Sarebbe buona norma di vita, quando senti l'incazzatura montarti dentro, contare fino a dieci prima di rispondere e/o agire. Tutti conoscono il buon consiglio, pure se non lo seguono, ma la pratica del ponderare risposte e reazioni non è auspicabile applicarla solo agli stato d'animo d'ira, ma anche a quelli dello sdegno.
Per questo ho contato fino a dieci, e anche di più, prima di parlare (o meglio scrivere) dei marginali risvolti elbani della vicenda-Bufo, relativa al caso delle aste truccate.
Ordunque, atteso che nessuno in questo paese è colpevole fino a sentenza passata in giudicato, ribadendo che in linea di massima sono contrario alla carcerazione preventiva, penso che talvolta, quando ad esempio qualcuno viene preso "cor sorcio 'n bocca" (dicono a Roma), inchiodato dai propri stessi atti e parole, qualche considerazione etica la si può anticipare, rispetto all'iter giudiziario.
Orbene: questo signore (sbucato dal nulla, anzi da un improvviso innamoramento intellettuale dei nostri maggiorenti) ci venne servito, nell'autunno dell'anno di grazia 2014, come sesto assessore della Giunta Ferrari, in veste di futuro garante dell'ordine pubblico di Portoferraio e responsabile dei rapporti con gli altri enti.
Per fortuna, la nomina di questo genio, che doveva sovrintendere al nostro rispettare le leggi, si rivelò perfettamente illegittima, talché al generoso che aveva offerto gratis (!) i suoi alti servigi, il Sindaco fu obbligato pochi mesi dopo a ritirare deleghe e nomina.
Non avemmo molto a che soffrirne, dopo la dipartita di Bufo, la Città di Cosimo non fu infatti teatro di scorrerie di bande criminali come Medelin, e la vicenda fu archiviata come una delle numerose bizzarrie per cui si è distinta l'ultima (in tutti sensi) compagine alla guida della città.
Alla luce delle recenti cronache (nere), a posteriori, qualche domanda è comunque lecito porsela, e la prima è la seguente: perché un elemento del genere, rivelatosi poi tanto sensibile al fascino del vile denaro da istigare - ricoprendo una carica in Magistratura - i suoi compari a "rubare più che si può", di punto in bianco aveva deciso di venire a rompersi i coglioni, rimettendoci tempo e soldi, con le vicende elbane? Cosa lo spingeva a sbarcare su uno scoglio di cui acclaratamente non sapeva niente, in cui non aveva mai vissuto?
Penso non lo sapremo mai, ma come diceva il Divo Andreotti: a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.
Però la partita per un verso resta aperta, perché, finito in manette il (mancato) custode del legale agire nostro, c'è un atto doveroso da compiere da parte dell'amministrazione comunale ed in particolare dal Primo Cittadino.
Chieda scusa.
Chieda scusa ai suoi cittadini amministrati - essendo magnanimi - per la dabbenaggine dimostrata nel mettere una cotale mardola a guardia del pollaio.
Chieda scusa "che fa meglio fegura".