La Costituzione non è una legge ordinaria, è l’insieme di principi e regole sulle quali si sostiene il patto sociale e per svolgere bene la sua funzione dovrebbe essere sottoscritta da una larga se non larghissima maggioranza. La Costituzione attuale fu a suo tempo redatta da una commissione di 75 membri, espressione proporzionale di tutti i partiti del tempo (1946/7), eletta dai deputati dell’Assemblea Costituente a loro volta eletti nelle prime libere elezioni dopo il ventennio. La Costituzione, proposta dalla commissione all’Assemblea Costituente, venne approvata da 458 Costituenti su un totale di 556, circa l’82% degli aventi diritto. A sua volta l’Assemblea era stata votata dall’ 89% dei cittadini aventi diritto.
Questi i numeri di allora.
La modifica costituzionale attuale è stata votata da una percentuale di parlamentari, in entrambe le camere, oscillante attorno al 57% (meno dei 2/3), non sempre composta dagli stessi gruppi. L’attuale Parlamento, al momento della sua elezione, non aveva alcun mandato a costituirsi come costituente, anzi, la legge elettorale con la quale è stato eletto è stata dichiarata in buona parte incostituzionale dalla Suprema Corte. Questi i numeri e la situazione attuale che, senza entrare nel merito della riforma, mi sembra siano sufficienti a respingerla.
Detto questo, temo che molti voteranno per l’ennesima volta turandosi il naso, sia per il si che per il no. L’impressione, anche se questo genere di previsioni hanno sempre un ampio margine di errore, è che coloro che voteranno a favore daranno, implicitamente anche se involontariamente, il loro sostegno ad una prossima maggioranza Renzi/Alfano/Verdini (l’uomo del pregiudicato già presente nel fronte governativo), gli altri, quelli del no, contribuiranno forse, sempre involontariamente, alla probabile formazione di un grande partito di centrodestra che comprenderà, oltre al trio precedente, in prima persona anche il pregiudicato (ampiamente sdoganato nella parodia del padre della patria in questa campagna elettorale), in funzione, se non altro, anti 5 stelle.
Messa così di tutto il referendum non rimane che una piccola ma incoraggiante speranza consolatoria: se manterrà la promessa almeno baffino si ritirerà definitivamente dalla politica.