Innanzi tutto un sentito e affettuoso riconoscimento ad una donna, che possiamo considerare elbana, purtroppo morta in giovane età, Anna Rita Buttafuoco. Ella, nelle sue numerose pubblicazioni, è tra le principali storiche che hanno trattato i temi e i momenti sull'emancipazione femminile, partendo, appunto,
dal punto di vista storico.
Nel raccontare il periodo più importante della mia vita vissuta, tenete presente che si riferisce dagli anni 1970 in poi, la città è Roma, il tema è il femminismo.
In Italia inizia tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta, principalmente a Milano, Roma, Torino.
Deve la sua origine a gruppi di donne incontratesi in diversi luoghi e momenti, entrate in comunicazione fra loro. Il gruppo di cui facevo parte, si costituì nel 1970- 1971 con il nome di "Collettivo di Lotta Femminista", più tardi cambiato e riconosciuto in "Movimento Femminista Romano di Pompeo Magno", dal nome della strada dove avevamo affittato due piccole stanze spoglie di arredamento, di gabinetto, di riscaldamento e talora di energia elettrica, a causa delle nostre modestissime economie.
Era un gruppo estremamente variegato: impiegate, casalinghe, studentesse, disoccupate, insegnanti e perfino due mondine, donne nubili, sposate con e senza figli.
Iniziavamo a parlare ognuna di se stessa, partendo dalla pratica dell'autocoscienza per cercare di scoprire, pensate un pò, scoprire le radici della subordinazione della donna, in confronto allo strapotere del patriarcato. Noi, eravamo ben consapevoli che le donne hanno sempre lottato, ma le tracce di queste lotte, nel tempo sono state fatte sparire accuratamente. Ecco perchè fu necessario decidere di uscire all'esterno con i nostri volantini, con incontri nei mercati, nelle scuole, nelle piazze, nelle università, nelle fabbriche, con le tante donne di tutte l'età, escludendo il dialogo con gli uomini.
La loro reazione fu l'arma del terrorismo psicologico, per impedire alle donne di prendere coscienza e continuare a tenerle, come loro dicevano "al loro posto". Ci accusavano di odiarli, ma la verità era, e in parte lo è ancora, che tutta la cultura si nutre della sistematica denigrazione della donna.
Le nostre parole chiave erano: "Partecipazione e NO Emarginazione - Liberazione e NO Emancipazione".
Si affrontavano un'infinità di argomenti. Piccoli gruppi portavano avanti degli studi su argomenti specifici, mediante lettura e discussione di articoli e documenti.
Altri confrontavano le esperienze personali o dibattevano liberamente i problemi delle donne e le loro cause.
Alla fine di un mese ci riunivamo in assemblea confrontando i lavori svolti e decidendo le azioni da fare all'esterno, in modo di confrontare le nostre analisi con la realtà che ci circondava.
Così, a volte uscivamo in 7-13-20; ma durante le manifestazioni potevamo essere 6000-10000 e molto di più, con i nostri striscioni, i nostri carri (la bruca, il patriarcato), i nostri slogan, le nostre richieste, le nostre canzoni e tanta rabbia mista alla gioia.
Alcuni temi che mi ricordo erano: lo sfruttamento della donna sia nella casa che all'esterno, l'abrogazione delle leggi proibitive dell'aborto (novembre 1971), contro l'immagine della donna nella pubblicità, parità di diritti e di salari, crimini commessi contro le donne, la violenza sessuale. A questo proposito formammo il "Comitato promotore per un disegno di legge d'uniziativa popolare" (in condivisione con alcune donne dell'Udi ed altri collettivi) e nel 1980 cominciammo a raccogliere le firme per presentare il disegno di legge.
Nel 1983 il Comitato promotore stampò e distribuì una Cartolina Rosa il cui testo diceva "Nel 1983 la maggioranza del Parlamento esprime ancora una volta la cultura della violenza: ha deciso che la donna non è una persona.
Io, Alma Sabatini, Simonetta Spinelli, Edda Billi, Lara Foletti, ecc... rifiutiamo una legge che mi nega, e decido che l'unica da approvare è quella d'iniziativa popolare presentata dalle donne".
Ho l'onore di essere una delle firmatarie di questo importantissimo documento. Le firme richieste erano 50 mila, ma ne raccogliemmo 300 mila che consegnammo in Parlamento. Dovemmo aspettare la legge n°66/1996 per avere la definizione di STUPRO come reato contro la Persona e non più come reato contro la morale.
Altra grande importanza ottenuta dal nostro collettivo è stata la pubblicazione del testo "Il Sessismo nella Lingua Italiana" scritto da Alma Sabatini, la promotrice del nostro gruppo, edizione promossa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri- Pari Opportunità (1987).
Fu estremamente difficile portare nella pratica le nostre prese di coscienza e trasportare la possibilità del cambiamento nel vissuto. Fra il Voler essere e il Dover essere. Ma penso che siamo riuscite a creare presupposti sempre maggiori per noi donne perchè i due momenti "presa di coscienza e possibilità di cambiamento-evoluzione", potessero coincidere.
La nostra volontà ha inciso sulla realtà esterna, affinchè il nostro personale diventasse sociale e politico. Come è avvenuto.
Sono convinta che il Femminismo abbia cambiato la realtà delle donne. Un'amica ha coniato il termine "DONNITA'" che unisce tutte le donne dell'Universo - Mondo.
Luciana Gelli