La peggiore gelata ferajese di cui si ha memoria fu quella del gennaio-febbraio 1956, vale a dire quasi 57 anni fa, quando frequentavo la seconda elementare al Grigolo. Tra i mali di stagione di allora c’erano “i geloni ai piedi” di cui soffrivamo (anzi sopportavamo senza fare troppi “fichi”) più o meno tutti noi bimbi del piuttosto povero dopoguerra portoferraiese, che dividevamo il nostro tempo tra case riscaldate alla meglio ed aule scolastiche riscaldate pure alla peggio delle case, dove non era infrequente stare a lezione infagottati nei cappotti.
Al centro della nostra come delle altre aule, che avevano infissi malandati che facevano passare spifferi assassini, c’era solo un misero radiatore elettrico di colore celeste che al freddo “gli faceva come il cazzo alle vecchie” (ruvida espressione locale che si può tradurre in “scalfire appena” ovverosia “lasciare pressoché indifferente/immutata la situazione”).
La gelata del ‘56 in particolare me la ricordo perché, sulla via di scuola, per qualche giorno, fu un’impresa mantenere l’equilibrio sulla pavimentazione di breccia bianca in Piazza della Repubblica (che continuavamo a chiamare “I Giardinetti”) dove la neve si era compattata e trasformata in un lastrone di ghiaccio, la cui consistenza testai più volte con una regione corporea con la quale per provvidenza della natura (il culo ‘unn’ha denti! – dicevano in proposito i nostri saggi anziani) si poteva impattare con relativi danni.
Allora, è vero, la circolazione dei ferajesi non fu molto disturbata, oltre che dalle citate “culate”, poiché le auto private erano (forse) qualche decina, ma è pure vero che il fenomeno della persistenza per più di un giorno del ghiaccio sulle strade di Portoferraio non si è più verificato, ed anche sulle strade collinari dell’isola, di norma bastano e avanzano le dita di una mano per contare i giorni (nell'arco di un anno) in cui si verificano le condizioni che renderebbero almeno consigliabile l’uso di dispositivi antiscivolamento per i veicoli.
Tuttavia, diletti lettori, dissento fortemente, in ragione del principio: “è meglio ave’ paura che toccanne”, da coloro che hanno contestato il provvedimento che obbliga a tenere a bordo le catene (anche d’agosto, non si sa mai) per chi si avventura verso Procchio, e deve passare per il Capannone (un’altura paragonabile al passo dello Stelvio, una vera “Cima Coppi”), e, superate le insidie della pericolosissima “Curva della Topa” (così denominata dal volgo per il costante ristagno di guazza alias rugiada), varcati i confini del dominio marcianese, scendere sulla vertiginosa picchiata della Lamaia. La sicurezza innanzitutto!
Anzi, in linea con questa politica della prudenza, invito chi di dovere ad assumere anche altri provvedimenti (ed a giustapporre la opportuna relativa segnaletica) alcuni dei quali, a mio parere, premono assai, e faccio voti per la loro deliberazione:
A) Obbligo di indossare i giubbotti di salvataggio per chi è a bordo di auto o a piedi in transito sulle strade in area portuale o costiera (c’è sempre la possibilità di cadere in mare);
B) Obbligo di indossare il casco per pedoni e/ occupanti di auto cabriolet che transitano ALL’INTERNO dei centri abitati (a garantire l’incolumità in caso di caduta tegole, vasi da fiori, oggetti vari volontariamente o meno defenestrati);
C) Obbligo di portare seco dose di siero antivipera per i pedoni che transitano lungo le strade FUORI dei centri abitati (facoltativa ma consigliata la dotazione di falciotto anti-pedice);
D) Obbligo di montare (addosso) luci di posizione e catarifrangenti per i pedoni che attraversano Via Carducci e Via Manganaro (visto che n’acciaccano uno a settimana è senza dubbio più urgente delle catene).
Attedo trepidando
PS
Citazione più o meno fedele de “Il dittatore dello Stato Libero di Bananas” di Woody Allen:
a) Nel quadro del miglioramento della igiene della popolazione è fatto obbligo a tutti di cambiarsi le mutande ogni mezzora;
b) Per favorire le operazioni di controllo dell’osservanza della disposizione precedente i cittadini dovranno indossare le predette mutande sopra i pantaloni!