Puntuali al giro di boa del colmo dell’estate, i rifiuti dei paesani e dei turisti marcianesi sconfinano in massa e tornano ad invadere abusivamente e clandestinamente,nonchè in quantità industriale, le batterie dei cassonetti della Marina. Come lo scorso anno, il primo assalto si attesta a mucchi ai confini collinari fra i due borghi elbani, colpendo l’ormai devastato paesaggio della curva cosiddetta del Voltone in Timonaia (vedi foto). Così è fallito il nuovo goffo e costoso tentativo di insistere in una impossibile raccolta porta a porta nelle strette viuzze a saliscendi di Marciana e di Poggio. L’altro anno naufragò nell’immondo circuito degli andirivieni affardellati della gente costretta a liberarsi alla meglio/peggio della spazzatura nelle strade provinciali o alle porte dei borghi. Quest’anno è affondato sulla pelle di una piccola cooperativa che si aggira notte tempo di casa in casa, di porta in porta, caricandosi sulle spalle, e dentro enormi sacchi di plastica, un pesante e olezzante fardello di mondezza. Un sistema antidiluviano che la prima rivolta sociale, igienista e ambientalista degli anni ’50 del secolo scorso contestò, denunciò e condannò alla sua fine ingloriosa. E’ stato riesumato, peraltro a caro prezzo umano ed economico, dal Comune di Marciana che continua a sprecare tempo, risorse e qualità della vita dei suoi borghi per una causa persa. Mentre ovunque, Elba compresa, si tenta di migliorare la raccolta differenziata con metodi razionali,riuscendo ad abbassare le tasse secondo legge, in questo territorio gestito testardamente e irresponsabilmente contro corrente, lo smaltimento dei rifiuti continua a peggiorare nell’indifferenziato proiettando i costi della Tari alle stelle. E’ tempo che chi di dovere intervenga. Ne va dell’immagine, del prestigio, e dell’economia turistica dell’intera isola, e, soprattutto, della salute e dell’igiene della popolazione.
Romano Bartoloni
Caro Romano
Premesso che di tutto mi si potrà accusare fuorché di "contiguità politica" con l'attuale amministrazione marcianese (che mi pare di aver "pettinato" ad esempio urbanisticamente più volte), premesso pure che non sono un tecnico dello smaltimento dei RSU, e premesso anche che pur avendo il 50% di sangue marcianese (anzi dovrei precisare patresaio) le mie frequentazioni del versante, anche se vivo tutto l'anno all'Elba, risultano negli ultimi anni sporadiche, mi scappa di fare qualche riflessione su quello che scrivi.
Non sto a fare il non sollecitato difensore di ufficio - nel caso di specie - di un Ente che se lo vorrà potrà replicare, anche su queste pagine, alle tue pesanti accuse. Ma alcune cose non mi tornano.
La prima deriva da un'osservazione poco opinabile: le città (ed i borghi, anche turistici) d'Italia dove si raggiungono i migliori standard di raccolta e riciclo delle cosiddette "materie seconde" sono proprio quelle in cui si applica la raccolta porta a porta o quanto meno un porta a porta integrato.
So benissimo che si tratta di agire su due fronti: da una parte verso una efficiente organizzazione del servizio dall'altra sulla educazione dell'utenza, che paga certamente un prezzo in comodità (non entro per carenza di documentazione sui problemi tariffari) ma che (quando la faccenda funziona) può riscuotere e parecchio in immagine.
Sono altresì cosciente che talvolta (vedi caso Centro Storico di Portoferraio e - a quanto affermi - Poggio etc) l'esperimento non ha dato i frutti sperati o almeno ottimisticamente sperati in rapidità, ma in nessun caso è giustificabile gettare via bambino e acqua sporca. La strada da seguire è comunque quella che prima o poi DEVE condurre a risultati ottimali.
Vorrei anche che si corresse il rischio di alimentare una "guerra intercondominiale" tra marcianesi di su e marcianesi di giù (appurato che chi abbandona rifiuti è un incivile testa di cazzo, indipendentemente dall'ufficio anagrafe che gli rilascia la carta di identità e dal territorio comunale in cui lascia i suoi non desiderati souvenir). Vorrei che non si pigiasse il piede sull'acceleratore della emotività prefigurando il rischio di un incontenibile Niagara di sporcizia nelle marcianesi valli. Una guerra che è l'ultima cosa che ci manca in questa estate cattiva e piena di polemiche inutili.
E se fossi marcianese di sù, di giù, o di lato, capitolo inquinamento, capitolo immagine, capitolo economia mi preoccuperei di un'altra e vera catastrofe ecologica annunciata (e per fortuna non ancora sostanziata): quella costituita dall'aprire, ora e nei secoli la finestra e trovarsi davanti un ecomostro portuale, un maxi-rifiuto irriciclabile, imbiodegradabile, buono solo a sostanziare le manie di grandezza di un ormai patetico quanto borioso capataz che vende fumo, supportato da una ristretta corte di tirapiedi e valletti "culturali", e a fare la fortuna (con i quattrini di noios direbbe Toto) di progettisti affamati e imprenditori che delle nostre "grandi bellezze" se ne fottono bellamente.
Ti saluto
sergio rossi