Correvano gli anni 60 e correva (ma non molto) una Lambretta rossa che stavo guidando verso Valle di Lazzaro dove c'era l'officina (la Mineralpetra) presso la quale lavoravo, sul sedile posteriore trasportavo Farchid Richard Rabahani, un buffo amico e compagno di lavoro, più noto ai locali con il soprannome di Chariba, un ragazzo di nazionalità iraniana che aveva girato il mondo al seguito del padre "missionario" della religione Bahai.
Chariba, che merita una digressione, per inquadrare il personaggio, era un ragazzo buono e intelligente ma parecchio confuso, si esprimeva in uno slang a componenti miste: un ferajese - più che italiano - venato da termini inglesi, ma anche tedeschi e persiani, che risultava comprensibile solo a chi più assiduamente lo frequentava. Confondeva spesso ad esempio il maschile col femminile; una volta annunciò tra l’ilarità generale che un tizio aveva avuto un incidente d’auto e s’era “rotto tutta la sportella” (nome che i nativi danno giocosamente all'organo sessuale femmineo).
Orbene, mentre ero in modesta "piega", percorrendo la curva del Ponte del Brogi, mi scoppiò la camera d'aria della ruota anteriore. Ora non avendo la perizia di guida di un Giacomo Agostini (il Valentino Rossi dell'epoca), in tale situazione era fatale che lo scooter finisse a terra, e noi due a pelle d'orso sulla carreggiata.
Nulla di grave però, solo vestiti mangiati dall'asfalto ruvido e graffi sull'epidermide in conseguenza dello "strofinone", l'unica frattura l'aveva riportata il manubrio della Lambretta.
Chariba si rialzò repentinamente) dalla "patta pe' le tere", era particolarmente incazzato e ne aveva ben d'onde: due giorni prima era infatti uscito da una breve degenza ospedaliera che aveva dovuto sopportare per un incidente singolarmente simile, nel caso, mentre stava sul sedile posteriore di un'altra Lambretta, quella (bianca) con la quale Ernesto Castells raddrizzò la curva di Sottobomba finendo con Chariba nel contiguo campo, allora mi pare coltivato a vigna.
Ma torniamo al Ponte del Brogi, dove Chariba stava moccolando a tutta randa, bene, mentre io restavo seduto a terra, soprattutto controllandomi le gambe, i ginocchi "sbucciati", e facendo l'elenco dei danni, passò un vecchio in bicicletta che ci urlò: "Vi sta bene popo' di dementi! così imparate a andare forte!".
Al mio compagno di sventura partì l'embolo, e così come era conciato per l'incidente, e pure di suo (pesava si e no 45 kg con le scarpe, e due kg erano di naso), si pose alla impacciata rincorsa dell'anziano strafottente, non era chiaro se aspirando a dirgliene o dargliene quattro, ma l'altro vista la relativa mala parata accelerò sfuggendo alla comica caccia.
Una ventina di giorni dopo tornando dal lavoro trovai mia madre preoccupata
"Che hai fatto? ti cercano i Carabinieri devi anda' in caserma..."
Sicuro di non aver combinato particolari guai, pensando a qualche malinteso determinato dalla pluriomonimia (ad avere un cognome comune e proletario capita), il giorno dopo mi recai nella vecchia caserma sulla Darsena.
Dopo essermi presentato al piantone e accompagnato al primo piano, fui lasciato, con il perentorio ordine di attendere di essere chiamato, davanti ad una porta chiusa.
Ci rimasi fiducioso per i primi 15 minuti, perplesso per il secondo quarto d’ora, scoglionato per il terzo, crescentemente incazzato fino al compimento di un'ora. A quel punto bussai alla porta.
"Avanti!" sentii pronunciare da una voce stentorea.
Il secco "si sieda!" del baffuto sottufficiale, l'aria un po' indagatrice, un po' schifata con cui il baffuto mi "prendeva le misure", guardando i miei capelli lunghi fino mezzo collo, la mia vistosa camicia gialla a fiori, e la studiata pausa di silenzio che ne seguì, mi fecero capire che pure il rompimento di palle della sosta che mi era stata inflitta, faceva parte della "strategia di indagine", che entrò nel vivo con un surreale dialogo:
Lei è epilettico !
Eeeeeeeeeeh?
Non faccia il furbo che ha capito ... lei è epilettico, e quando gli prendono le crisi casca dalla moto e poi aggredisce le persone è successo, l'hanno visto e ce lo hanno testimoniato...
Guardi mi sa che chi le ha raccontato questa favat.. questa sciocchezza ha fatto un po' di casino
Giovanotto non si permetta di usare certe parole, si moderi
Brigadiere io posso pure moderarmi ma, non soffro di epilessia , e poi guardi che chi soffre d'epilessia, dopo che è cascato, in tera ci resta, duro come uno stoccafisso, magari sbava, si può mordere la lingua, ma non pole aggredi' proprio nessuno.
Ah sì e lei come le sa queste cose?
Ho visto una signora che ce l'av…
Vabbé Vabbé però lei ha inseguito minacciosamente un signore in bicicletta ...
Non sono stato io, stavo a terra, a correre dietro (per modo eh, di dire mica l'ha preso) al vecchio è stato uno che era con me in Lambretta
Ah eravate in due... perché non me lo ha detto subito? e chi era?
Ma mica me lo ha chiesto in quanti eravamo! E' un mio compagno di lavoro si chiama (declinai in maniera smozzicata il complicato nome di Chariba, sicuro che tanto il Brigadiere avrebbe fatto tanta fatica a scriverlo che non lo avrebbero mai rintracciato)
Ma non era finita e dopo una pausa per riordinare le idee il mastino ripartì:
Allora ammette che era in terra perché era cascato essendo che gli è presa l'epilessia....
O Madonna Bona no .. so' cascato perché m'è stiantata la rota davanti ...
Nemmeno questo m'aveva detto!
Ma nemmeno questo m'ha chiesto!
Ero esasperato e sul punto d'arrendermi, forse sarei giunto a confessare qualsiasi cosa, anche di aver dato di mano al vecchio mentre ero in preda ad una crisi epilettica e rubato, già che c'ero, sullo slancio, la cassetta dell’elemosine in chiesa, purché quel tormento finisse …
Anche se era evidente il “non luogo a procedere”, lo zelante brigadiere si sentì però in dovere di approfittare dell’occasione per impartirmi una ammonitrice lezione di legalità, mediante un lunghissimo pippettone, di cui nulla capii (e dubito pure che lui stesso si capisse) ed assolutamente nulla ricordo, se non le occhiatacce che lo punteggiavano.
Finalmente licenziato riguadagnai casa, ma appena varcata la soglia fui calorosamente accolto da una “patta nel ceppicone” (per i foresti: schiaffo inferto nella regione tra collo e nuca) appioppatami da mio padre che – per inciso – portava il 47 di piede e aveva mani in proporzione.
Manco a dirlo l’affettuoso genitoriale gesto era accompagnato dall’accusatorio “Che hai fatto?” ed a quel punto pensai che era meglio il Brigadiere, che almeno non mi aveva pestato.
Ordunque, cosa mi ha indotto a raccontarvi una storia lontana mezzo secolo cari lettori che avete avuto la costanza di seguirmi fino a questo punto? In breve: riflettere sui genitori e carabinieri della mia adolescenza e notare quanto si sono evolute le due categorie in questo non breve lasso di tempo.
Ma mentre sul fronte dell’Arma la mutazione, transitata per una crescita culturale, ha prodotto un soggetto erogante un servizio sociale molto più capace di rapportarsi alla comunità in cui opera (quel mio Brigadiere sarebbe oggi totalmente improponibile), non sono affatto certo che le funzioni genitariali siano esercitate mediamente meglio di allora.
Anzi sono sicuro che il comunque esecrabile eccesso di pattone preventivo (o l’eccesso di pattone tout-court) di un tempo, non abbia prodotto danni maggiori di quelli che si profilano con un trend che mi viene da definire come l’attuale deriva verso il “sindacalismo genitoriale”, frutto perverso di un atteggiamento iperprotettivo verso la propria preziosa prole.
Negli ultimi anni ho assistito a (e talvolta scritto di) vicende assurde. Tanto per fare due esempi: minacce ad educatori rei di non valutare giustamente il genio di casa, partite di pallone tra bimbi di 8 anni con insulti di adulti (anagraficamente) al bimbo “nemico”, e finite a cazzotti all’arbitro o tra genitori delle opposte fazioni.
Temo di sbagliarmi ma quei genitori degli attuali adolescenti che, così proteggendo, così giustificando, così scusando a senso unico i propri virgulti e così ferocemente attaccando i (presunti) nemici loro, così indignandosi per il minimo stimato vulnus, così a loro ansiosamente provvedendo, così esaudendo ogni loro desiderio, corrono il rischio di mettere in circolazione una generazione di smidollati mai cresciuti.
E affrontare la vita da immaturi è molto più pericoloso che cadere da una Lambretta, è molto più dannoso che farsi una canna.