Molti anni fa in un tempo in cui la gente presenziava numerosa ai comizi elettorali, con la schiera dei “comites” democristiani da una parte della piazza e i “comites” comunisti dall’altra a guardarsi in cagnesco, accadde nell’Elba che guarda la costa d’Italia un episodio insolito e per questo consegnato alla minima storia locale, che ebbe per protagonista Alfonso Mariannucci.
Mariannucci fu un personaggio notevole, allevatore di capre di mestiere e sindaco comunista di Rio Marina, uomo dai rustici modi e linguaggio, eppure intimo amico di un raffinato intellettuale come Concetto Marchesi (uno dei 9 docenti universitari che rifiutarono, perdendo la cattedra, l’iscrizione al Partito Nazionale Fascista, e Padre Costituente a cui fu affidato il compito di “rifinire” il lessico della Costituzione), che durante le sue vacanze cavesi non disdegnava di fare lunghissime chiacchierate col Sindaco-Capraio nella di lui cantina.
Per definire ancor meglio la figura di Alfonso e la sua profonda onestà, giova qui ricordare un altro fattarello, accaduto durante il suo mandato amministrativo, quando fu avvicinato da un emissario di una società che aveva interesse ad appaltare un servizio comunale (forse quello della riscossione tributi) ed il tizio fece capire che se l’operazione andava in porto per il sindaco ci sarebbe stato un bell’omaggio.
Mariannucci - probabilmente reprimendo l’impulso di declinare gentilmente l’offerta con un par di calci nel culo a chi la presentava – “filò” l’interlocutore fino a quando questi, quantificò in 500.000 lire (somma rilevante all’epoca: si trattava di molto di più del salario annuo di un operaio) e una Lambretta (scooter concorrente della Vespa allora in produzione)
“500mila lire e una Lambretta? - rispose Alfonso tra l’irridente e il minaccioso – per comprammi a me, ti ci vole 500 milioni e un aroplano!” (come dire ovviamente che non era sul mercato e che non tirava aria)
Ma torniamo al comizio dell’inizio che, nel caso, era tenuto da un concorrente del Mariannucci, che, sceso dal palco, fu circondato, come si usava, dai fedeli supporter per i complimenti di rito. Ma la piazza si colmò di stupore quando tutti videro il capraio lasciare la schiera bolscevica ed avvicinarsi da solo al palco sorridente e con il braccio amichevolmente teso (in quei tempi di poco e punto fair play) verso l’antagonista. Raggiuntolo il Mariannucci strinse calorosamente la mano del sorpreso democristiano dicendogli:
“Bravo professore hai fatto proprio un bel discorso… guarda bello .. ma bello che se tante volte lo facevo io un discorso così, lo sai che dicevano? Dicevano: Alfonso stasera dev’esse’ briaco!”. Ciò detto girò sui tacchi e ritornò tra i suoi.
Ora vi spiego perché mi è tornato in mente quell’episodio.
Mettiamo che per ipotesi domani io scrivessi:
“I giornali ed i tg sono i primi fabbricatori di notizie nel Paese con lo scopo di far mantenere il potere a chi lo detiene” e più ancora “.. propongo … una giuria popolare che determini la veridicità delle notizie pubblicate dai media. Cittadini scelti a sorte …”
Se scrivessi questo, penso che una buona parte di conoscenti potrebbero, a più che sensata ragione, darmi una serie di suggerimenti del tipo: “Posa il Fiasco” “’un be’ più” “fatti cura’” e simili.
A scanso di equivoci, io non mi sono distinto per la “caccia al grillino”, ho sempre cercato di dialogare col M5S, o almeno con molti che ci stavano dentro, riconoscendo spesso la fondatezza di alcune proposte (o, ancor meglio, di buone intenzioni appalesate), ho perfino dichiarato che in determinate situazioni avrei pure votato M5S. Ma questa uscita del capintesta del Movimento è (io alle parole ci sto attento):
- Infamante a 360 gradi verso tutto una categoria di lavoratori, dannata in quanto tale;
- Professione di intolleranza verso le idee altrui;
– Collidente con la democrazia praticata;
– Demenziale nella sostanza per i vaneggiamenti applicativi
Fatemi capire: il valore del mio lavoro e soprattutto la mia correttezza ed onestà di pubblico informatore dovrebbero passare al vaglio di una commissione scelta con la trottolina? Con quali competenze per valutare e giudicare? E quale potere avrebbe? Quali strumenti cogenti? Antonio Valentini giustamente osserva: "Già l'articolo 656 del codice penale punisce la diffusione di notizie false e tendenziose, una giuria popolare che stabilisca la fondatezza di una notizia è fantascienza allo stato puro. Io non capisco perché Grillo debba ammorbare il buonsenso con le sue stupidaggini".
Si istituiranno poi analoghi comitati di valutazione e salute pubblica, anche per altre professioni (avvocati, ristoratori, commercialisti, chirurghi, cartomanti, arrotini, capitani di traghetti…) sempre col solito metodo di selezione della lotteria?
Mentre mi compiaccio per la conversione “garantista” del movimento (e non ci faccio dietrologie, mi limito a sorprendermi della compatezza del Movimento che risponde come un sol uomo al “contrordine compagni!” anzi “Contrordine cittadini!” del Carismatico, le rapide conversioni di massa ed i plebisciti non mi piacciono), non posso esprimere che indignazione per questo che volente o nolente è un attacco alla libertà di informazione e di pensiero.
Il giacobinismo rifatto in salsa di avanspettacolo produce buffonate, ma in questo paese spesso con le buffonate si è scalato il potere.
Nel caso di specie, al Guru, vada quindi il più cordiale dei miei Vaffanguru