La stagione estiva ha preso il via e nel canale è un continuo anda e rianda, pare che sia tempo di ingrassare le vacche.
L’altro giorno il reporter d’assalto amatissimo dagli elbani, arrampicatosi sul bastione sovrastante la spiaggia delle Viste, scrutava pensieroso in basso a sinistra, sotto il Forte Falcone.
Un ometto del posto, che passava di lì, lo nota e lo apostrofa come gli viene.
Om: ”Dick Dastardly, che studi? Ti vòi tirà disotto?”
Rep: “No no, guardavo l’erosione della parete rocciosa”.
Om: “Ah sì, è barato, ma è digià da un po’”.
Il reporter ammicca la nave gialla, in transito vicino a Monte Grosso e, prima che apra bocca, l’ometto lo blocca.
Om: “’Un me lo dì, eh?”
E invece sì.
Rep: “In nome della deontologia bla bla bla… giornale libero indipendente bla bla bla…e dalla par condicio!”
Om: “Par condicio? Mmmmm…” poi, dopo aver rimuginato bene bene “Dia’ane! Come l’hai presa larga! Dopo la compagnia dell’elbani, ora te la vòi piglià cor giallone? So’ arrivati l’altro ieri e gli dai subito il buongiorno!”
Rep: “Eh! Eh! Eh!” (come Muttley: medaglia medaglia medaglia)
Om: “Però sei fòri strada, qui è barato tutto pe’ i cazzi sua. La vòi ‘na dritta pe’ le tu inchieste? Lo vòi fa uno scup vero?”
Rep: ”Certo, sono qui apposta”.
Rep: “Sparale più piccine”.
Rep: “Giusto, mi concentrerò sul rapporto causa/effetti dell’onda di risacca della nave gialla. Dimostrerò che l’onda anomala è dannosa per la fauna acquatica…. monitorerò il fondale marino con un sofisticato sistema…. luci a infrarossi….. rilevatori sismici ad alta precisione….. onde gravitazionali multipartizione…. e vergherò numerazione…. sai che soddisfazione (del padrone)…...”.
Om: “One, one, one, e la fava di Tonacone! Più piccine t’ho detto, o perché ‘un vòi dà retta?”
Rep: “Ma io mapperò questo fondale e……”
Om. “E che vòi fà? Mandà Mister X a inventarià le tane dei polpi una per una? O a sfruzzicà l’holothurie tubulose?”
Rep: “Cosa sono?”
Om: “Cetrioli di mare o…….lasciamo perde le tu’ velleità, da cazzo marino appunto, e vieni giù con me, si fa prima”.
Detto, fatto: scendono insieme dalla stradina ed arrivano sulla spiaggia delle Viste.
Om (a bruciapelo): “Lo sai che da giovane facevo il domatore di polpi?”
Rep (incredulo): “Davvero?”
Om: “Ha’ voglia, me n’è rimasti due un po’ vecchiotti, stai a vedé: (con voce nasale) Bau Au Au. Bau Auuuu!”
Zac. Tempo cinque secondi (dieci, anche quindici vai….) e dal mare spuntano due polpi sciancati.
Rep: “Che schifosi!”
Om: “Già, sò du’ troiai, eh?”
Rep: “In effetti…..però sono identici!”
Om: “Praticamente gemelli”.
Rep: “Come si chiamano?”
Om: “Jiraglïard e Bastiàn”.
Rep: “Enchanté!”
Om: “Toi aussi contagé? Si vede che da ste parti l’influence français c’est fort….(e col dito indica a destra, al largo della striscia bianca) lo sai per esempio come si chiamano quei du’ scoglietti che fanno capolino tra l’onde?”
Rep (spazientito): “Non mi interessa. Allora, cosa siamo venuti a fare?”
Om: “A risolve il tu’ problema, ghiozzo”. E poi, rivolgendosi ai polpi: “Il mì amico qui vòle sapé se l’onda der giallone vi rompe ‘r cazzo”.
Polpi: scuotono la borsa e muovono la granfia n. 2 (eq.indice) con un movimento laterale avanti indietro, come un tergicristallo (trad. “No”).
Om: “Siete sicuri? Perché lui è convinto che…….”
Polpi: uniscono le punte delle granfie n. 1,2,3,4,5 (eq. pollice, indice, medio, anulare, mignolo) e le muovono in su e in giù, come una benna (trad: “Ca’a vòle issu?”).
Om: “Ascoltatelo invece, è capace…….”
Polpi: saltellano tre volte sulla battigia spruzzando una puntina di inchiostro, uniscono a paletta le granfie 1,2,3,4,5 e le oscillano a pendolo (trad: “Digli di schizzà da tre passi da’ ‘oglioni sennò lo famo nero”).
Al che il reporter, intuendo l’ostilità dei cefalopodi - grazie al cazzo, così impara a definirli schifosi - batte in ritirata.
Rep: “Oh! Siam mica qui a sigillare le ventose ai polpi!”
Om: “Infatti. Mi dispiace ma ti tocca d’andà alle Ghiaie, a Cala dei Frati - se ti riesce - o alla Padulella a svolge la tu indagine. M’araccomando però ‘un passà dal Gronchetto: c’è dei giri strani, traffici loschi, gentaccia insomma. Hai capito?”
Rep: “Sì sì, ho capito”.
Manco pu’ cazz. Dopo che l’ometto se n’è andato, il reporter, rimasto da solo, frigge come un peperone, è in caccia di conferme.
La descrizione dell’ometto combacia con l’identikit (suo) della Fondazione e, nel mentre pregusta lo scoop gossipparo di buzzi all’aria e palle in guazzo, adocchia l’unico occupante della spiaggia, un bagnante appisolato, ed opta di recarsi all’istante ad incomodare l’altrui beato abbandono nelle braccia di Morfeo (trad: gli va a rompere i coglioni).
Rep (toccandolo sulla spalla): “Scusi, scusi, scusi……”
Il bagnante, che prassi vorrebbe poco entusiasta dell’interruzione della siesta, con la bava che altresì gli cola da bordo labbro, sorprendentemente mantiene il self control, anzi è servizievole.
Forse perché è ancora immerso nel sogno (ricorrente) dove interpreta il maggiordomo di una reggia fiorentina brulicante di sfavillanti tegami da cui, ma soltanto se riga dritto coi commensali, rimedia sempre (vero fulcro del sogno) qualcosa a fine serata.
Fatto sta che, anche se sapeva una sega chi era, all’apparizione del reporter il bagnante se ne esce così.
Bag: “Oh! Qual lieto incontro! Icché vu’ desiderate? Proferite pure con franchezza, Eccellenza”.
Rep: “Sa mica dirmi cosa c’è laggiù?”
Bag: “Par mi d’udir un quesito ardito. Dove per l’esattezza?”
Rep (indicando Punta Quadra): “Dietro quello scoglio”.
Bag: “La mi nutre il presentimento che mal ve ne incolga…..”
Rep: “Non esiti e mi dica la verità!”
Bag: “No, non posso! Perché giustappunto ci sarebbe la maia……”
Secondasecca