L'altra sera con sprezzo del pericolo e della navetta, risalii zampa-zampa dal valligiano parcheggio al centro storico capoliverese; arrivai che avevo - oltre il fiatone - la camicia "zuppa", tanto da essere obbligato ad acquistare una salvifica ed assorbente tshirt, ne scelsi una di sobrio color verde scuro, con un nero disegno geometrico riproducente una sorta di tartaruga.
"Ah - disse un'amica incontrandomi - il simbolo della fertilità dei Maori!".
Provai, visto l'età troppo avanzata e poco consona per simili vanterie riproduttive, un poco di imbarazzo iniziale, risolvendo però poi che, essendomi assicurato una discendenza (al momento) pentanipotale, di aver contribuito, forse più della media dei miei coetanei, alla continuazione della specie elbana (atteso che si possa parlare di "specie elbana" e soprattutto che sia cosa buona e degna implementarla) e mi perdonai magnanimamente.
Rituffandomi nella "movida" serale capoliverese tra afrori di fritti misti e drappeli familiari (o amicali) ciondolanti e pendolanti per le vie del borgo in flusso ininterrotto, notavo che le facce conosciute che intravvedevo nella massa erano proprio "rari nantes in gurgite vasto" (ad usum municipii consultoris: quattro gatti sparpagliati nella folla).
Tra questi un amico che appuntata l'attenzione sulla stilizzata Caretta caretta commentava: "Ah ti sei messo al passo... la tartaruga all'isola e di gran moda.."
Continuando ad avanzare iniziai a riflettere e mi balenò bizzarra idea: perché non utilizzare a pieno questo nuovo brand?
E continuando nel delirio mi sono figurato un restyling della stesso vessillo elbano: perché non sostituire le tre api d'oro, con otto tartarughine verdi a campeggiare sulla banda rossa e rappresentare gli otto magnifici pollai (pardon comuni) insulari con altrettante tartarughe?
Intanto si adeguerebbe la tricromia vessillifera locale a quella nazionale e si sfrutterebbe promozionalmente la cronaca rafforzando la nostra fama della "più a Nord delle Isola del Sud", ma la nuova bandiera risulterebbe anche assai descrittiva della realtà locale:
Trasporti: cosa meglio di una tartaruga arrancante sulla sabbia può rappresentare il lento e faticoso procedere dei meravigliosi vettori terrestri e marini che ci vengono dispensati?
Burocrazia: La fulminea efficienza dei nostri servizi ben si rispecchia nel tartarughesco procedere
Scollamento generazionale: La Caretta caretta, molto premurosa verso la prole nella fase della ovodeposizione, poi se ne disinteressa del tutto, permettendo che prestissimo i figli se ne vadano a giro per i cazzi loro, spessissimo cacciandosi nei guai... vi ricorda qualcosa?
Acume: Quante volte ci siamo domandati se la cosiddetta (o sedicente) classe dirigente locale fosse mediamente dotata di un cervello rettiliano (al pari delle tartarughe che rettili sono)?
Mi si potrà obiettare che così mutando dovremmo eliminare dalle nostre bandiere le gloriose tre api d'oro, giustapposte si dice dal più noto ospite elbano della storia "come riconoscimento della operosità della gente elbana" (giudizio napoleonico forse un pelino datato... attualmente c'è assai di più operoso in giro).
Ma diciamo pure che le api che il Bonaparte ci rivogò, erano un tantino riciclate, non già e non solo perché quel vessillo "originale elbano" campeggiava su uno dei suoi reparti, ma pure perché simbologia, probabilmente esoterica, abbondantemente in uso in terra di Francia, se si pensa che si trovano sul sarcofago medievale di Re Clovis (orrendamente tradotto in italiano con Clodoveo che sembra una parolaccia)
Le api sono poi un dichiarato simbolo massonico (rappresentando storicamente la presunta operosità - non elbana - ma di tutti gli affiliati) ora senza bisogno di stioccarle in bella vista sulla bandiera, tutto si può dire fuorché che all'Elba la massoneria non sia stata sufficientemente influente, riconosciuta, riverita, obbedita e gratificata, il modesto sacrificio di togliersi almeno dal drappo potrebbero pure farlo.
Ma sì, meglio le tartarughine...