Nell’immaginario collettivo il termine “prepotente” evoca di solito la figura di un robusto energumeno pronto ad alzare le mani per imporre con fisica brutalità i propri voleri e i propri comodi ad un variabile prossimo; difficilmente lo si potrà accoppiare ad un patetico anziano incapace di accettare la dignità dell’invecchiare, imbellettato come un puttanone e per aggiunta mezza-sega.
Eppure così è, se vi pare e pure se non vi pare, il bipede, il (pessimo) soggetto vivente più incline a fottersene, dichiarando di impipparsene, delle regole, delle leggi della Repubblica (per tacere di quelle più o meno scritte della civile convivenza e del buon gusto), è un ometto operato alla prostata e col pace-maker.
Scrivevamo due giorni fa “finalmente tutti zitti”, e tutti sono stati zitti, fuorché l’ometto, che sentendosi “oltre la legge” ha continuato a parlare a blaterare, a sparare megapalle e cazzate.
E finché in sede “pallonara-ellenica”, l’ometto, si è “limitato” a confondere il defunto Samaranch spagnolo col greco Samaras, a dichiarare di essere pronto ad aiutare la Grecia, mica, come disse a Lampedusa, comprandosi una villa, ma un’isola intera, eravamo “solo” alla mera, solita, inopportuna, diplomaticamente inconcepibile pagliacciata, ma l’ometto è andato ben oltre i confini della decenza.
Ci è andato parlando davanti alle telecamere di fatti che sarebbero suoi, ma che ha fatto diventare prepotentemente fatti nostri, prendendo in mano le leve del potere politico, proponendosi come governante, anzi come dittatore intermittente, negli ultimi venti anni, nel tempo di una seconda repubblica che ha finito per farci abbondantemente rimpiangere la prima (che tutto era fuorché entusiasmante).
Ci è andato con un ultimo botto propagandistico, un folle insulto alle istituzioni democratiche, alla memoria di servitori dello Stato ammazzati come e peggio di animali dalla criminalità organizzata, dicendo che la Magistratura, quella che quando apre bocca inizia: “In nome del popolo italiano …” è “peggio della mafia siciliana”.
Tra qualche minuto, messe in rete queste righe andremo a votare nel nostro solito seggio di Concia di Terra, e ci andremo incazzati, anche da cittadini di un paese in cui non si ha affatto la certezza del diritto, se un ometto può impunemente, prepotentemente, diffamare istituzioni che agli altri si chiede di rispettare sacralmente, violare regole e leggi quando e come gli pare.
Ci andremo sconfortati dal fatto che, con tutta probabilità, tra i cittadini che incroceremo (persone comuni in grande parte oneste e rispettose delle leggi), uno su cinque o giù di lì avrà deposto nell’urna un mandato alla continuazione delle gesta dell’ometto prepotente.