Se mostrassimo questa foto (scattata dai colleghi di Tenews che dedicano un servizio all'evento) e chiedessimo ad una qualsiasi persona ignara di cosa sia accaduto in questo paese nelle ultime 48 ore, magari pure non a conoscenza di chi siano i personaggi ritratti, e gli ponessimo il problema di interpretarla, siamo certi che risponderebbe che comunque ritrae delle persone affrante, forse colpite da un lutto.
Ma ieri non era il 2 Novembre, e se è vero che si ricordavano i caduti nella lotta di Liberazione dal nazi-fascismo è anche vero che la ricorrenza è entrata nel calendario della Repubblica Italiana per volere dell'allora Presidente del Consiglio dei Ministri Alcide De Gasperi come FESTA NAZIONALE. Festa appunto.
Intendiamoci, il gesto di rendere omaggio a degli scomparsi è comunque encomiabile, ma il rispetto dovuto a chiunque abbia perso la vita combattendo, non cassa la storia e le sue verità acclarate.
Tra i caduti ci furono quelli (anche italianissimi, arci-italiani) che spedivano chi aveva la "colpa" di essere ebreo, nomade, omosessuale, disabile, comunista, socialista o comunque oppositore di un regime liberticida, a crepare nei Lager di fame o gasato, e caddero quelli che ai mostri si opposero, non si arresero, fecero Resistenza.
Quindi, egregio consigliere che ci tiene a sottolineare che il suo funereo raccoglimento è super partes, accetti che tra i defunti c'era chi stava dalla parte della ragione umana e chi stava dalla parte del torto e torto marcio, c'era, traslando il concetto, chi stava dalla parte della morte (tanto da fregiarsi di teschi sulla divisa) e chi dalla parte della vita.
Non ho visto facce affrante (trovatene una se ne siete capaci, nelle molte foto che circolano) tra la gente che si è affollata sotto la lapide dedicata ad Ilario Zambelli, ed una ragione c'è, e risiede nella consapevolezza, di chi è democratico (in concretezza e non a discorsi) che chi è caduto, combattendo o meno, per mano fascista, dalla parte dei giusti, è morto per la libertà, per la libertà di altri - persino per la sua cupo consigliere - per un futuro di libertà che non ha goduto.
Sta in questo la ragione del contrasto, tra la sua mestizia ed il solare sorriso, colto sulla faccia di Lucia, sbocciato come "il fiore del partigiano" pochi metri sotto la ceramica dedicata al suo prozio Ilario, barbaramente trucidato, morto (ma non invano) alle Fosse Ardeatine.
Continui pure a macerare nella sua "paritaria" contrizione, per quella ragazza e per noi questa sarà, ora e sempre, la FESTA DELLA LIBERAZIONE.