I più stagionati si ricorderanno certamente della risposta bruciante che un motociclista pluri-trasgressore fornì al solerte vigile che gli contestava una serie di violazioni:
“Questa moto non ha la targa, non ha il bollo, è senza freni, manca il fanalino dietro… e ora come la mettiamo?”
“Appoggiata al muro – rispose il redarguito – perché non c’è nemmeno il cavalletto!”
La battuta era senza dubbio geniale, ma il reo dovette comunque proseguire a piedi e con in tasca la salata multa da pagare.
La situazione del popolo italiano non ci pare molto dissimile dopo un turno elettorale che ha sancito quanto il nostro paese sia rimasto appiedato ed in maniche di mutande.
La moto, leggi la politica, lo strumento di governo, la decisionalità, è tragicamente ferma, appoggiata al muro, incapace di portarci a destra o a sinistra, avanti o indietro.
Nessuno, ma proprio nessuno si salva dalla propria inutilità, prima di tutto gli unici certi vincitori nelle urne: i grillini, entrati in massa in un parlamento con la dichiarata intenzione di esserne solo i controllori, la voce critica, gli oppositori. Paradossalmente il loro successo, l’avere eroso consensi alla sinistra rendendo ingovernabile il paese, ha annullato la loro parlamentare ragione di essere. A chi cazzo si opporranno?
Inutile la destra italiana che è riuscita a riportarsi a galla solo riesumando la mummia bugiarda, un essere ormai cadente considerato fuori dei confini angusti dell’italietta un cafone, una macchietta, dimostratosi totalmente incapace di governare e soprattutto unire un paese che, visto l’aria che tira, dovrebbe essere quanto mai coeso.
Inutile e vittima di una sterminata presunzione (ben celata dai modi cortesi), l’ex-salvatore della patria Monti, incapace di parlare alla gente, anche alla sua, incapace di presentarsi in patria come interprete della “destra decente” non asservita all’impresentabile Belzebù dei giorni nostri.
Inutile anche la sinistra che ci sta nel cuore, ma che ancora una volta si è fatta battere all’ultimo metro, ancora una volta divisa (anche se meno che in altre occasioni) ma comunque tragicamente in ritardo nel rinnovarsi, all’inizio come è di un processo di cambiamento (dei suoi rappresentanti, ma prima ancora delle idee e metodi di governo e dell’acquisizione del consenso) che avrebbe dovuto innescare forse dieci e più anni fa per essere oggi al passo coi tempi.
Questo paese, divenuto ormai la fiera delle inutilità, è politicamente da rifondare, o ci inventiamo, e con la massima celerità, un nuovo modo di dialogare di interagire, nuovi termini del confronto sociale e politico o resteremo tragicamente sempre più “nave sanza nocchiere in gran tempesta”