GLI ARCHIVI DEL MINISTERO SMENTISCONO LE BUGIE SUL "PIPPOGEO"
IL MINISTERO HA RISPOSTO AI NOVE SENATORI GRILLINI
Dopo qualche mese di attesa, in data 2 agosto 2016 un Sottosegretario del Ministero per i Beni culturali ha firmato la risposta scritta all'interrogazione di nove senatori di Grillo sull'ipotesi che l'ipogeo di Marciana sia una tomba etrusca. Tra marzo e agosto, mentre i Grandi Luminari tacevano, negli scritti dei tifosi gregari traspariva trepida l'impazienza perché il Ministero tardava a rispondere: più il tempo passava e più crescevano le speranze in un verdetto finale a favore della tomba.
Poi il Ministero ha parlato.
E per la tifoseria del Club degli amici di re Marcinna, è stata una disfatta.
La reazione è stata il silenzio totale. Dal 2 agosto a oggi sono trascorsi quasi cinque mesi, ma nessuno ha fiatato. In un ambiente come l'Elba, in cui si sa tutto di tutti, la notizia del disastro al Senato è rimasta sepolta nel segreto latomico.
Più che il club di re Marcinna, sembrava una loggia massonica.
LE RICHIESTE DEI NOVE SENATORI
Forse i lettori ricordano che i nove senatori (addirittura un quarto dell'intero gruppo parlamentare dei 5Stelle) avevano affermato che − prima delle pulizie disposte dal Comune − il pavimento del seminterrato del palazzo degli Appiani era coperto da uno spesso strato di autentico terriccio "etrusco", che probabilmente conteneva «interessanti» reperti archeologici. Però purtroppo gli operai comunali avevano spazzato via tutto, distruggendo quelle preziose testimonianze e arrecando un danno irreparabile al patrimonio culturale dell'Italia.
La principale contestazione dei senatori era che durante i lavori non era presente un archeologo, che avrebbe dovuto «vagliare e analizzare» scientificamente l'immondizia mentre veniva tolta dalla grotta e trasportata in una discarica.
L'intervento degli operai − scrivevano i nove senatori − è «consistito nello svuotare le aree interne, ed in particolare il corridoio e le due camere, asportando i circa 80 centimetri di terriccio e i materiali depositati sopra la pavimentazione nel corso dei secoli».
Spazzando quegli 80 centimetri di terriccio, gli operai hanno distrutto «frammenti o reperti che potevano rivestire un interesse storico».
I lettori devono riflettere bene su queste parole: i nove senatori si mostrano assolutamente sicuri che in quelle stanze si era depositato − «nel corso dei secoli» − uno strato di terriccio, infarcito di «frammenti o reperti» archeologici.
I senatori precisano anche lo spessore del terriccio: circa ottanta centimetri.
Non venti centimetri o cinquanta, ma proprio «circa ottanta». È chiaro che qualche persona era andata sul posto a prendere coscienziosamente le misure, prima che arrivassero gli operai comunali. I senatori non rivelano il nome di questa persona così zelante, né come questa persona ha fornito a loro queste informazioni.
Nell'interrogazione si leggeva poi che «anche le pareti sono state ripulite impropriamente asportando, insieme con le muffe, la parte superficiale, dove emergevano incisioni».
Insomma − secondo i nove senatori − il Comune di Marciana aveva provocato uno sfacelo spaventoso.
Inoltre i senatori sollecitavano il ministro a nominare una commissione internazionale di archeologi, per riconoscere che il seminterrato di Marciana è una vera tomba etrusca.
LA COMMISSIONE INTERNAZIONALE
Nella sua risposta il Ministero ha ignorato la proposta della «commissione internazionale».
Gli esperti del Ministero sanno bene che i più importanti etruscologi della comunità scientifica internazionale non lavorano in Nuova Zelanda o in Patagonia: gli studiosi della storia di un popolo che è vissuto nelle regioni centrali dell'Italia sono, com'è ovvio, professori di archeologia delle Università italiane.
Perciò l'idea di andare a cercare studiosi di etruscologia in giro per il mondo, soltanto per garantire un verdetto super partes intorno alle fantasie di un certo dott. Zecchini di Lucca − che non è un docente universitario e che i giornali hanno ribattezzato "Indiana Jones" − deve essere sembrata nei palazzi romani una stramberia che non sta né in cielo né in terra.
LO ZAPPATORE DI GRANITO
La risposta del Sottosegretario si è invece occupata delle incisioni presenti sulle pareti dell'ipogeo. Incisioni che l'architetto Centauro aveva definito nientemeno che «mirabili».
Se quelle migliaia di graffi sulle pareti sono «mirabili», mi chiedo quale parola potrebbe usare chi visita il Bargello o la sacrestia nuova di San Lorenzo o il museo dell'Opera del duomo.
Gli storici dell'arte del Ministero − ignari dell'articolo dell'architetto Centauro − scrivono che le numerosissime incisioni «risultano riferibili al lavoro di scavo del granito e non costituiscono in alcun modo elemento datante la struttura».
Insomma le «mirabili incisioni» dell'architetto Centauro sono le tracce lasciate dagli arnesi usati nello scavo: scherzi della fantasia creatrice del piccone.
Sembra che la burocrazia romana non abbia ritenuto scientificamente probanti le memorie autobiografiche del dott. Zecchini, che − in un suo Saggio − aveva addotto testimonianze sperimentali di «zappologia granodioritica comparata», per aver sovente zappato in gioventù le "cote" di granito affioranti nelle campagne marcianesi.
OTTANTA CENTIMETRI DI TERRICCIO «ETRUSCO»
Per smentire l'esistenza di uno strato di terriccio bimillenario, il Ministero ha presentato due prove.
La prima prova è la dettagliata documentazione fotografica dell'architetto Silvestre Ferruzzi, che aveva diretto i lavori di restauro del seminterrato. Le fotografie dell'architetto mostrano che sul granito del pavimento erano appoggiati calcinacci, tegole rotte, frammenti di mattone e di sanitari, infissi marci. E molte bottiglie vuote.
Però nelle foto non c'è nessuna traccia di terriccio.
In un mio precedente articolo, avevo osservato che l'ipotesi del terriccio non era credibile. Infatti il soffitto è molto basso (circa 210 centimetri): perciò uno strato di 80 centimetri di terriccio sopra il pavimento avrebbe ridotto l'altezza del cunicolo a appena 130 centimetri: insufficienti anche per il passaggio di un pigmeo.
La seconda prova in possesso del Ministero è un'altra documentazione fotografica, acclusa a una relazione che il prof. Amleto Torroni, allora direttore del Museo archeologico di Marciana, aveva inviato nel 1979 al soprintendente Maetzke.
Le fotografie del 1979 − conservate nell'archivio della Soprintendenza archeologica di Firenze e ora ritrovate − confermano che, già quarant'anni fa, il seminterrato era stato dismesso dai fabbri e era usato come deposito di macerie provenienti da cantieri edili.
Nemmeno nelle fotografie del 1979 c'è traccia di terriccio.
E allora domandiamoci com'è nata la leggenda degli ottanta centimetri di terriccio "etrusco".
UNA MISERA FARSA
Gli ottanta centimetri di terriccio sono soltanto una bugia.
Una bugia simile a quelle che i bambini inventano per spiegare come un barattolo di nutella, che ieri era pieno, oggi sia pressoché vuoto.
Una bugia con cui gli stessi nove ingenui senatori sono stati raggirati da qualcuno che è riuscito a manovrarli.
Una bugia escogitata da persone disinvolte e fantasiose, che avevano uno scopo preciso: dare credibilità all'ipotesi della tomba etrusca.
Insomma una bufala colossale, badiale, sesquipedale, stratosferica. E anche indecente.
Se non avessero temuto di essere sùbito scoperti, questi ardimentosi "magliari" non avrebbero avuto nessuno scrupolo a predisporre una finta epigrafe di re Marcinna con tanto di autografo o una foto del suo funerale con seppellimento nell'ipogeo.
La balorda farsa degli ottanta centimetri di terriccio "etrusco" dà la misura della "sciiientificità" e anche della moralità di questa indecorosa bubbola pseudoarcheologica.
Che sciiienziati. Che persone serie.
Dopo una figuraccia così clamorosa, dovrebbero andare a nascondersi per almeno dieci anni. Ma non mi sorprenderei se inventassero presto qualche altra frottola. Come direbbe Roberto Giachetti, non gli manca la faccia di bronzo.
NOVE SENATORI SI SONO FATTI METTERE NEL SACCO DA UN FURBACCHIONE
I parlamentari del Movimento dovrebbero essere più cauti in materia di beni culturali.
In una videointervista a Videonews (reperibile su Internet), Grillo ha raccontato che i Musei Vaticani sono proprietà del Comune di Roma e che il Vaticano non paga neppure l'affitto: lui e i cinquestelle ne vogliono parlare con Bergoglio…
Dopo una sbruffonata così, sarebbe opportuno che i parlamentari lasciassero al capo il compito di sparare le castagnole più fragorose, e controllassero meglio le informazioni provenienti da figuri poco raccomandabili.
Immagino che anche Grillo − che nel Musei Vaticani non è mai entrato − fosse vittima di qualche informatore "infiltrato".
"LO SCOGLIO"
È appena arrivata nelle edicole la rivista "Lo Scoglio", che sul seminterrato di Marciana pubblica un articolo del prof. Luigi Donati, uno dei più autorevoli etruscologi italiani, che ha ricoperto la cattedra di etruscologia nell'Università di Firenze e che è il segretario generale dell'Istituto Nazionale di Studi Etruschi ed Italici di Firenze, a cui aderiscono i maggiori studiosi.
L'articolo, corredato di fotografie, piantine e disegni, presenta numerose obiezioni all'ipotesi che l'ipogeo possa essere una tomba etrusca.
Vorrei occuparmene in una prossima occasione.
IL CLUB DEGLI "AMICI DI RE MARCINNA"
Dopo essere stati sbaragliati su tutti i fronti, che faranno ora gli "Amici di re Marcinna"?
Ricorreranno all'Assemblea dell'ONU? Chiederanno la convocazione urgente di un concilio ecumenico?
Quando il prof. Nurra smentì la notizia della "brocca rapita" al museo della Linguella, la morale della favola era che i messaggi falsi sono «inutili e stupidamente allarmanti».
Mi chiedo quale potrebbe essere la morale della favola per l'incredibile messinscena del terriccio "etrusco", che ha coinvolto perfino il Senato della Repubblica.
Gian Piero Berti