"Non è la destinazione, ma il viaggio che conta!" (Capitan Jack Sparrow).
Caspita che aforisma, evviva…… andate un po’ a spiegarlo ad un elbano sul porto di Piombino, andate.
È già tanto se non vi sputa nel muso.
Un elbano, quand’è sul porto di Piombino, desidera soltanto una cosa: tornarsene a casa.
Del viaggio, ergo della nave che prenderà, gli importa una beata sega, gli basta un caranchione a bordo perché - a parte l’ascensore, se proprio indispensabile - non gliene frega niente di: televisori a led, wi-fi, sale giochi, matite e caramelle a ufo, gigantografie, negozi di souvenir, moquette alta così (come sentenziò un noto barista: con pollice e indice assai distanti) ecc......
Un elbano sul porto di Piombino pensa soltanto a salpare: destinazione per favore, con buona pace del pirata dei caraibi.
Un elbano quell’agognato viaggio di ritorno non lo sente nemmeno come un peso, lo vive come un piacere.
Sborsa sull’unghia quello che deve senza fiatare, ogni piacere ha il suo prezzo.
Quando poi la nave oltrepassa lo scoglietto gli brillano gli occhi a prescindere, si gode i soldi spesi e scruta a dritta dall’oblò.
Ci sta perfino che esca fuori ad annusare il mare e ad assaporarne la salsedine che, mischiata alla guazza (quando c’è), addosso si posa.
Infine, mentre la nave entra in porto, magari gonfia il petto e respira a pieni polmoni l’aria di casa, ammirando le maestose fortezze e la darsena medicea come se fosse la prima volta.
Le nostre meravigliose navi però, sembrano guastare questo idillio terra natia-uomo-natura ed offrono diversivi in tutte le salse, come ad esempio avarie, principi di incendio, grattugiando e cozzando in qua e in là, ultimo in ordine cronologico il #riomarinasìbellina pochi giorni orsono.
Attualmente mezza flotta (o giù di lì) è ferma a banchina per la sistemazione dei cocci e/o le indagini del caso: siamo rimasti con le navi più piccole sulle già programmate, ma striminzite e parecchio teoriche, 15 corse da Piombino. E’ normale che c’è chi si lamenta…
Ma perché queste piccole navi dispiacciono a qualcuno?
La gente è tutta lì, accalcata, come in una piazzetta di un borgo marinaro d’altri tempi in un dì festivo: riconosci, saluti, chiacchieri, arrivi in rada a Portoferraio che nemmeno te ne accorgi.
C’è soltanto un piccolissimo particolare, questi gioiellini solcanti il canale sono esclusivi, cioè non abbondano di capienza nella stiva.
Le malelingue addirittura insinuano che una manciata di camii e purmi (così questi stolti definiscono il plurale di camion e pullman) caricati tutti insieme si pappano il baccellaio.
Perciò a Piombino è plausibile, in qualsiasi giorno e a qualsiasi ora, l’automobilista elbano rimasto a terra ad ornare il molo.
Oppure, a spregio, ad orinare sul molo: pensa te com’è geniale la lingua italiana, una “i” svoltolata stravolge il significato di una frase.
Ma di cosa ci lamentiamo? Se la nave è piena, è piena. E, stendendo un velo pietoso sui perché delle corse soppresse, se non parte, non parte: riflettiamoci sopra con una metafora.
Avete presente la pubblicità del campari? L’attesa del piacere è essa stessa piacere.
L’impossibilità dunque di tornare a casa quando desiderato, non va erroneamente interpretata alla biglietteria come una bizza dell’Anastasia e della Genoveffa di turno e non andrebbe vissuta dall’elbano come una condanna, bensì come un dono.
Apriti cielo!
In tal caso si verificano due scenari in uno, l’elbano sbraca e dà il meglio di sé, vediamo come.
A banchina rimangono i disgraziati che, dopo aver elemosinato invano l’imbarco, a seconda:
- Si scompongono meno dei monaci tibetani: spippolano sul telefonino o alla vecchia maniera leggono il giornale o meglio ancora un buon libro. Arricchiscono così il loro bagaglio culturale.
- Ascoltano tranquillamente della buona musica, ad esempio (direttamente dalla Leopolda) una playlist tantaroba: Track1 F. De Gregori, versione inedita di Viaggi e Miraggi: …..e andiamo all’Elba coi suoi traghetti sensazionali….; Track2 E. Jannacci: Vengo anch'io? No tu no. Ma perché? Perché no; Track 3 una cover di C. Puebla: aqui se queda la clara/ la entrañable transparencia/ de tu querida presencia/ Comandante de barcaza (trad. qui rimane la chiara/ penetrante trasparenza/ della tua cara presenza/ Comandante dei chiattoni).
- Imprecano a tutto spiano e, aspettando la nave successiva - se dice male anche 2 ore (dalle 20:30 c’è un buco fino alle 22:20) - vanno al bar a cercare solidarietà, a vuotare la vescica e a mangiare, più che altro per placare l’ira; i moccoli si affievoliranno pian pianino ingozzando il tramezzino. Contribuiscono dunque in prima persona al rilancio dell’economia.
- Variante tecnologica del punto precedente: fraintendono la pubblicità del campari con la legge del menga ed esternano il proprio malcontento su internet. E basta! Suvvia! Non se ne può più! Imparate la lezione e la prossima volta procuratevi un cimelio del fu glorioso mascalzone, non si sa mai.
A bordo invece è un plebiscito che si manifesta nel patriottismo dell’insularità allo stato brado, altro che bandierina delle tre api incollata sulla targa…. i fortunati automobilisti imbarcati ripongono l’hashtag di guerra #coquellokepagovoreivedélospettacolodelmago perché si sentono davvero dei nativi privilegiati.
Realizzano la botta di culo che hanno avuto e a mezzo canale, in preda all’euforia, stapperanno il prosecchino ed intoneranno Track4 Rod Stewart: i am sailing/ i am sailing/ home again 'cross the sea (trad. sto navigando/ sto navigando/ tornerò di nuovo a casa attraverso il mare…e Track5 Mötley Crüe: i'm on my way/ i'm on my way/ home sweet home (trad. sono sulla mia strada/ sono sulla mia strada/ casa dolce casa).
Non mancherà certo l’asociale diabolico pezzo di mer che starà in disparte e, ripensando al casottino dell’alto fondale 100 partenze frizzi e lazzi, sghignazzerà come Bombolo “tzè tzè, sticazzi”.
Secondasecca