Abbiamo appreso un ulteriore particolare in relazione alla poco edificante vicenda dei rapaci bimbi-minkia livornesi e delle loro scorribande campesi.
La signora che gestisce il bar preso di mira dal folto gruppo di tracotanti mocciosi - che hanno pure avuto la "muserola" ("faccia tosta" per gli italiani) di presentarsi il giorno dopo nel locale - ci ha dato notizia di essere stata contattata dalla società calcistica di Livorno nella quale "militano" questi "campioni".
Nella telefonata sono state espresse "solidarietà e scuse" alla signora e anche apprezzamento per la pacatezza che ha saputo mantenere.
Bene.
Ma poiché noi siamo assai meno pacati (tantomeno signore), ci scappa di fare due considerazioni:
A) Avrebbero fatto "meglio fegura" (trad: si sarebbero resi autori di opera maggiormente meritoria) se oltre alle dovute scuse private alla signora avessero pubblicamente -anche con una nota di due righe - chiesto scusa a lei ed alla comunità isolana per il comportamento dei loro associati, magari pure annunciando (oltre gli aspetti penali della vicenda) le meritate sanzioni societarie sportive a cui - vogliamo sperare - saranno sottoposti.
B) In questi casi, pure correndo il rischio di urtare la sensibilità carciofila di una parte del nostro uditorio, ci torna in mente una delle tante "sentenze" del compianto Vujadin Boskov, un professore di Storia serbo, prestato al mondo del calcio prima come atleta poi come grande allenatore: "Testa di calciatore, buona per metterci cappello ..." da bimbo-minkia, ci permettiamo di aggiungere.