Mia nonna che ha vissuto la guerra e campava con grossi sacrifici, aveva una visione più realistica dell’esistenza e diceva:
“La vita è una grande fregatura.”
Non sopporto l’ipocrisia, tanto meno quella del dio-artista e decido di cambiare programma. Rimanendo in tema di falsità incappo in una trasmissione politica, i cui invitati sbraitano, urlano e si insultano a vicenda. Hanno tutti ragione e in sottofondo passano le immagini di Palazzo Chigi con gli “Onorevoli” durante una baruffa. Mi ricordo quando gli ho visti tutti emozionati, seriosi e impettiti giurare fedeltà alla Costituzione e alla nostra Patria. Il risultato del loro impegno ce l’abbiamo tutti i giorni sotto gli occhi. Ma che razza di invertebrati sono? L’Italia è alla rovina e loro portano fedeltà e attaccamento solo alla poltrona. C’è sempre più povertà nel nostro Paese, c’è chi si ammazza perché la sua dignità è stata calpestata e distrutta e loro senza alcun decoro pensano solo ai quattrini e al potere. Disgustato, cambio canale con la speranza di trovare qualcosa che mi faccia stare meglio; sono stufo di ascoltare sempre discorsi stantii, triti e ritriti, mai seguiti dai fatti. Finalmente una pausa pubblicitaria. Nooo! È la reclame dei profumi, col macho e la superdotata con la frase incomprensibile che caratterizza il prodotto. Ne hai vista una, le hai viste tutte, come i dibattiti politici. Sto per ripigiare il ditino, quando appare uno spot Natalizio sullo stile coinvolgente “Dove c’è famiglia c’è casa.” Fa bene rafforzare la famiglia almeno nelle pubblicità.
Alla fine c’è un bimbo col mandorlato in mano che dice soavemente:
“Fate i buoni!”
Accidenti, una fitta mi trafigge il cuore lasciandomi senza respiro; il bambino ha messo il dito nella piaga e incomincio a riflettere. Mi sento buono o cattivo? Onestamente non lo so. Come essere umano, non sono né buono né cattivo, ma mi alterno in ambedue i ruoli.
In diverse occasioni però, mi sono comportato con indifferenza. Non mostrare interesse o sentimento nei confronti di qualcuno, a volte è peggio della cattiveria.
Sono disponibile e sentimentale all’interno della mia famiglia, ma al di fuori indosso la corazza per proteggermi dal mondo e lascio che tutto vada nel suo verso, senza esserne coinvolto.
Ma come faccio a non pensare a quel bimbo glabro e bianco come il latte che l’altro giorno ho incontrato per la strada, o alle immagini di guerra coi bambini trucidati che vediamo di continuo nei telegiornali? Bimbi innocenti che tutti i giorni muoiono di fame, di malattia o nelle guerre.
Non c’è distinzione tra i bambini. Sono tutti uguali: bianchi, neri, gialli. Cristiani, Induisti, Islamici, Buddhisti e Ebrei, sono tutti uguali. Nascono innocenti e siamo noi con le nostre convinzioni, spesso assurde, a plasmarli a nostra immagine e somiglianza.
Ma in fondo al cuore, non siamo indifferenti a certe ingiustizie, anzi ne siamo inorriditi e vorremmo reagire, ma poi ci giustifichiamo dicendo: “Cosa ci posso fare? La guerra finirà, le malattie ci sono sempre state, l’essere umano è malvagio e cambiarlo è un’utopia. La vita continua.”
Ma siamo davvero soddisfatti della nostra scelta?
Continuo nella mia riflessione e faccio un semplice confronto. Da una parte mio figlio, alto, robusto e pieno di vita; dall’altra quel bimbo gracile, smunto e slavato che sta aspettando la sua fine. Rivedo Daniele il giorno di Natale, quando sballa i regali trovati sotto l’albero. Dapprima con entusiasmo, poi sempre con meno interesse e dopo il quarto, lascia gli altri pacchi senza neppure scartarli. Ci sono bimbi che non ricevono i regali a Natale e non hanno neppure qualcosa da mangiare gli altri giorni. La verità è che io sono stato fortunato, mentre a quel padre il fato gli ha sputato addosso. Se ci pensiamo bene, la differenza è sottile. Se qualche circostanza avesse interferito, forse quel bimbo col tumore, che muore di fame o che viene ucciso in guerra sarebbe stato figlio mio. E poi, come posso escludere che il comportamento dei miei nonni, dei miei genitori, il mio, con la nostra indifferenza, non possa aver contribuito ad alimentare le guerre, a inquinare e a far proliferare certe malattie degenerative? È come se fossimo legati tutti ad un filo invisibile ed un’azione non intrapresa o scorretta da parte mia, possa ripercuotersi su qualcun’altro dall’altra parte del pianeta. Quando ero bimbo i “grandi” buttavano ogni tipo di avanzi e di robaccia per la strada o nei campi, con la convinzione che: “Tanto la terra assimila tutto!”
La terra è stata soffocata dai nostri veleni ed è quasi al collasso. Oggi il senso civico è aumentato e rispettiamo un po’ di più l’ambiente, ma compriamo compulsivamente un sacco di cose inutili, che non riusciamo più a smaltire. All’inizio questi beni materiali ci fanno stare meglio, poi l’insoddisfazione ritorna a farci visita. Viviamo nell’opulenza, mentre sempre più gente soffre e cerca il cibo tra la spazzatura. Assorto nei miei pensieri non mi accorgo che la pubblicità del bimbo col panettone è finita da tempo.
Quando alzo gli occhi vedo con piacere che è incominciata l’ennesima puntata del “Grande fratello”.
Cambio velocemente programma e incappo in un reality show di Maria De Filippi. Certi programmi, coi loro personaggi, tendono a esaltare solo la bellezza esteriore, le banalità e sono di una vacuità di sentimenti estrema.
Il “messaggio” che comunicano è seguito da milioni di persone, soprattutto giovani.
Mi sento davvero giù di tono e ho bisogno di un ricostituente.
Voglio gustarmi un bel cioccolatino che mi addolcisca l’ amarezza.
Lo mordo con piacere e penso che vorrei tanto tuffarmi nella sua “irresistibile scioglievolezza” senza uscirne più.
Chiudo gli occhi per un po’, sperando di sparire.
Li riapro, ma qualcosa è andato storto. La cruda realtà è sempre lì davanti a me, c’è il mio televisore super accessoriato e l’adorata De Filippi.
La profonda delusione si trasforma in rabbia.
Prendo il telecomando touch, lo sbatacchio contro il muro della sala e per un pelo, di rimbalzo, non colpisco lo schermo del sessantotto pollici.
Che fortuna, il “video on dement” è salvo! Infastidito dalle immagini e dalla voce sgraziata di Maria, stacco la spina del televisore. Ahh che pace! Ascolto il più bel suono che si possa udire...quello del silenzio.
Nella tranquillità che mi circonda, sono inebriato da uno sprazzo di felicità.
Sarà il cioccolatino che fa effetto, l’estasi da video dipendente o qualcos’altro?
Credo di capirne il motivo:
è la consapevolezza di aver percepito, ma forse anche toccato quel filo invisibile che ci lega gli uni agli altri.
Se il mondo va così, perché devo lasciarlo andare?
Non posso lamentarmi di quello che non va e poi demandare la mia vita agli altri, a un’ Entità Divina, al destino, ai politici inetti. Voglio essere io causa e muovere quel filo nella maniera più giusta, affinchè ci sia un effetto e un risultato positivo.
In questo, secondo me, sta il vero cambiamento, la vera rivoluzione.
Non con le guerre o la violenza che portano solo altra distruzione, ma guardando più dentro di noi ed essendo consapevoli di questa nostra interdipendenza. Se i nostri rapporti con gli altri non funzionano, forse è anche perchè ci poniamo di fronte agli altri nella maniera sbagliata.
Raccogliamo in base a ciò che abbiamo dato, e se abbiamo dato rabbia, la reazione che ne riceveremo sarà di rabbia o di paura.
Se invece abbiamo raggiunto una serenità e pace interiore, comunicheremo pace e serenità agli altri.
E se cambiamo noi, cambia anche la nostra società.
Ho capito che tra esistere e vivere c’è una bella differenza.
Io voglio continuare a vivere e fare la mia parte con determinatezza, porgendo la mia mano a quel bimbo sfortunato che vive dietro l’angolo o all’altro capo del mondo.
Non scordiamoci mai di questo filo invisibile, che ci tiene uniti gli uni agli altri, perchè come dice la Grande Anima di Gandhi:
“TUTTA L’UMANITÀ È UN'UNICA E INDIVISIBILE FAMIGLIA”
Tanti cari auguri da “Il tempo per riflettere”
Email : iltempopreriflettere@tiscali