Un adagio (riteniamo ingiusto per la gente labronica) recita: "I discorsi se li porta via il vento e le biciclette i livornesi". Ora negli ultimi tempi quel formidabile chiacchierificio che riesce ad essere - quando si impegna - la politica isolana, in particolare in occasione dei bilanci dei pollai (pardon, Comuni) elbani, ha prodotto una massa tale di ragionamenti (spesso a rava) deduzioni, controdeduzioni e repliche, che a rimuoverla un ordinario vento sarebbe insufficiente e dovrebbe lasciare il passo ad un "tornado".
Invece sul fronte della rimozione (dalla legittima proprietà) dei velocipedi non c'è affatto bisogno di auspicare incrementi, riceviamo infatti l'ennesima lamentela da parte di un giovane concittadino, abitante nel centro storico portoferraiese privato (e non è la prima né la seconda volta) del suo mezzo di locomozione. Nel caso di specie il lettore ci fa inoltre pervenire anche la foto della catena con cui aveva legato la bici, opportunamente spezzata (evidentemente con apposite tronchesi) dall'ignoto ma attrezzato mariuolo.
Oltre che farci carico della segnalazione a chi di dovere del fatto, con la riflessione che ci pare difficile che una occasionale mardola (dialettale per "martora" per i foresti "uomo incline al furto") se ne vada in giro munito di tronchesi, ci siamo permessi di dare al nostro giovane derubato un modesto suggerimento, quello di guarnire il velocipede in sosta di un cartello di avvertenza con su scritto: "A chi tocca la bicicletta: ilbudelloditumà!", se fossero davvero livornesi un po' da deterrente potrebbe funzionare.