Nell'Elba della notte dei tempi, nella quale di tanto in tanto mi immergo per riportarvi - o diletti lettori - qualche dimenticata e in genere buffa cronaca, scoppiava anche il boom della privata telefonia, e una miriade di lignei pali destinati a reggere nuove linee telefoniche (ma pure elettriche) spuntavavano nel paesaggio isolano a competere con le verticali agavi.
E c'era una ditta qui sbarcata dall'area fiorentina che nella realizzazioni di dette "palificazioni" si era specializzata.
Ordunque poiché molte delle nuove linee passavano in ambiente boschivo sia per portare i necessari tronchi che per far sì che i futuri cavi fossero protetti dalla vegetazione, si rendeva necessario disboscare creando delle piccole "cesse" dei rettilinei viottoli definiti "stradelli".
A capo di una squadra che eseguiva questi lavori c'era un singolare personaggio: un instacabile lavoratore che si prestava generosamente e con pazienza ad aiutare i compagni più giovani e inesperti (come era chi vi scrive) o meno robusti (il lavoro non era di quelli "da signorine", e ad andare "per le ripe" con un palo sul groppone non era il massimo della comodità), una brava persona insomma: ma che aveva due forti limiti.
Il primo di questi era di carattere olfattivo, il tipo doveva avere un rapporto così conflittuale con l'acqua e il sapone che avvicinarglisi troppo equivaleva a mettersi sottovento ad una mandria di mufloni, il secondo e peggiore era quello comunicativo poiché egli si esprimeva in uno strano linguaggio che pareva a base campano/lucana ma infarcito di accenti, termini e sonorità etrusche, talché di norma l'interlocutore normodotato, al primo impatto non capiva un cazzo, ma poi, magari a cenni finiva per comprendere. Peggio andava però quando, ottemperando al suo ruolo, e alla necessità di compilare il quotidiano rapportino dei lavori compiuti, trasferiva su carta le sue incompetenze linguistico-numeriche. Su uno di questi foglietti una sera, dopo che, appunto, la sua squadra aveva creato nella macchia un lungo taglio per la palificazione, scrisse: "AGGE FATTE STRATELLE METRI 200 X 500".
La mattina dopo l'assistente di cantiere (fiorentino) letta la lavorativa prosa così commentò: "Dugento per cinquecento? O icché tu t'hai fatto, un campo d'aviazione"?
Avrete già già capito parlando di disboscamenti abnormi e abnormi "stradelli" su quale "campo d'aviazione" intendo prendere terra di ritorno dal raccontino iniziale.
A chi non avesse ancora capito chiedo la pazienza di leggersi quanto segue:
Sentenza per l'allargamento di una pista o strada
A cura del Dott. Maurizio Santoloci - Magistrato
http://www.sapaf.it/sentenza-lallargamento-di-una-pista-o-strada
(...)
Corte di Cassazione Penale, Sezione III, sentenza del 14 dicembre 2012, n. 48641: per la costruzione o l’allargamento o la modificazione di una strada, anche qualora le stesse avvengano su una precedente pista o strada, è necessario il permesso di costruire: «… per la costruzione o l’allargamento o la modificazione di una strada, anche qualora le stesse avvengano su una precedente pista o strada, è necessaria la concessione edilizia (ora permesso di costruire), trattandosi di una trasformazione edilizia del territorio e che quando poi la costruzione o l’allargamento o la modificazione di una strada avvengono in zona paesisticamente vincolata, occorre, oltre la concessione edilizia, anche l’autorizzazione paesistica, poiché viene posta in essere una trasformazione ambientale, che rende indispensabile l’intervento e la valutazione delle autorità preposte al controllo del paesaggio sotto i diversi profili urbanistico e paesaggistico·ambientale».
(...)
Va ricordato ancora una volta che finalità primaria della PG è quella di impedire che un reato venga portato ad ulteriori conseguenze e/o reiterato. I reati in materia paesaggistica ed edilizia sono reati a tutti gli effetti, e non sono certo in deroga rispetto ai principi del codice di procedura penale. Dunque, non si intuisce perché per un organo di PG che nota ed accerta un cantiere totalmente illecito (con violazione palese e radicale delle norme edilizie e/o paesaggistiche), laddove tale illecito sia rilevante e costituisca reato in flagranza lo stesso organo di PG non debba procedere al sequestro preventivo di iniziativa per impedire la prosecuzione del reato stesso e la sua reiterazione. Limitarsi ad accertare tale reato per inviare la comunicazione di notizia di reato al PM, senza bloccare i lavori illeciti, e cioè consentendo comunque che gli stessi lavori (ed il reato connesso) proseguano fino ad ulteriori ed irreversibili conseguenze significa – a nostro avviso – non operare secondo le regole e le finalità procedurali di fondo della polizia giudiziaria. In nessuna diversa tipologia di reato tale comportamento sarebbe ammissibile ed accettabile
Come dire: in attesa che si sciolga il nodo gordiano (o galenzano), l'ingarbuglio della lettura e pubblicazione ufficiale, di una carta per un'altra, e che chi di competenza ci illumini e ci dica se, come sostengono Legambiente ed un nutrito gruppo di campesi, la nuova autostrada privata Formicaio-Galenzana si è mangiata un pezzo di Zona Protetta o meno, e se comunque la sua realizzazione ai confini del Parco senza ottemperare alle specifiche norme, fa sussistere delle gravi violazioni, chi di dovere prenda atto CHE - COMUNQUE - NON SI PUO', SULLA BASE DI UNA SEMPLICE "SCIA" (UNA COMUNICAZIONE UNILATERALE DEL PRIVATO AL COMUNE CHE SI STANNO COMPIENDO "MODESTI" LAVORI) FARE INTERVENTI DEL GENERE, non lo dico io, non lo afferma (come si dice in ferajese) Gnogna, ma lo ha sentenziato il massimo organo della Magistratura della Repubblica Italiana - sentenza, come i più curiosi potranno constatare, richiamata da un illustre scomparso magistrato, in un corso di formazione per operatori del Corpo Forestale dello Stato (!).
Segnalo a Enti gestori del territorio ed a tutori della legalità quanto sopra. Facciano Loro