E’ assai nota la battuta del noto statista francese Charles De Gaulle che un giorno sbottò: “Come si fa a governare un paese che ha duecentoquarantasei tipi di formaggio?”
La boutade casearia del generale ci è tornata in mente dopo esserci domandati “Ma come si fa a prendere sul serio un partito in cui sono in diciassette a contendersi la candidatura a Presidente del Consiglio dei Ministri?”
L’immagine che ci è stata dubito dopo suggerita dalla memoria è stata quella degli sketch di una trasmissione satirica degli anni ’90, quando quella banda del corpo sciolto si chiamava Casa delle Libertà, e veniva rappresentata come un’abitazione zeppa di gente, dove ognuno faceva quel che cazzo gli pareva.
Forse la caricatura all’epoca era inverosimile, ma se fosse oggi riesumata renderebbe perfettamente l’idea del processo di sfarinamento in atto in quella che fino a l’altro ieri pareva un’invincibile armata; un posto dove pure l’ultimo chiccazzè si sente autorizzato ad aspirare all’investitura come “capo”, deve essere davvero un immane casino (ogni riferimento alle “serate eleganti” ed ai “meriti speciali” in virtù dei quali alcune benemerite fanciulle facevano carriera è puramente casuale).
Così stanti le cose un suggerimento all’officiante il servizio funebre, pardon, al segretario del PDL: che ne imbarchino almeno un altro di candidato premier , già che ci sono arrivino a 18, che 17 porta anche male.
Ed una riflessione, dopo aver sentito l’on. Bertolini, in fuga dalla nave che affonda per seguire quel simpaticone di Stracquadanio, definire Berlusconi “… il nostro Schettino”, ricordandocela come tessitrice di lodi, cantatrice di inni al genio italico del trapassato che meno male c’era (sennò rischiavamo di essere un paese banalmente normale, invece della repubblica bananiera in cui era stata ridotta).
La riflessione: più uno è servo, più diventa perfido col padrone caduto in disgrazia.