Don Franco (Gian Franco Bersani) si avvicina al mezzo secolo di vita pastorale a Poggio. Approdato nell'isola nel lontano 3 agosto 1969, è diventato parroco nel tempo anche di Marciana e dei borghi della costa occidentale. Nato come altri Bersani di diverse esperienze nelle terre lodigiane-piacentine, è sacerdote da 53 anni. Da allora è sempre accanto alla sua gente giorno e notte, nella buona e cattiva sorte, con spirito di amore e di affettuosa dedizione.
Fra i suoi tanti meriti l'aver salvato con testarda iniziativa il Santuario della Madonna del Monte dalla rovina e dal degrado. Un secolare monumento non soltanto di impronta religiosa e artistica ma anche storicamente legato alla memoria di Napoleone e del suo amore per la Waleska. E che si è conquistato un posto di prestigio nella classifica del FAI, il Fondo ambiente italiano, per la valorizzazione dei "luoghi del cuore".
Finora solo un pievano, don Aristide Mazzari, è recordman ultracinquantennale (1891-1950) della parrocchia di S. Niccolò di Poggio.
Romano Bartoloni
Caro Romano
Parafrasando una nota signora ferajese che durante una lite, accusò il consorte di essere portatore sano di corna, suggellando con un "... e se te lo dico io ci poi crede'", da vecchio muflone smarrito (pecorella non mi si addice, innanzitutto anagraficamente), agnostico senza speranza di redenzione, sottoscrivo quanto sopra, apponendoci pure una piccola giunta.
Di Franco (non l'ho mai chiamato diversamente) sono stato e sono orgoglioso di essere amico, e in anni lontani - quando eravamo giovani entrambi - per un bel periodo ho avuto con lui anche un'assidua frequentazione.
Fin dal primo momento, dal giorno nel quale mi piombò in segreteria all'I.T.C., dove veniva ad insegnare, ebbi l'impressione di trovarmi di fronte ad un prete vero ma diverso (in positivo) da tutti quelli che avevo conosciuto. In quegli anni sperimentai, anche personalmente, la sua carica umana, la sua capacità di ascoltare, la vivace intelligenza, la sua capacità di spendersi per gli altri, la fortissima tolleranza. Un prete in anticipo coi tempi e -se mi è consentito - coi Papi in solio, più adatto a Francesco che ai suoi predecessori.
E chiudendo, con lo stesso scanzonato spirito dell'apertura è impossibile non notare che l'immigrazione, che ha fatto sì che solo due su tre elbani di oggi siano nati all'Elba, se è vero che ci ha recapitato un discreto numero di allogene fave lesse, ci ha pure rinsaguato in umanità, con elementi estremamente preziosi per la comunità, vere "perle" che in semplicità, hanno saputo, come Franco, incastonarsi nel nostro quotidiano.
Ti ringrazio per aver dato occasione anche a me di ringraziarlo.
sergio