Certo per apprezzare meglio la vicenda che andiamo a narrare occorrerebbe aver conosciuto i giardini delle Ghiaie com’erano un tempo, amorevolmente curati dal Sor Ercole, cinti e sezionati da “muri” di siepi di pitosforo, che celavano ascosi anfratti dove, generazioni di coppiette ferajesi avevano fatto del petting, avversato sia dalla rigida etica pubblica all’epoca vigente, sia dall’azione spionistica degli invidiosi maschietti non accoppiati, che si prendevano gioco dei fidanzatini col delatorio coro di “ella ella ella … c’è quarcuno che fa’ flanella!”, che poneva peraltro, soprattutto la lei colta dall’adolescenziale ardore (meno “giustamente” il ragazzo), anche a rischio di materna “zoccolata”, se la trasgressione fosse diventata di pubblico dominio.
A morale già evoluta ci fu poi chi ben pensò di rendere l’interno dei giardini (più o meno come sono) “a vista”, giustiziando i pitosfori (che oltretutto facevano da barriera al salmastro), sfoltendoli all’interno con un radicale taglio modello topadinonna, circondando l’area con una leggiadra cancellata in ferro acchiapparuggine tipo “Arbeit macht Frei” e realizzando all’interno un pubblico pisciatoio, che per meglio inserirsi nel contesto vegetale fu colorato a grosse strisce orizzontali. Certo un niente rispetto alla Gattaia e ad altre perle della moderna architettura ferajese come nocentinia, il cosiddetto palaturismo e la non ancora compiuta pardosalescafieropoli di viacarduccimanganaro (ve n’accorgerete, quando e se si farà, che meraviglia!)
Orbene l’antico assetto dei Giardini delle Ghiaie, ancor resisteva negli anni settanta/ottanta quando il genio degli allora giovani comunisti si estrinsecò nella invenzione dell’anciollometro.
All’epoca si aggirava per le contrade ferajesi un signore un po’ particolare che si chiamava Angelo, buono di indole e volenteroso ma troppo sempliciotto ed incline al bere ed a quale era stato appiccicato il soprannome di “Anciolle”.
C’era in quei giorni alle Ghiaie la Festa dell’Unità ma quando capitammo là verso le tre di notte all’interno dei Giardini c’era solo un gruppo di “figgicciotti” (ragazzi iscritti alla federazione giovanile) che erano stati incaricati della vigilanza notturna delle strutture, insieme a loro Anciolle che dormiva “briaco lesso” e si agitava nel sonno, su una panchina. Ci colpì una cosa strana: al suo polso era stato attaccato lo spago che tratteneva un palloncino rosso della festa impedendogli di prendere il volo.
Pensammo (disapprovando) ad un gesto di scherno ai danni del poveraccio e ci avvicinammo determinati a toglierli il palloncino ma .. “Fermo – ci disse Vincenzo Iovine, allora giovane comunista incazzato e ora maturo comunista imbelvito - quello è l’anciollometro!”.
Ordunque, era accaduto che i figgiccioti avevano trovato il suddetto che, colto da sonno etilico, dormiva per terra, dove c’era umido perché era pure piovuto, e lo avevano faticosamente trasportato fino alla panchina. Il sonno del soggetto era però molto travagliato e nel giro di un’ora egli era già caduto un paio di volte dalla panchina (e rimesso su dai soccorritori). Ma l’incarico dato ragazzi non prevedeva di fare la statica guardia non ad Angelo bensì di girare per il parco. Il palloncino però aveva il filo necessario per essere scorto anche da lontano e il suo svettare segnalava la posizione del portatore quando Anciolle cadeva il palloncino si abbassava e scattavano i soccorsi.
La giornata appena trascorsa è stata disastrosa per l’immagini centrodestra nazionale:
- l’arrresto dell’AD di finmeccanica Orsi (amico della Sega Bombarda e del segretario Stiduemaroni)
- il rinvio a giudizio per associazione a delinquere di Formigoni Verginoni Pirelloni
- La condanna a quattro annetti di gabbio dell’ex ministro SconFitto (da Vendola)
notizie arrivate una dopo l’altra ci hanno ricordato le ripetute cadute di Anciolle peraltro effettuate in assenza del palloncino rosso di soccorso dell’anciollometro.
Ariorbere dalla schiera colpita si levano le solite indignate grida di protesta e si frigna per la “giustizia a orologeria” ma una domanda sorge spontanea “Ma quanti cazzo sono quest’orologi?”
Giova a questo punto raccontare un altro edificante episodio:
Anni fa un nostro parente aveva un vicino di proprietà che ogni giorno gli si presentava lamentando un diverso torto subito: una volta un vetro rotto con una sassata, il giorno dopo una gallina sconfinatrice rubata, e poi una lite per una strada in comune, e mille altre faccende, accusando sempre diversi “malfattori” … finché il nostro congiunto gli contestò: “Scusate eh, ma se tutte ‘ste gente vi vogliono male … non sarà perché sete voi che rompete li coglioni a tutti?”